[16/08/2011] News

Risolto l'enigma del ciclo del metano?

La concentrazione di metano in atmosfera è passata da 715 a 1.780 parti per miliardo dall'epoca pre-industriale a oggi. La crescita è avvenuta con una certa regolarità nel corso di quasi due secoli, ma poi, negli ultimi trent'anni del XX secolo, si è arrestata ed è entrata in una sorta di stato stazionario. Da una decina di anni la concentrazione di metano in atmosfera ha ricominciato a crescere. Non sappiamo perché. È quello che la rivista Nature ha definito, nel suo ultimo numero, l'Enigma of the recent methane budget.

Ma la stessa rivista ospita due report scientifici che possono sciogliere l'enigma e risolvere, almeno in parte, il mistero.
Il metano è un gas serra, con un Global warming potential (GWP) - una capacità di contribuire al riscaldamento globale - molto superiore a quella dell'anidride carbonica. Si calcola che oggi il metano in atmosfera contribuisce per l'8% all'effetto serra. Un suo aumento, anche piccolo, assume dunque un ruolo importante nell'evoluzione del clima. Capire il "ciclo del metano" e le sue anomalie è dunque un problema, anche pratico, di grande importanza.

Pensiamo di sapere abbastanza bene perché il metano è aumentato nel corso dell'intera era industriale. Ma non sappiamo altrettanto bene perché, nell'ultima parte del XX secolo, l'incremento si è fermato. Finora i motivi erano stati attribuiti a cambiamenti intervenuti in alcune fonti di emissione (combustibili fossili, paludi, agricoltura) e in alcuni pozzi (reazioni dei gruppi ossidrili per la formazione di ossigeno).

Secondo Fuu Ming Kai, del Department of Earth system science della University of California di Irvine e un gruppo di suoi colleghi, i cambiamenti nell'evoluzione del budget del metano intervenuti negli ultimi trent'anni del XX secolo sono dovuti a una riduzione delle emissioni e, in particolare, a una riduzione delle emissioni dovute alle attività dei microbi nell'emisfero settentrionale.

Il gruppo ha analizzato sia dati empirici sia modelli di simulazione al computer. E ha rilevato che non si è verificato alcun cambiamento nel trend di emissioni nell'emisfero meridionale tra il 1984 e il 2005. Lo studio consente anche di escludere che il blocco della crescita del metano in atmosfera sia connesso all'uso dei combustibili fossili, almeno come causa principale. Mentre appare chiaro il ruolo dei cambiamenti avvenuti in agricoltura. In particolare quelli associati alla coltivazione del riso in Asia dove, proprio negli ultimi tre decenni del XX secolo, si è fatto maggior uso di fertilizzanti e minor uso di acqua. Riducendo l'attività dei microbi che generano metano.

Resta da capire perché da una decina di anni a questa parte la concentrazione di metano in atmosfera ha ripreso la loro crescita. Se il nuovo cambiamento sia dovuto alla stabilizzazione dell'effetto delle coltivazioni del riso asiatico o se sia dovuto all'innesco di nuovi processi, antropici o naturali.

Un altro lavoro, sempre su Nature, mostra come, più o meno nel medesimo periodo siano diminuite le missioni di etano, un altro gas idrocarburo a effetto serra. La crescita delle emissioni fino al 1980 e poi la loro riduzione è associata a modifiche nell'estrazione e nell'uso del petrolio.

I due lavori su Nature dimostrano, ove mai ce ne fosse bisogno, da un lato che molti dei fattori nell'equazione clima ci sono ancora poco noti. Ma anche che le attività umane hanno un effetto misurabile sul ciclo di molti degli elementi che partecipano al sistema climatico.

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