[08/08/2011] News

Northern petroleum: abbiamo l'autorizzare per cercare il petrolio nei fondali pugliesi

Mentre tra ricorsi in tribunale e proposte di legge associazioni ambientaliste e istituzioni locali continuano a resistere, riparte l'offensiva delle compagnie petrolifere per trivellare i fondali del mare pugliese. Questa volta tocca alla Northern Petroleum che il 28 luglio scorso ha reso noto di aver ottenuto dal ministero dell'Ambiente due concessioni tra il Salento e la provincia di Bari, a Giove e a Rovesti.

La Northern Petroleum ha così già avviato le procedure per effettuare le ispezioni sismiche, che dovrebbero partire nell'ottobre prossimo con la tecnica dell'air-gun: violente esplosioni di aria compressa in mare che permettono di dare stime sui giacimenti delle riserve di petrolio grazie ai segnali riflessi. Una procedura che, secondo diversi esperti, rischia di essere dannosa per il pescato, per l'equilibrio marino e per la vita dei cetacei.

Per il direttore responsabile della Northern Petroleum, Derek Musgrove, l'esplorazione dell'Adriatico Meridionale è «una priorità» e la società intende procedere velocemente in modo da identificare i siti da trivellare già all'inizio del 2012 con l'intenzione di installare almeno 9 piattaforme marine. Tra Rovesti e Giove la Northern Petroleum stima di raccogliere circa 53 milioni di barili di petrolio di bassa qualità.

Come spiega sul suo blog Maria Rita D'Orsogna, docente al dipartimento di matematica della California State University di Northridge «la legislazione italiana prevede l'interdizione alle trivelle a nove chilometri da riva, mentre nei pressi di aree protette il limite arriva a 22 chilometri dalla costa. Per contro, su tutto il litorale di California e Florida il limite è rispettivamente di 160 e 200 chilometri, per proteggere turismo e pesca».

Da qui l'invito alle «comunità costiere della Puglia a prendere conoscenza della problematica e ad attivarsi presso il Ministero dell'Ambiente per opporsi in maniera ufficiale ai propositi della Northern Petroleum».

Intanto Legambiente ha impugnato davanti al Tar del Lazio, insieme ad altre associazioni ambientaliste e alla Regione Puglia, il decreto di valutazione d'impatto ambientale sulle trivellazioni in mare emanato dal ministero dell'Ambiente il ministero dell'Ambiente (che si era pronunciato positivamente sulla compatibilità ambientale della ricerca di idrocarburi anche al largo di Abruzzo e Molise).

«Ci auguriamo di vincere anche questo ricorso come già fatto lo scorso anno contro il decreto di Via per le ricerche di petrolio a mare tra Monopoli e Ostuni» aveva detto il presidente di Legambiente Puglia Francesco Tarantini, quando l'associazione, alcune settimane fa, aveva presentato il dossier denuncia sul "mare di trivelle".

Sono 117 le nuove trivelle che, sostiene l'associazione ambientalista, grazie ai permessi di ricerca di idrocarburi rilasciati fino ad oggi, minacciano il mare e il territorio italiano. Solo nell'ultimo anno infatti, sono stati concessi 21 nuovi permessi di ricerca per un totale di 41.200 chilometri quadrati. Sarebbero in particolare due le aziende petrolifere straniere che hanno messo gli occhi sull'Adriatico meridionale: Northern Petroleum e Petroceltic Elsa.

Ma oltre al ricorso al Tar, che pure sostiene, la Regione Puglia ha messo anche un'altra freccia al suo arco: il consiglio, infatti, a metà luglio aveva approvato all'unanimità la proposta di legge da presentare alle Camere sul "Divieto di prospezione, ricerca e coltivazione d'idrocarburi liquidi".

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