[24/08/2011] News

Mareblu: tonno sostenibile In Gran Bretagna. Greenpeace: «E in Italia?»

Marine World Brand (Mwb) l'azienda produttrice del tonno "italiano" Mareblu, ha annunciato grandi novità nel mercato del tonno in scatola britannico: entro il 2016, utilizzerà tonno pescato in maniera sostenibile al 100 per cento. Mwb, leader europeo delle conserve ittiche, si è impegnato a utilizzare per i prodotti britannici solo tonno pescato con amo e lenza o con reti a circuizione senza l'uso di sistemi di aggregazione per pesci (Fad). Ma secondo Greenpeace Italia c'è il trucco: «I prodotti sono solo quelli venduti con il marchio John West sul mercato britannico. E in Italia? Nessuna novità. Nelle scatolette Mareblu continueremo a trovare tonno pescato con metodi di pesca che minacciano l'intero ecosistema marino».

Quindi nelle scatolette italiane Mareblu si continuerà alla vecchia maniera, utilizzando i Fad.

Giorgia Monti, responsabile campagna mare di Greenpeace Italia, spiega che «i Fad non solo causano la cattura di esemplari giovani di tonno obeso, specie minacciata di estinzione, o tonno pinna gialla, mettendo ancora più in crisi i loro stock, ma uccidono accidentalmente molti altri animali, tra cui specie a rischio di squali e tartarughe. E' stato calcolato che utilizzando i FAD per ogni 9 chilogrammi di tonni catturati si pesca un chilogrammo di altri animali "indesiderati" o bycatch. Eliminando il loro uso queste catture verrebbero ridotte fino ad un 90%!  È chiaro che il passo fatto da Mwb sul mercato inglese è importante ma non basta. Forse considera Mareblu un prodotto di seconda categoria e noi italiani consumatori di serie B? Se vuole essere davvero credibile, l'azienda deve adottare adesso la stessa politica sostenibile in tutta la sua produzione».

Nella classifica "Rompiscatole" pubblicata da Greenpeace nel gennaio 2010 il tonno Mareblu si è posizionato tra i primi in classifica con una politica di acquisto che prevedeva alcuni principi di sostenibilità, tra cui un serio impegno a combattere la pesca illegale. Passi importanti, che l'avevano distinto rispetto ad altri marchi ma che hanno lasciato l'azienda con un giudizio complessivo comunque insufficiente.

«Speravamo che Mareblu continuasse a essere tra le aziende più impegnate in Italia e stesse lavorando per ottenere prodotti 100 per cento sostenibili - dice la Monti - Invece, a distanza di un anno e mezzo, la situazione non è cambiata. Eppure il mercato sembra essersi mosso e in fretta. Grazie a una campagna serrata di Greenpeace contro la pesca insostenibile, negli ultimi mesi tutti i più grandi marchi di tonno in scatola inglesi - John West è solo l'ultimo - si sono impegnati a utilizzare metodi di pesca sostenibili al 100% e appoggiare la creazione di riserve marine nel Pacifico».

Secondo Greenpeace la campagna ha iniziato a dare i suoi frutti anche in Italia: «Lo scorso maggio, uno dei più grandi marchi del nostro mercato, Riomare, si è impegnata ad avere entro il 2013 il 45% del proprio tonno pescato senza l'utilizzo di Fad - conclude la Monti - Questo dimostra che cambiare è possibile, sopratutto quando sono i consumatori a chiederlo. L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura ha recentemente annunciato che ben cinque delle otto specie di tonno sono ormai a rischio di estinzione. Chiediamo a Mareblu di smetterla con i doppi standard! I consumatori italiani, come quelli inglesi, non vogliono essere complici di questa distruzione».

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