[22/08/2011] News

Onu: «Investire nei servizi ecosistemici vitali per migliorare la sicurezza alimentare»

Secondo un rapporto pubblicato oggi dallo United Nations environment programme (Unep) e dall' International water management institute (Iwmii), in partnership con altre 19 organizzazioni, «riconoscere gli ecosistemi sani come base per le risorse idriche sostenibili e la sicurezza alimentare stabile può aiutare a produrre più cibo da ogni unità di terreno agricolo, migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici e fornire benefici economici per le comunità povere»

L'Unep spiega che il rapporto "Ecosystems Approach to Water and Food Security" «mostra come gestire e investire nei legami tra ecosistemi, acqua e cibo, attraverso la diversificazione delle colture, piantare alberi in terreni agricoli e migliorare la raccolta dell'acqua piovana ed altre iniziative pratiche, potrebbe contribuire ad evitare la scarsità d'acqua e a soddisfare le esigenze alimentari della crescente popolazione mondiale, che arriverà a 9 miliardi entro il 2050».

Il rapporto è stato presentato alla World Water Week in corso a Stoccolma e sottlinea che «i politici dovrebbero prendere in considerazione i terreni agricoli, la pesca e le altre aree agricole come "agroecosistemi", che forniscono fonti di cibo e sostengono servizi ecosistemici diversi, come la depurazione delle acque e la regolazione delle inondazioni. Il declino di questi 'regolatori' dei servizi eco sistemici, che porta a problemi come la perdita di sostanze nutritive del terreno o ad una maggiore vulnerabilità delle coltivazioni alle malattie, hanno già cominciato a influenzare negativamente la produttività agricola. Aggravato dai cambiamenti climatici, questo declino potrebbe tradursi entro il 2050, in un calo dei  rendimenti delle colture fino al 25% al di sotto della domanda, incidendo notevolmente sulle comunità povere in tutto il mondo».

Una delle sfide principali che dovrà affrontare il mondo sovraffollato del futuro, per aumentare gli attuali livelli di produzione alimentare, è la disponibilità di acqua, che è necessaria per l'irrigazione delle colture, l'allevamento del  bestiame, l'acquacoltura e la pesca e altri utilizzi agricolo/zootecnici.

«I ivelli delle acque sotterranee, per esempio, sono in rapido declino in molte delle regioni "granaio"  e  "ciotola di riso" come le pianure del nord della Cina, il Punjab indiano e negli Stati Uniti occidentali - si legge nel rapporto  - Mantenere ecosistemi sani e resilienti per garantire la disponibilità di acqua per l'agricoltura e altri servizi  ecosistemici  è quindi essenziale a lungo termine la sicurezza alimentare».

In molte aree del mondo l'allevamento intensivo e la  crescita della produzione alimentare sono avvenuti a scapito dei i servizi eco sistemici, provocando l'erosione della tutela della biodiversità, la crisi dell'impollinazione, l'inquinamento e il dilavamento dei suoli di origine agricola o la deviazione del corso dei fiumi per irrigare i terreni agricoli.

Il rapporto Unep-Iwmi dimostra invece come un approccio per l'agricoltura basato sugli ecosistemi sia in grado di ripristinare questo equilibrio e portare a un utilizzo più efficiente dell'acqua, con una riduzione del 5-10 milioni di ettari di terreni agricoli che ogni anno vanno persi per la degradazione a causa del cattiovo sfruttamento, e con un minor numero di perdite di reddito causate dai parassiti e maggiori benefici per le comunità povere dipendenti da terreni agricoli, fiumi, foreste e altri ecosistemi per il loro cibo e sostentamento.

«Ma per ottenere questo cambiamento di pensiero, diversi cambiamenti sono necessari perché i pianificatori e i policymakers si avvicinino ai "way ecosystems", alla gestione delle risorse idriche ed alla sicurezza alimentare», avverte il rapporto scritto da 50 ricercatori di  21 organizzazioni e che si basa su casi di studio di Cina, Guatemala, Giordania e altre comunità. Il rapporto raccomanda modifiche per tre aree specifiche - tutela ambientale, gestione delle risorse idriche e la produzione alimentare - «necessarie  per migliorare la sicurezza alimentare e ridurre le tensioni sull'approvvigionamento idrico». Inoltre contiene raccomandazioni per zone aride, le zone umide, i sistemi agricoli, la pesca e gli allevamenti.  

Nelle terre aride vive un terzo della popolazione mondiale e  ospitano fino al 44% dei sistemi agricoli  e circa il 50% del bestiame del mondo. La scarsità d'acqua e degrado del suolo sono i problemi maggiori per la produzione alimentare in queste aree  e la  desertificazione rappresenta un grave problema ambientale. Secondo il rapporto «vi sono oportunità per aumentare la produttività degli agroecosistemi nelle zone aride, come ad esempio: la creazione di corridoi per favorire un movimento del bestiame, che può ridurre sfruttamento eccessivo dei pascoli e il degrado del terreno provocato dal confinamento degli animali  in piccole aree;  la  desertificazione delle terre per integrare la produzione delle colture, alberi e animali e  promuovere la fertilità del suolo attraverso il letame, i residui dei raccolti e per fornire sostanze per la crescita degli alberi; la coltivazione di piante locali più adatti alle condizioni di siccità, che possono avere benefici dalle piogge infrequenti e controllare l'erosione in zone troppo secche per supportare le colture tradizionali».

Le zone umide come laghi, fiumi e mangrovieti danno il più grande sostegno ai  servizi eco sistemici di alto valore, molti dei quali sono di vitale importanza per l'agricoltura, come lo stoccaggio di acqua e di controllo della qualità dell'acqua. E la conservazione dei nutrienti. «Tuttavia, l'agricoltura è una delle principali cause di perdita delle zone umide in tutto il mondo  attraverso l'utilizzo dell'acqua e la conversione dei terreni - spiega il documento -. In Asia, ad esempio, dagli anni '80 oltre un terzo degli habitat di mangrovie sono andati persi principalmente a causa degli allevamenti di gamberi e pesce e della  deforestazione». Unep e Iwmi raccomandano un riallineamento del le politiche agricole nelle zone umide a partire da: «Riduzione dell'inquinamento delle zone umide attraverso il miglioramento delle pratiche per l'uso di fertilizzanti e pesticidi; utilizzo di  "fasce tampone" tra terra e acqua per proteggere i fiumi e i laghi da run-off potenzialmente dannosi; fornire siti di abbeveraggio alternativi per gli animali, lontani dalle zone umide sensibili; migliorare il controllo e la valutazione dei cambiamenti ambientali nelle zone umide.

Diverse opportunità esistono sia per l'acquacoltura che l'allevamento di bestiame, se si prendono in considerazione le interconnessioni tra l'agricoltura e i e servizi degli ecosistemi: «Un approccio "agroecosistemico" può migliorare la sicurezza alimentare e la nutrizione diversificando le fonti di cibo, migliorando nel contempo la sostenibilità». Anche qui il rapporto raccomanda alcune azioni concrete: «Inserire alberi, siepi e altra vegetazione naturale nei paesaggi agricoli per collegare gli habitat forestali, fornire più insetti per l'impollinazione delle colture e ridurre l'erosione del suolo; sistemi di allevamento che utilizzino i residui delle colture e  foraggi da alberi per i mangimi animali, per ridurre il consumo d'acqua; investire in misure di controllo sanitario, per contribuire a ridurre la necessità di grandi mandrie e, di conseguenza, ridurre il consumo di acqua per il mantenimento del bestiame».

Oltre a migliorare la sicurezza alimentare, un approccio ai servizi ecosistemici per l'agricoltura può anche contribuire a elevare gli standard di vita e di reddito. Il rapporto fa l'esempio dell'Amazzonia peruviana, dove le comunità indigene si basano sui servizi degli ecosistemi forestali per il loro approvvigionamento di cibo, mezzi di sussistenza e pratiche culturali. «Recentemente, gruppi di salvaguardia ambientale hanno lavorato con la popolazione locale per sviluppare le risorse agricole ed economiche. Attraverso una migliore gestione dell'ecosistema, circa 600 famiglie hanno visto aumentare i loro redditi, in particolare attraverso i ricavi provenienti da allevamenti ittici più produttivi e agroforestali. La produzione di cibo è cresciuta insieme ai piani di conservazione ambientale, che sono stati sviluppati in 16 comunità forestali».

Nelle sue raccomandazioni a governi e politici, il rapporto afferma che «Una più stretta collaborazione tra le autorità in tema di  agricoltura, ambiente, foreste, pesca e altri settori è essenziale se gli ecosistemi devono essere posti al centro degli sforzi della sicurezza alimentare. Questo può includere anche incentivi, come pagare gli agricoltori per piantare e mantenere gli alberi sulla loro terra,  per sostenere i servizi ecosistemici e il loro contributo a lungo termine per l'acqua e la sicurezza alimentare».

Alla World Water Week l'Unep presenterà anche l'edizione francese dell'Africa Water Atlas, con mappe satellitari molto dettagliate di 53 Paesi che mostrano i problemi delle risorse idriche africane, come l'essiccazione del lago Ciad e l'erosione del delta del Nilo, così come nuovi metodi di successo per conservare l'acqua. Alcune delle immagini più impressionanti immagini dell'atlante comprendono l'erosione del suolo per il dilavamento di origine agricola in Uganda, l'inquinamento da perdite di petrolio in Nigeria e  un braccio di 3 km del delta del Nilo scomparso a causa dell'erosione.

L'atlante Unep dimostra che «la  quantità di acqua pro capite disponibile in Africa è in declino», ma oltre ad evidenziare queste sfide per l'acqua, indica anche nuove soluzioni e storie di successo in tutto il continente e contiene la prima mappatura dettagliata di come lo stoccaggio delle acque piovane abbia migliorato la sicurezza alimentare in regioni soggette alla siccità: progetti di irrigazione in Kenya, Senegal e Sudan che stanno aiutando a migliorare la sicurezza alimentare.

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