[10/08/2011] News

La generazione perduta che brucia l'Inghilterra

«Osservate le squadre di giovani saccheggiatori in azione nelle strade delle nostre città e piangete pure per il nostro futuro. La "generazione perduta" si sta preparando alla guerra» scriveva ieri Mary Riddell sul "The Daily Telegraph", spiegando in una frase l'assurda semplicità priva di vero senso e gravida di formidabili pericoli che in Italia, guardando le altre realtà con i nostri occhiali provinciali di periferia del mondo, si è voluta caricare di significati come la "fine del multiculturalismo", il fallimento dell'integrazione,lo scontro di civiltà provocato da giovani neri che non amano i costumi e i consumi occidentali. Bastava guardare le vetrine distrutte, gli assalti e i saccheggi dei centri luccicanti del consumo, sentire le rivendicazioni al diritto di  fare una bella vita, di avere una macchina e andare in vacanza per capire che in quella rabbia infuocata è nascosta la perfetta integrazione in una società disintegrata, nelle ambizioni di un'ideologia consumistica di massa, nella società post-ideologica e post-ideale. Qui poveri, qui neri caraibici perfettamente inglesi, con i loro amici bianchi che parlano il loro stesso slang e frequentano le stesse scuole senza cultura e si vestono con gli stessi abiti firmati e usano gli stessi telefonini per filmare le loro bravate, non sanno nemmeno cosa sia lo scontro di civiltà che viene agitato in queste ore dai lettori padani, la loro civiltà è la nostra e sono incazzati perché non mantiene le promesse. I neri caraibici o di origine africana inglesi sono e si sentono britannici a tutti gli effetti, così come i neri afroamericani si sentono statunitensi, dagli inglesi non li divide nemmeno la religione, come per la comunità pakistana, forse meno integrata.

L'unica vera eroina che abbiamo visto in questi giorni di distruzione e fuoco che hanno spaventato Londra e le metropoli britanniche, è la vecchia signora nera che arringava un manipolo di giovani vandali chiedendo loro l'impossibile: trasformare la rabbia in azione politica, smetterla di demolire per costruire il cambiamento.   

La coraggiosa nonna progressista, che conosceva le pene del colonialismo imperiale e dell'immigrazione,  sa bene che questi giovani inglesi incomprensibili sono poveri senza più classe, partiti ed ideologia, sa che questa fiammata seminerà solo macerie e che la rabbia sbollirà presto, che i quartieri ritorneranno ad essere ghetti e riserve di voti e promesse, perché ognuno di quei guerrieri della "generazione perduta" ha dichiarato guerra ad un nemico che non conosce ed al quale è alieno e sconosciuto. Sa che la guerra riesploderà per un altro morto, per una violenza poliziesca, per una voce incontrollata, per un futile motivo propagato da face book, da twitter o dal blackberry, sa che sarà una guerra di fantasmi che non servirà ai poveri e a quel che resta della classe operaia inglese.    

I rivoltosi senza speranza inglesi, i casseur francesi che funestano le manifestazioni studentesche, i black block, sono l'altra faccia degli indinados spagnoli, dei ragazzi italiani che hanno invaso le piazze contro la controriforma scolastica della Gelmini e vinto al referendum antinucleare, degli stessi studenti inglesi che invasero solo pochi mesi fa i palazzi del potere per chiedere giustizia ed uguaglianza.

Di fronte a questa disperata violenza, al saccheggio ed alla morte della speranza in metropoli sempre più atomizzate e ingestibili, Il rischio è quello del riflesso condizionato: negare la disperazione/distruzione creata dall'ipercapitalismo, negare la macelleria sociale in corso  e farla passare per scontro di civiltà, religioni, razze. Con i ricchi ben barricati nei loro ben difesi quartieri che guardano inorriditi i poveri di colore e bianchi che si fanno guerra per briciole di benessere e di consumo.

Se la politica marketing fosse ancora in grado di leggere la società nelle sue pieghe più nascoste e marginali, se avesse un'idea di futuro, punterebbe sui giovani indignati ed attivi, su chi fa politica senza mazze e passamontagna, su chi chiede cambiamento, redistribuzione, diritti, ma quei giovani sono considerati altrettanto nemici (e probabilmente più pericolosi) degli "scassa tutto". Se l'orizzonte "socialdemocratico" è chiuso (e la trincea del progresso umano è stata abbandonata dagli stessi socialisti spostatisi verso un "centro" del quale non c'è traccia nelle strade di Londra, Manchester e Birmingham) l'unica strada sembra lo scontro con il nemico e il dissenso diventa marginalizzazione muta che esplode in un urlo di protesta che appare così feroce da essere insensato. La "generazione perduta" i feroci tredicenni che assaltano i negozi inglesi per rubare scarpe firmate, più che ai bambini dell'isola che non c'è di Peter Pan somigliano ai pirati che aspettano che passi un qualsiasi Capitan Uncino per mettersi a disposizione.        

Come scrive "The Daily Telegraph",«Il fallimento dei mercati va di pari passo con il degrado umano. Nel frattempo, prende piede l'idea secondo cui la democrazia sociale - con i suoi ammortizzatori, l'istruzione così costosa, l'assistenza sanitaria per tutti - sarà insostenibile negli anni bui a venire. In realtà, questa è l'unica soluzione. Dopo il Grande crollo, la Gran Bretagna si riequilibrò, per un certo periodo. Le  sperequazioni di reddito svanirono, nacque il welfare, aumentarono la crescita e le competenze individuali.

Quel modello non è esattamente replicabile oggi. Ma, come ha riconosciuto Adam Smith, non è neppure possibile che una società ordinata e ben costituita possa svilupparsi ed evolversi se una considerevole parte dei suoi cittadini vive in condizioni miserabili e, di conseguenza, diventa pericolosa. Questa non è una verità deterministica inconfutabile, in quanto povertà non implica necessariamente mancanza di legalità. Ma, d'altro canto, non è neppure sufficiente a farci disprezzare i manifestanti come se fossero una casta immonda».

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