[01/08/2011] News

Legambiente ha presentato il dossier-denuncia: ĞUn mare di trivelleğ

L'equipe di Goletta Verde, campagna itinerante di Legambiente, durante la navigazione tra il Gargano e le isole Tremiti, ha presentato il dossier "Un mare di trivelle". Quest'area di circa 30mila chilometri quadrati, infatti, rischia di essere invasa dalle piattaforme petrolifere visto che è oggetto di diverse richieste di ricerca di idrocarburi che si sommano ai permessi già concessi. Nel dettaglio, le aree di mare oggetto di richiesta di ricerca sono 39: 21 nel canale di Sicilia, 8 tra Marche, Abruzzo e Molise, 7 sulla costa adriatica della Puglia, 2 nel golfo di Taranto, e 1 nell'Adriatico settentrionale. Sono invece 117 le nuove trivelle che, grazie ai permessi di ricerca di idrocarburi rilasciati fino ad oggi, minacciano il mare e il territorio italiano. Solo nell'ultimo anno infatti, sono stati concessi 21 nuovi permessi di ricerca per un totale di 41.200 chilometri quadrati (kmq).
«Siamo di fronte ad un vero e proprio assedio del Mare Nostrum da parte delle compagnie straniere, che hanno presentato il 90% delle istanze di ricerca nel mare del nostro Paese, considerato il nuovo Eldorado, grazie alle condizioni molto vantaggiose per cercare ed estrarre idrocarburi - ha sottolineato Stefano Ciafani, responsabile  scientifico di Legambiente - Ma, come ripetiamo da anni, il gioco non vale la candela: secondo il ministero dello Sviluppo economico le riserve stimate sono pari a 187 milioni di tonnellate che, considerando il tasso di consumo del 2010 di 73,2 milioni di tonnellate, verrebbero consumate in soli 30 mesi, cioè in 2 anni e mezzo. Proprio per questo anche quest'anno la Goletta Verde di Legambiente è in prima linea per difendere il mare italiano da questo assalto che garantirebbe solo ricchi utili per le società petrolifere, senza tener conto non solo dei rischi per il turismo e la pesca in caso di incidente, ma anche del nuovo modo di produrre energia che deve sostituire quanto prima le fonti fossili».

In Italia nel 2010- informa l'associazione ambientaliste- sono state estratte poco più di 5 milioni di tonnellate di petrolio (4,4 milioni di tonnellate a terra e circa 700mila tonnellate a mare), pari al 7% dei consumi totali nazionali di greggio. Il petrolio dai fondali marini è stato estratto utilizzando 9 piattaforme e 83 pozzi ancora produttivi. La produzione di petrolio off shore, da trivellazione a mare, si concentra in due zone: a largo della costa meridionale siciliana, tra Gela e Ragusa, dove nel 2010 si è prelevato il 54% del totale nazionale estratto dai fondali marini, e nel mar Adriatico centro meridionale dove è stato estratto il restante 46%.

Sono colpite tra l'altro anche le aree marine protette, come nel caso delle Egadi o delle Tremiti sottolineano da Legambiente- Infatti lo scorso aprile il ministero dell'Ambiente, con quello dei Beni culturali, ha approvato la Valutazione di impatto ambientale (Via) relativa ad un programma di indagini della Petroceltic Italia srl in un'area a ridosso delle isole Tremiti.

«Legambiente ha impugnato dinanzi al Tar del Lazio il decreto di valutazione d'impatto ambientale (Via) del ministero dell'Ambiente, scelta condivisa anche con le altre associazioni ambientaliste e la Regione Puglia- ha dichiarato Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia - Ci auguriamo di vincere anche questo ricorso come già fatto lo scorso anno contro il decreto di Via per le ricerche di petrolio a mare tra Monopoli e Ostuni». Sono in particolare due le aziende petrolifere straniere che hanno messo gli occhi sull'Adraitico centro meridionale. Si tratta della Northern Petroleum e della Petroceltic Elsa, a cui Goletta Verde di Legambiente ha assegnato simbolicamente la bandiera nera che le qualifica come"nuovi pirati del mare".  In terraferma in Veneto a chiedere permessi di ricerca è invece la società americana «Aleanna Resources» che aspetta nei prossimi giorni il "verdetto" della Commissione veneta della Via.

Nel dossier, l'associazione ambientalista ha messo ancora una volta in evidenza le contraddizioni che contraddistinguono questo Governo: da una parte il ministro Prestigiacomo ha varato nel 2010 il decreto legislativo 128 che vincola le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi in mare, dall'altra si fanno favori ai "trivellatori".

L'ultimo in ordine di tempo è arrivato il 7 luglio con il decreto legislativo di attuazione della direttiva sulla tutela penale dell'ambiente. «Senza alcun pudore- sottolineano da Legambiente- si è utilizzato un provvedimento che avrebbe dovuto rafforzare le misure di tutela ambientale per inserire un comma che in realtà permette di aggirare il divieto alle attività di ricerca, prospezione ed estrazione di idrocarburi in mare per il Golfo di Taranto. Di fatto, il comma rende nuovamente possibile svolgere attività di ricerca all'interno del golfo, proprio quando tutte le istanze presenti in quest'area erano in fase di rigetto, visti i nuovi vincoli fissati nell'estate del 2010». Legambiente ha ribadito che la ricerca energetica va effettuata in altre direzioni e che il mare Nostrum va tutelato con altri obiettivi. «Nelle Isole Tremiti, come in tutta Italia, il futuro del mare sta nel turismo di qualità e nella pesca sostenibile, non certo nella minaccia di nuove piattaforme petrolifere che rappresentano una seria ipoteca sul futuro delle nostre coste, come ha dimostrato la tragedia ambientale del Golfo del Messico dello scorso anno. Per questo Legambiente- ha concluso Stefano Ciafani -   ribadisce il no deciso all'ipotesi di  nuove trivellazioni nel mare italiano, che garantirebbero solo ricchi affari per le aziende petrolifere senza alcuna ricaduta positiva sull'abbassamento della bolletta energetica nazionale e di quella delle famiglie italiane».

 

Permessi di ricerca rilasciati e istanze di ricerca presentate al 31 maggio 2011
 Adriatico centro meridionale
 5 permessi di ricerca già rilasciati (2.000 kmq di aree marine):
- 1 a Eni (429 kmq) tra Ancona e Macerata (Marche);
- 2 a Petroceltic Italia/Vega Oil (127 kmq) e Medoil Gas (271 kmq) tra Teramo e Termoli (Abruzzo e Molise);
- 2 a Northern Petroleum Ltd (1.469 kmq) tra Monopoli e Brindisi (Puglia). 14 istanze di ricerca presentate:
- 5 in fase decisoria (completato l'iter di approvazione e in attesa del conferimento del permesso): 3 della Northern Petroleum (1.734 kmq) tra Monopoli (Ba) e Brindisi; 2 richieste dell'irlandese Petroceltic Elsa (1.057 kmq) tra Vasto e Termoli;
- 9 in fase di Via: 2 (669 kmq) tra Fano e Ancona; 2 della Northern Petroleum (1.440 kmq) tra Monopoli (Ba) e Brindisi; 1 della Northern Petroleum (745 kmq) di fronte la costa adriatica salentina; 4 della Petroceltic Elsa (1.187 kmq) tra Abruzzo e Molise e l'arcipelago delle isole Tremiti.
Canale di Sicilia
 12 permessi di ricerca già rilasciati (7.452 kmq) 21 istanze di ricerca presentate (9mila kmq), in iter di approvazione
 Alle isole Egadi 6 permessi di ricerca già rilasciati alla Shell Italia E&P, referente unico per il ministero su queste concessioni, e alla Northern Petroleum Ltd.
 Alle isole Egadi 5 istanze di ricerca presentate (2.047 kmq), da Northern Petroleum Ltd (titolare di 4 richieste) e San Leon Energy (1 istanza):
- 2 richieste in attesa della Via;
- 2 sono in fase decisoria (ovvero sono in attesa del decreto di conferimento del permesso di ricerca)
- 1 si trova ancora alla prima fase della richiesta.
Tirreno
 1 permesso di ricerca rilasciato alla Puma Petroleum srl (683 kmq) tra Bosa (Ss) e Cabras (Or) 

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