[04/08/2011] News

La Cina stipula un accordo per proteggere l’ozonosfera riducendo il consumo di Hcfc

Grazie ad un finanziamento pari a 265 milioni di dollari, stanziato dal Fondo multilaterale per il Protocollo di Montreal, la Cina ha confermato il suo impegno di arrivare a tagliare complessivamente del 17% al 2015 l'uso di idroclorofluorocarburi (Hcfc), gas estremamente pericolosi per i danni che il loro consumo infligge allo strato di ozono che protegge il pianeta, allargando il famigerato "buco", facendo un piccolo passo avanti verso il raggiungimento di un'economia più attenta ai problemi ambientali.

Come evidenziato nel comunicato dell'Unep che riporta la notizia, il colosso asiatico risulta attualmente essere il primo produttore e consumatore mondiale di Hcfc, risultando un freno significativo agli sforzi globalmente condotti per combattere i cambiamenti climatici. Come riportato nella nota Unep, ‹‹negli ultimi anni il consumo cinese di Hcfc si è impennato a causa della sua economia in rapida crescita››. 

‹‹Nel 2009 la Cina ha contribuito per oltre il 58% del consumo di Hcfc nei paesi in via di sviluppo. La Cina utilizza soprattutto gli Hcfc come refrigeranti soprattutto per i condizionatori d'aria e la refrigerazione industriale e commerciale. Questi settori industriali si troveranno dunque ad affrontare la sfida di convertire centinaia di linee di montaggio per congelare i consumi di Hcfc del paese nel 2013, per poi ridurre il consumo da questo livello del 10% entro il 2015, in linea con le misure del protocollo di Montreal per il controllo degli Hcfc››.

Il Protocollo di Montreal, definito nel comunicato Unep come "l'accordo internazionale sull'ambiente di maggior successo" - riprendendo l'apprezzamento fatto a suo tempo dall'ex-segretario dell'Onu Kofi Annan - è un trattato internazionale entrato in vigore nel 1989, e ratificato da 191 nazioni con lo scopo di limitare l'uso delle sostanze chimiche che minacciano lo strato d'ozono; il più significativo risultato ad oggi ottenuto rimane l'accordo raggiunto per la completa messa al bando della produzione di gas Cfc (prevista per il 2030), a loro volta ancora più pericolosi per l'ozonosfera degli Hcfc, con i quali sono stati però sostituiti.

Intanto l'Europa, con una risoluzione approvata dall'europarlamento ormai due anni fa, ha già tracciato la sua via per far uscire gli Hcfc dal novero delle produzioni consentite: non potranno più essere utilizzati a partire dal 2020, accelerando la fase di uscita rispetto a quanto già precedentemente previsto.

Anche la Cina sembra voler intraprendere un percorso simile, benché più lento nei tempi ed incerto nell'effettiva realizzazione. Infatti, attraverso la presentazione di questo piano, la Cina ha fatto una promessa per eliminare del tutto la sua produzione di Hcfc entro il 2030, sempre con l'assistenza del Fondo multilaterale.

Leggendo quanto riportato dall'Unep, si scopre come secondo Maria Nola, la direttrice del Fondo multilaterale, ‹‹l'approvazione da parte della Cina per la graduale piano d'uscita dall'utilizzo di Hcfc piano di gestione rappresenta un risultato straordinario per il Fondo e gli stakeholder che hanno a cuore la riduzione dell'uso di queste sostanze››. Addirittura, nelle parole di Wen Wurui, del Ministero della protezione ambientale della Cina ‹‹il Fondo rende realtà un sogno››.

Prendendo ad esempio questa pur ottima risoluzione che vede contribuire la Cina alla protezione della nostra comune ozonosfera, almeno nelle intenzioni, i pronipoti di Mao dovranno fare i conti con consumi interni in forte aumento, con una domanda esponenziale (vedi link) proprio di frigoriferi (in effetti indispensabili) come di climatizzatori (un po' meno essenziali). Gli occhi e le orecchie del mondo convergono in Asia, sperando che la Cina riesca a superare con più coraggio di noi stati occidentali - che, dall'altro della nostra posizione di paesi sviluppati, siamo ancora in buona parte all'empasse - questi paradossi dello sviluppo.

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