[11/08/2011] News

Schiavitù in Mauritania, condannati 9 militanti anti-schiavisti

Nove militanti dell'Initiative pour la résurgence du mouvement abolitionniste en Mauritanie (Ira) un'organizzazione anti-schiavista della Mauiritania sono stati processati e incolpati di appartenere ad un'organizzazione non riconosciuta. I militanti anti-schiavitù erano stati arrestati il 4 agosto durante un sit-in organizzato davanti alla Brigade des mineurs, mentre denunciavano un caso di schiavitù minorile. Poi erano stati tradotti nella prigione di Dar Naim ed accusati di riunione vietata, appartenenza ad un'organizzazione non riconosciuta e ribellione. Uno dei militanti è stato anche accusato di aver aggredito un poliziotto.

Una settimana fa l'Ira, dopo aver raccolto la testimonianza di una bambina di 10 anni, aveva annunciato una denuncia contro una donna per pratiche schiaviste. Arrestata dalla Brigade des mineurs, la suspetta ha negato tutto, perfino l'esistenza della bambina, che ora è introvabile. La donna è stata comunque accusata di schiavismo ma è stata liberata "sotto controllo giudiziario". I militanti e simpatizzanti abolizionisti dicono che la donna in realtà è stata liberata e che la bambina schiava non si trova solo perché «è stata nascosta dal marito della donna con la complicità della polizia».

L'Ira aveva organizzato il sit in proprio per denunciare la liberazione della donna. Secondo il presidente dell'Ong,  Birame Ould Abeid, un ex schiavo, «i militanti si sono sdraiati davanti alle porte per impedire l'uscita della colpevole: la polizia li ha sloggiati con la forza, usando manganelli e gas lacrimogeni e ferendo 11 persone. Altre 9 sono state arrestate e quindi incolpate martedi 9 agosto».

Birame Ould Abeid contesta le accuse: «Se la mia organizzazione non ha ancora uno statuto ufficiale e perché quella richiesta di riconoscimento depositata nel giugno 2010 è bloccata al ministero degli interni. Il co-presidente Ould Abdel Aziz ha detto venerdì scorso che la schiavitù non esiste in Mauritania, la nostra organizzazione è quindi imbarazzante».

A livello internazionale l'allarme era stato lanciato dall'International freedom of expression exchange clearing house, un'Ong con base in Canada: «Il corrispondente della Fondation pour les médias en Afrique de l'Ouest (Mfwa) ha rapportato che atti di brutalità poliziesca hanno causato il ferimento di diversi militanti, tra i quali il presidente dell'organizzazione Boiam Ould Dah, che ha perso conoscenza e quindi ammesso all'ospedale».

L'Ira Mauritanie, che conduce una battaglia coraggiosa contro la schiavitù in uno dei Paesi più poveri del mondo,  è addirittura accusata dal governo di Nouakchott di aver trasformato la questione della schiavitù in una base per far soldi. Intervenendo alla trasmissione radio-televisiva "Rencontre avec le peuple", il 5 agosto il presidente Aziz ha nuovamente definito l'Ira «organizzazione non autorizzata»  e poi ha aggiunto che «i militanti di questa organizzazione hanno avito al di fuori della legge e le forze dell'ordine erano là per mantenere la tranquillità dei cittadini e far rispettare la legge».

Ma l'Ira non molla, dopo le brutalità poliziesche e gli arresti Boiam Ould Dah ha convocato una conferenza stampa ed ha rinnovato l'impegno dei suoi simpatizzanti a continuare a denunciare la schiavitù, «Anche se questo costerà loro di andare in prigione o di finire in ospedale»Ould Dah ha ricordato che «I militanti dell'Ira sono stati violentemente dispersi dalla polizia, mentre tenevano un sit-in davanti al commissariato dei minori per denunciare la procedura seguita in un caso di schiavitù di un  minore». Secondo l'Ira in realtà gli arrestati sono 13 e non 9 e i militanti sono prigionieri in diversi commissariati della capitale.  Per  Bram Ould Dah, quanto detto dal presidente mauritano Aziz in televisione sulla schiavitù «sono pure menzogne». Ed ha definito il regime «schiavista, razzista e segregazionista. Il presidente Aziz ha tentato a più riprese di avvicinarmi, proponendomi dei posti ministeriali. Io ogni volta ho respinto a priori queste proposte».

La schiavitù, ufficialmente abolita in Mauritania nel 1981, resta uno dei grandi problemi del Paese: incancrenisce le divisioni castali/tribali, basandosi sulla "riscossione" di debiti in natura e braccia da lavoro impedisce ad intere famiglie di uscire dalla povertà, impoverisce i villaggi rurali con il suo strascico di strozzinaggio che è anche ruberia delle risorse naturali, è un vero e proprio furto di futuro, soprattutto per le bambine, che rimangono senza istruzione  vengono utilizzate come schiave (a volte anche sessuali) nelle case dei "ricchi".

Come spiegava Biram Dah Abeid in un'intervista a Carrefour de la République Islamique De Mauritanie (Cridem) quando era ancora un dirigente di Sos Enclave «nella nostra società la schiavitù, invece di essere considerato un crimine, è considerato invece come una valore sociale, più ancora come un dogma della religione musulmana, un pilastro per i credenti e della fede in Dio. D'altra parte la società è assai gerarchizzata, divisa in caste in modo tale che i gruppi dominanti arabo-berberi devono continuare ad assicurasi una mano d'opera servile e gratuita attraverso la schiavitù, perché i modelli di vita e la divisione dei ruoli impongono la schiavitù, anche se si tratta di qualcosa di anacronistico e gravido di conseguenze negative sulla convivenza civile. In proposito la nostra associazione propone una campagna nazionale sistematica di delegittimazione della schiavitù. Questa campagna deve essere diretta dalla superiori autorità dello Stato e dai capi religiosi, oltre che dai deputati e dai componenti della società civile, per far comprendere a tutti i cittadini che la schiavitù non è solo una vergogna ed un crimine, ma è anche contraria alla religione mussulmana e che rappresenta un grave pericolo per l'unità nazionale in Mauritania e la convivenza civile, tenuto conto del gran numero di schiavi ed ex schiavi che subiscono le gravi conseguenze della schiavitù. Occorre anche che la legge sia applicata in modo sistematico e rigoroso per funzionare come una dissuasione rispetto alle pratiche schiaviste. Infine occorre che lo Stato si faccia carico dell'emancipazione economica, sociale e culturale degli schiavi, creando per loro migliori condizioni economiche, secolarizzandoli e dotando i loro villaggi e le loro bidonville di infrastrutture sanitarie ed idriche, aiutando coloro che lasciano i padroni ad inserirsi nella società».

La Coordination de l'opposition démocratique(Cod), l'oopposizione mauritana, ha condannato la repressione dei militanti abolizionisti ed ha chiesto che i responsabili dei brutali attacchi contro di loro vengano arrestati. La Cod fa notare che l'attacco all'Ira è arrivato proprio mentre sul problema della schiavitù «Si attendeva un dialogo serio includendo tutti i protagonisti politici». Il coordinamento dell'opposizione ha espresso la sua solidarietà ai militanti anti-schiavitù e chiesto la liberazione di tutti i militanti dei diritto dell'uomo arrestati ed ha concluso che «Fatti ed atti di questo consacrano l'assenza dello Stato di diritto  ed il disprezzo dei diritti umani esige la messa sotto accusa giudiziaria degli autori di questa repressione».

Torna all'archivio