[04/08/2011] News

Piano energetico nazionale, Romani: «Una bozza il 15 settembre...»

Aspetta che mo' me lo segno. La vecchia battuta viene spontanea di fronte all'ennesimo annuncio sul piano energetico nazionale fatto oggi dal ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani (nella foto assieme al ministro Stefania Prestigiacomo), durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi al termine del vertice con le parti sociali. «Il 15 settembre presenteremo una prima bozza della nuova strategia energetica nazionale, che vogliamo presentare al paese e all'Europa, nella seconda metà di novembre». Ricordiamo che il Piano di azione italiano per l'efficienza energetica (Paee) 2011 è stato varato pochi giorni fa dalla Conferenza Stato - Regioni e sarà presentato all'Ue con un ritardo di circa un mese. Il piano energetico nazionale invece non si sa più nemmeno da quanto tempo viene annunciato e dunque anche stavolta non resta che aspettare il 15 settembre. E' chiaro che dopo il referendum, la bozza precedente dovrà essere totalmente rivista, dato che il nucleare è uscito definitivamente di scena. Il timore è quello di un rilancio del carbone, visto che ormai anche per questo governo è passata l'idea che con la cattura della C02 i problemi dell'utilizzo di questa fonte sia "pulito". Di certo l'Italia continuerà comunque ad usare lautamente il gas, ma se vuole (vorrà) essere un piano energetico che guarda davvero al futuro e al bene del paese deve prevedere un aumento progressivo delle energie rinnovabili che, oltre ai suddetti risparmi, non possono non essere la strada che un Paese primo di fonti di energia fossile proprie deve seguire.

Va ricordato infatti che questo è uno dei punti per la crescita presentati al governo dalle parti sociali: servono «politiche incisive volte alla promozione e difesa del made in Italy di qualità quale leva competitiva del Paese in grado di valorizzare il lavoro, il capitale e il territorio italiano, sfruttando il potenziale di penetrazione commerciale all'estero delle imprese italiane» senza dimenticare un piano energetico per la green economy «con una visione al 2020» e sostenendo «i processi di ricerca e innovazione delle imprese cominciando con il rendere immediatamente operativo il credito d'imposta previsto dal dl Sviluppo».

Proprio perché si richieda il piano energetico, il ministro Romani ha rilasciato le precedenti dichiarazioni.

Giova poi ricordare quanto ha scritto pochi giorni fa su QualeEnergia Gianni Silvetsrini, direttore del Kyoto Club: «La Commissione Europea nei suoi scenari al 2050 prevede la totale decarbonizzazione della generazione elettrica. Alcuni Stati sono andati oltre, come la Danimarca che sulla base delle analisi della propria Commissione sulle politiche dei cambiamenti climatici prevede un percorso per sganciarsi totalmente dai combustibili fossili entro la metà del secolo (...). Naturalmente ci saranno diversi ostacoli a questa transizione, ad iniziare dai potenti interessi coinvolti nella struttura energetica dominante. Ci sono molte infrastrutture, gasdotti, rigassificatori, oleodotti, centrali elettriche che sono in fase di realizzazione o previste entro il 2020 e che avrebbero poco senso nel nuovo contesto. La pianificazione di queste opere andrebbe rivista alla luce dello "scenario 100% rinnovabili", con un drastico ridimensionamento per garantirsi la fase di transizione e una riserva di emergenza. Per questo motivo, al fine di evitare scelte inutili, è importante che su questo tema si apra quanto prima un ampio dibattito anche nel nostro paese».

Un giorno poi qualcuno si occuperà anche della materia, che per inciso sta alla sostenibilità almeno quanto l'energia, anche se tutti sembrano ricordarsene solo sottoforma di rifiuti (urbani ovvio, perché gli speciali poi sono negletti tra i negletti) 

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