[04/08/2011] News

Come stanno balene e delfini del Santuario dei cetacei Pelagos

Secondo quanto emerge dallo studio "Monitoring Winter and Summer Abundance of Cetaceans in the Pelagos Sanctuary (Northwestern Mediterranean Sea) Through Aerial Surveys", pubblicato da PlosOne, le notizie  per le balenottere non sono buone: i ricercatori italiani e britannici che hanno partecipato alle ricerche aeree spigano che «un semplice confronto dei nostri risultati del 2009 con le informazioni pubblicate delle passate indagini a bordo, sia nella zona dell'intero Santuario che in alcune sue parti, suggerisce una riduzione apprezzabile (forse per un fattore 6) in estate della densità e dell'abbondanza di balenottere nella zona Santuario Pelagos, a partire dai primi anni ‘90. Anche se, come osservato in precedenza, questi dati non sono strettamente e quantitativamente paragonabili, dati i differenti metodi di indagine (aerea vs navale) e le diverse aree del Santuario Pelagos oggetto delle indagini diverse, siamo convinti che il declino apparente è sufficiente a giustificare una certa cautela».

I ricercatori sottolineano che «mentre questa diminuzione osservata di balenottere nel Santuario Pelagos può essere dovuta al fatto che le balene si sono trasferite altrove all'interno del Mediterraneo, la diminuzione dell'habitat primario della balenottera comune deve essere affrontata con cautela, e un calo della popolazione nel Mediterraneo non può essere dato per scontato in questo momento. È importante indagare ulteriormente, poiché, se si tratta di un vero declino della popolazione, poi saranno obbligatorie gravi azioni di conservazione».

«La più nota causa antropica di mortalità diretta di balenottere nel Mediterraneo sono le collisioni con le navi, anche se non ci sono dati sufficienti sia sull'abbondanza di balene che sul numero di morti per determinare se questo rappresenta una minaccia per il livello della popolazione. Il traffico navale in estate all'interno del Santuario è alto e sta aumentando; questo può provocare un aumento delle collisioni (in particolare per i traghetti ad alta velocità) o aumentare il disturbo complessivo (anche da parte delle imbarcazioni per il whale-watching), provocando lo spostamento delle balene altrove. Altri potenziali problemi riguardano più le minacce indirette, come gli effetti delle sostanze chimiche inquinanti sulla riproduzione e la sopravvivenza, gli effetti dell'acidificazione degli oceani o dei cambiamenti climatici sulle prede  e gli effetti sinergici di alcuni o di tutti questi fattori».

Invece per le stenelle striate le cose sembra vadano meglio: dal 1991 ci sarebbe un leggero aumento qualitativo di densità/abbondanza, almeno nell'area nord-ovest del Santuario, mentre «l'abbondanza di stenelle striate sembra essere piuttosto stabile dal 2001». In passato, la minaccia più grave per le stenelle striate del Mediterraneo si pensava venisse dalle catture accidentali nelle reti derivanti che, almeno fino ai primi anni '90, avevano raggiunto livelli insostenibili. Inoltre questi piccoli delfini sembrano essere stati pesantemente colpiti dal virus del morbillo, in particolare nel periodo 1990-92, anche se lo studio non ha potuto ottenere un'accurata stima della mortalità totale «per determinare gli effetti che ci potrebbero essere a livello di popolazione.

Per queste ragioni, è possibile che l'epidemia nelle stenelle del Mediterraneo sia cominciata ad esaurirsi dalla metà degli anni ‘90 e che si sia verificato un recupero delle popolazioni di questi cetacei, anche grazie ai divieti Ue del 2002 per le reti derivanti, ma, dicono i ricercatori «è chiaro che la conformità non è stata perfetta, anche all'interno del Santuario e, a causa dell'illegalità generale, sia l'Italia che la Francia sono state chiamate dalla Commissione europea a garantire il rispetto delle norme Ue. Nel 2009, all'Italia è stato anche chiesto di restituire il fondo comunitario utilizzato per il piano di recupero (Piano spadare), mentre la Francia è stata condannata per la mancanza di controllo sull'uso delle reti derivanti. Detto questo, anche se non esistono buone stime recenti sulla mortalità da catture accidentali, sembra probabile che la mortalità oggi sia inferiore rispetto al passato, e che le reti derivanti e le thonaille (le reti da posta derivanti francese) stiano entrambe scomparendo dal Santuario Pelagos» .

Lo studio  tiene conto anche del recente "List assessments the Mediterranean striped dolphin and fin whale sub-populations" dell'Iucn, che ha definito balenottere e stenelle "vulnerabili" e spiega che la prova indiretta della riduzione della mortalità di stenelle e altri mammiferi marini viene dai dati del network italiano "Monitoraggio degli spiaggiamenti di cetacei sulle coste italiane". Viene però sottolineto che «tuttavia, è essenziale che il monitoraggio delle catture accidentali sia migliorato per permettere di ottenere stime robuste, al fine di esaminare gli effetti a  livello di popolazione. Anche se si sono verificati episodi di morbillivirus più recenti, non sembrano aver portato ad una mortalità al livello di quella precedente. Per questo, le scarse informazioni disponibili non escludono l'idea che le stenelle striate  possono essere in aumento, ma è essenziale che siano raccolti i dati quantitativi su minacce, struttura della popolazione, abbondanza e tendenze, per consentire una valutazione approfondita dello stato delle stenelle striate, dentro e al di fuori del Santuario».

Lo studio apprezza l'attuale impegno del ministero dell'ambiente italiano, che «sta fornendo una base per i programmi di monitoraggio sistematico, che alla fine saranno in grado di valutare le tendenze delle  popolazioni e di quantificare l'impatto delle minacce umane e i potenziali effetti negativi sulle balenottere e le stenelle striate del Santuario Pelagos».

Le indagini aeree estive ed invernali hanno avvistato altre specie di cetacei: tursiope, zifio, capodoglio, grampo e globicefalo, ma le piccole dimensioni del campione di avvistamenti non hanno consentito nessuna stima di abbondanza e densità di questi mammiferi marini. «I dati raccolti durante la sorveglianza aerea forniscono informazioni sulla loro distribuzione e la presenza all'interno dell'intera area del Santuario - spiegano i ricercatori - e saranno utilizzati per la modellazione degli habitat e per le stime future, una volta che ulteriori dati raccolti nel corso altre indagini aeree saranno disponibili».

Torna all'archivio