[24/08/2011] News

L'ideologia del mercato? È il totalitarismo del dopoguerra che minaccia di nuovo la democrazia

Il vecchio continente è la culla della democrazia: l'ha vista nascere, emettere i suoi primi, ellenici vagiti, per poi conservarne il seme nascosto tra le pieghe della storia e vederne sbocciare di nuovo il fiore dopo svariati secoli di travagliata gestazione. Adesso però la democrazia, figlia prediletta d'Europa, naviga ancora nelle acque agitate dell'adolescenza, e rischia di perdersi e regredire nuovamente.

È una domanda che stuzzica la curiosità, e le preoccupazioni, di molti. Quali sorprese riserverà il futuro al moderno modello democratico, vanto delle potenze occidentali - che di conseguenza talvolta lo usano come pretesto per cannoneggiare altre e "meno civilizzate" società - tanto fragile quanto ancora rifugio di mille speranze?

La crisi finanziaria ed economica dalla quale ci troviamo travolti, è sempre più chiaro, sta avendo lo stesso effetto dell'improvviso dissolvimento di una densa nebbia, che scopre quell'inquietante verità che cerchiamo in tutti i modi di sfuggire: la nostra brillante società di cristallo non mostra solamente qualche ammaccatura qua e là, ma profonde crepe che la avvolgono come una ragnatela e rischiano di ridurla in frantumi prima ancora che possiamo renderci pienamente conto di quanto sta accadendo.

Davanti a questo tremendo rischio, risulta oltremodo utile un'analisi magari sommaria del percorso finora compiuto, giusto per capire a che punto ci troviamo. Lo storico, sociologo e filosofo francese Marcel Gauchet, da sempre interessato a questa pregnante esigenza, espone oggi direttamente da Parigi la sua rilevante opinione in merito sulle pagine culturali de la Repubblica, in un articolo a firma di Gambaro.

Lo studioso suggerisce come sia stato ‹‹grazie all'avvento del potere rappresentativo, dell'eguaglianza tra le persone e dell'individualismo, la forma democratica si è sostituita all'organizzazione religiosa della società››, ridimensionandola significativamente. L'era dei totalitarismi europei, però, ha fatto retrocedere la democrazia e riemergere i modelli del passato. È sempre suggestiva quanto significativa la rappresentazione del totalitarismo come una sorta di "religione laica". «Il potere totalitario s'incarna sempre in una sola persona, reinventando così il potere sacrale della monarchia - sottolinea Gauchet. Fascismo, nazismo e comunismo sono ideologie che, per quanto laiche, hanno svolto lo stesso ruolo svolto dal discorso religioso nelle società del passato, investendo in ogni ambito e dando un senso al tutto».

Nel dopoguerra, il vessillo della democrazia è risorto per garrire nei venti d'Europa con più vigore di prima, accompagnando la sua stabilità ad un periodo di pace e prosperità. Adesso però, le spinte di una globalizzazione che ha totalmente spiazzato la politica ed i poteri nazionali con la sua pervasività ed assenza di confini, sono accompagnate da una classe politica che, anziché contribuire ad innalzare al partecipazione e la consapevolezza dell'uomo medio, ovunque è sempre più appiattita verso la mediocrità, sacrificandosi sulla pira di una massificazione sociale verso il basso, tanto più facile e comoda da raggiungere quanto deleteria. In Italia sappiamo bene quanto successo e quanti danni può fare questa forma di populismo, che spadroneggia ormai nella nostra politica, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri a scendere.

Questo mix risulta estremamente tossico per la democrazia, arrugginendone i delicati meccanismi che la sostengono dall'interno. Inoltre, «l'importanza dei media - che per altro in passato hanno fatto benissimo alla democrazia - la rivoluzione tecnologica e l'affermarsi di un individualismo sempre più marcato hanno rimesso in discussione l'assetto democratico tradizionale», precisa ancora Gauchet.

La concausa ed il segno più evidente della putrefazione della democrazia in atto, afferisce forse al modo di gestire la sfera dell'economia: ‹‹Non controllare politicamente l'economia è una scelta politica. L'idea che i mercati siano capaci di autoregolarsi, senza che non si possa o non si debba intervenire, è un'ideologia politica che si è imposta negli ultimi decenni dominati dal neoliberismo. Non sono le cose che hanno preso il potere, siamo noi che l'abbiamo conferito loro. Diciamo spesso che viviamo in un mondo post-ideologico, ma non è vero. Le ideologie ci sono eccome, anche se spesso le loro conseguenze vengono presentate come un dato di natura››.

La crisi in corso, dunque, non fa che acuire la sensibilità verso un problema che non è affatto transitorio, sia in ambito economico che politico. Non siamo dunque di fronte ad alcun cigno nero, ma davanti all'opportunità di rigenerare e rimodellare per intero il nostro paradigma di riferimento. Una possibilità offerta a bilanciamento di un altrimenti sempre più vicino, violento e non guidato tracollo della nostra società, almeno per come la intendiamo comunemente oggi: il cambiamento non potrà essere evitato, ma sta a noi la possibilità di scegliere come guadare verso l'altra sponda del fiume.

Per dirla con Gauchet, ‹‹oggi siamo nella fase della stupefazione davanti alla crisi. Da qui in poi inizia la fase della reinvenzione, anche se è difficile immaginare quali saranno i risultati concreti. Un eventuale cambiamento potrà venire solo dai cittadini, i quali però negli ultimi anni hanno spesso preferito ripiegarsi nel privato. Oggi, tuttavia, in molti iniziano a rendersi conto che è necessario tornare ad occuparsi dei problemi di tutti; è per questo che si torna alla politica. E questo è un fatto positivo››.

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