[24/08/2011] News

Scontro all'Onu sulla Siria e i diritti umani. L'Ue chiede di intervenire, Cina e Russia con il regime di Assad

La sessione speciale di due giorni del Consiglio dei diritti dell'uomo dell'Onu, presieduta dall'ambasciatore dell'Uruguay, Laura Dupuy Lasserre, ha chiesto la fine immediata della violenza in Siria ed ha deciso di inviare una Commissione internazionale indipendente sul posto «Per indagare sugli abusi presunti del governo nei sui tentativi di schiacciare il movimento di contestazione popolare».

La risoluzione adottata che condanna «Le violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani commesse dalle autorità siriane, quali l'uso eccessivo della forza, la morte e la persecuzione dei manifestanti e dei difensori dei diritti umani», ha ottenuto 33 voti a favore, 9 astensioni e 4 contrari: Cina, Cuba, Equador e Russia.

Prima del voto l'ambasciatore siriano alla sede Onu di Ginevra, Fayçal Khabbaz Hamoui, aveva condannato la risoluzione dicendo: «Conferma la determinazione di condannare politicamente la Siria e di ignorare i tentativi di riforma nel Paese. Si tratta solo di uno strumento politico. Las Siria ha già preso delle misure di riforme politiche per soddisfare i manifestanti, ma questi sforzi non sono stati tenuti di conto nel rapporto, e la risoluzione si basa dunque su un'immagine falsa che non può descrivere la situazione reale nel Paese».

Peccato che in Siria i manifestanti vengano definiti banditi e assassini al soldo di potenze straniere e che le uniche risposte date fino ad ora siano state gli spari sulla folla, il cannoneggiamento di città, le esecuzioni sommarie e le torture.

Il rapporto al quale fanno riferimento i siriani, che è alla base della risoluzione approvata, è quello redatto dall'Alto commissariato Onu per i diritti dell'uomo (Hcdh), presentato il 22 agosto dalla Commissaria Navi Pillay. La risoluzione esprime «la grande preoccupazione del Consiglio per le conclusioni del rapporto che rende conto di numerosi abusi commessi dalle autorità siriane, compresi omicidi, scomparse forzate, detenzioni arbitrarie e l'utilizzo della tortura, anche contro dei bambini».

L'ambasciatore siriano ha deplorato «Le proposte menzognere di Navi Pillay, che riflettono solo la sua sottomissione ad alcuni grandi Paesi», cioè agli Usa e all'Ue che hanno chiesto le dimissioni del presidente siriano Bachar Al Assad.

La Commissione d'inchiesta che il Consiglio ha deciso di inviare in Siria dovrà esaminare «Tutte le accuse di violazione del diritto internazionale relative i diritti umani dal marzo 2011, stabilire i fatti e le circostanze che potrebbero costituire tali violazioni e, per quanto possibile, identificare gli autori per ritenerli responsabili». Il rapporto sulla Siria dovrebbe essere reso noto il più presto possibili all'opinione pubblica mondiale.

L'Onu ribadisce che negli ultimo 5 mesi più di 2.000 siriani hanno perso la vita, uccisi durante le manifestazioni antigovernative ed a favore di riforme democratiche «Che si inscrivono nel contest del sollevamento popolare in Africa del Nord e in Medio Oriente che hanno condotto al rovesciamento dei regimi in atto in Egitto e in Tunisia e che hanno condotto al conflitto in Libia».

Intanto una cinquantina di gruppi dell'opposizione siriana, nella speranza che a Damasco la situazione prenda una piega "libica" hanno formato ad Istanbul, in Turchia, un Consiglio nazionale che ricalca quello che ha preso il potere a Tripoli, con la dichiarata intenzione di mettere in piedi le infrastrutture politiche per colmare il vuoto di potere che ci sarà dopo la fuga della dinastia Assad e il crollo del partito nazional-socialista Baath.

Ad Instambul non c'era tutta l'opposizione siriana, una parte della quale invoca gli F16 occidentali e un intervento armato turco, c'erano invece i Fratelli musulmani, alcuni dei responsabili del movimento di lotta e diversi intellettuali in esilio. Uno dei capi della ribellione siriana, Yaser Tabbara, ha spiegato le differenze tra la situazione libica e quella del suo Paese: «Il nostro obiettivo è di essere la voce della rivoluzione siriana e di aumentare la pressione sul regime di Assad. Il nostro principale obiettivo è di distruggere il regime in atto in Siria e di realizzare delle infrastrutture per impedire ogni intervento esterno e mantenere l'unità della Siria. L'opposizione si aspetta che la creazione del Consiglio nazionale indebolisca il regime. Abbiamo concordato tutto che la resistenza pacifica resterà il nostro principio e che non abbiamo bisogno di richiedere un intervento straniero».

Il nuovo Consiglio nazionale degli oppositori è consapevole che il regime di Damasco ha amici molto più fedeli (e vicini) che sono praticamente gli stessi che aveva Gheddafi ma con maggiori interessi geopolitici in Siria. A cominciare dalla Russia che ha votato contro la risoluzione Onu di Ginevra.

Secondo il ministero degli esteri russo, «Il progetto di risoluzione aveva un carattere politico ed unilaterale, non prendeva in considerazione le recenti misure prese dalle autorità siriane in vista di stabilizzare la situazione, di avviare delle riforme e di rilanciare il dialogo nazionale. Le delegazioni russa e cinese hanno votato contro questo documento che getta la responsabilità degli avvenimenti su una parte, il governo siriano, e punta apparentemente a rovesciare il regime legittimo in quel Paese».

L'evocazione di uno scenario libico è più che evidente e i russi aggiungono«Numerose delegazioni hanno fatto notare che l'adozione della risoluzione potrebbe far salire la tensione, destabilizzare maggiormente la situazione in Siria e nell'insieme della regione. La delegazione russa ha espresso la sua preoccupazione di fronte alle violazioni dei diritti dell'iomo in Siria, alla morte di civili e military ed ha chiesto di accelerare le riforme politiche, economiche e sociali. Ma i rappresentanti della Russia hanno fermamente dichiarato che la situazione in Siria dovrebbe essere regolata dai siriani, senza alcuna ingerenza straniera». E Mosca di ingerenza in Siria se ne intende....

La Cina condivide in tutto la posizione russa e il portavoce del ministero degli esteri di Pechino, Ma Zhaoxu si è limitato a invitare le parti siriane «Alla più grande calma ed a rinunciare alla violenza, al fine di evitare il deterioramento della situazione e maggiori perdite umane. La Cina segue da vicino l'evoluzione della situazione in Siria ed è persuasa che la crisi siriana possa essere risolta attraverso l'apertura immediata di un processo politico inclusivo nel quale la Siria gioca un ruolo essenziale. Tutte le parti in Siria devono affrontare in maniera pacifica ed appropriata i problemi attraverso il dialogo e i negoziati. Il futuro della Siria si basa sulle scelte del Paese stesso. Tutti gli sforzi diplomatici devono tendere a migliorare la stabilità in Siria il più presto possibile». Tradotto dal linguaggio diplomatico cinese vuol dire che il regime degli Assad non si tocca e che gli oppositori devono trattare con un cannone puntato alla tempia.

L'alto rappresentante per gli affari esteri dell'Ue, Catherine Ashton, non la pensa affatto come russi e cinesi: «Accolgo calorosamente i risultati della sessione speciale del Consiglio dei diritti dell'uomo sulla Siria e la decisione di inviare urgentemente una commissione di inchiesta internazionale indipendante. Quest'ultima esaminerà le violazioni della legge internazionale riguardanti i diritti dell'uomo, in risposta agli avvenimenti intollerabili ed inaccettabili che sono in corso. La UN Fact-Finding Mission ha stabilito che le massicce violazioni che sono attualmente commesse in Siria e violenze contro i civili possono essere definite crimini contro l'umanità. Un'azione urgente p chiara è necessaria per indagare su queste violazioni, identificare i responsabili ed assicurare che coloro che hanno perpetrate le violazioni siano ritenuti responsabili. Come parte della sua risposta alla situazione in Siria, l'Ue ha assunto un ruolo guida nel dialogo con i Paesi di tutte le regioni per convocare la sessione speciale. Las risoluzione adottata ha ricevuto un forte sostegno inter-regionale e dimostra il rifiuto ampio ed inequivocabile delle v brutalità del regime siriano contro il suo popolo. Questa brutale repressione deve essere fermata, I manifestanti detenuti devono essere rilasciati, il libero accesso delle organizzazioni internazionali umanitarie e per I diritti umani e dei media deve essere permesso ed un dialogo nazionale autentico ed inclusivo deve essere avviato per rispondere alle legittime aspirazioni del popolo siriano».

Sembra di risentire le stesse frasi che si scambiavano gli amici di Gheddafi e i suoi nemici mentre gli F16 scaldavano i motori nelle basi militari del recalcitrante governo italiano che, dopo le rivoluzioni arabe e la guerra libica, vede terremotato il suo castello di carte diplomatico in Nord Africa e Medio Oriente, a forzato rimorchio della Nato e dell'Ue che sono andate nella direzione opposta..

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