[01/08/2011] News

Gli stock di pesci possono essere recuperati

Il caso della dinamica transitoria dei merluzzi della Nuova Scozia

Nature ha pubblicato lo studio "Transient dynamics of an altered large marine eco system" nel quale  Brian Petrie e Kenneth T. Frank dell'Ocean sciences division del Bedford institute of oceanography, e  Jonathan A. D. Fisher  e William C. Leggett del Department of biology della Queen's University dell'Ontario, danno la buona notizia che, attraverso una paziente opera di regolamentazione e protezione, gli stock di pesci commerciali di grandi dimensioni possono essere recuperati, ma ci vuole pazienza ed attendere che la natura riprenda il suo corso dopo essersi ripresa della ferite inferte dall'uomo.

«La pesca eccessiva di pesci bentonici di grossa taglia e il loro successiva crollo della popolazione nella Scotland Shelf della costa orientale del Canada e 2 e altrove ha provocato la ristrutturazione dell'intere rete trofica, ora dominata dai planctivori, specie di pesci erbivore e macroinvertebrati - spiegano i ricercatori canadesi -  Nonostante l'imposizione di rigorose misure di gestione in vigore dal primi anni ‘90, l'ecosistema  della Scotian Shelf non è ritornato alla sua struttura precedente».

Gli scienziati canadesi però con questo studio forniscono la prova della natura transitoria di questa perturbazione dell'ecosistema e il ritorno in corso al dominio dei pesci bentonici: «La durata prolungata della catena alimentare alterata, e il suo attuale recupero, era ed è disciplinata dalle dinamiche oscillatorie  dell'accelerato consumo del complesso del  "foraggio" dei pesci. L'esplosione di queste specie, che hanno raggiunto livelli di biomassa del 900% superiori a quelle prevalenti negli anni della fase di pre-collasso  dei  grandi predatori bentonici, è ora in declino, dopo che hanno superato il loro approvvigionamento alimentare in zooplancton. Questo "smorzamento", e la relativa riduzione della intensità di predazione, è stato accompagnato da un aumento ritardato di  abbondanza di specie, sia ai livelli trofici inferiori che superiori, dapprima verificata nello zooplancton e poi nei predatori di grossa taglia, del tutto coerenti con un ritorno verso la precedente struttura dell'ecosistema. Ne concludiamo che la reversibilità di ecosistemi  perturbati può avvenire e che questo fa ben sperare per altre attività di pesca collassate».

Negli anni '70 nelle acque della Nuova Scozia venivano pescate in media 100.000  tonnellate di merluzzi, eglefini ed altri pesci di grossa taglia. Questi anni di abbondanza e di pesca sfrenata hanno duramente colpito l'ecosistema e alla fine questi grossi predatori commercialmente pregiati sono quasi scomparsi. Nel 1993 il governo canadese ha imposto una moratoria sulla pesca al merluzzo nella piattaforma continentale della Nuova Scozia. Malgrado il divieto, la popolazione di merluzzi dello Scotian Shelf continuava a declinare, arrivando a solo il 5% dello stock anteriore al collasso di massa. Quando i grandi predatori sono quasi scomparsi dal mare della Nuova Scozia, sono letteralmente esplose le popolazioni delle piccole specie di pesci, come le aringhe atlantiche. Come spiega Brian Petrie, «I lupi sono partiti ed ormai i conigli possono prosperare».

Ma l'aumento dei piccoli pesci ha provocato un altro guaio: hanno cominciato a mangiare le uova dei merluzzi, rallentando così il recupero che la moratoria sulla pesca voleva innescare.

Ora il pendolo della natura sembra oscillare verso i predatori. Secondo i ricercatori canadesi la Scotian Shelf «E' in grado di supportare 4 milioni di tonnellate di piccoli pesci. Ma tra il 1994 e il 1999, le aringhe ed alter specie di piccolo pesci hanno visto le loro popolazioni crescere fino a 10 milioni di  tonnellate», raggiunto il culmine alle piccole specie planctivore è cominciato a mancare il cibo e il loro numero è cominciato a declinare «Aprendo una finestra di opportunità di circa 10 anni perche le popolazioni di merluzzi ed eglefini possano ristabilirsi».

Su Nature il team di scienziati del Bedford institute e della Queen's University scrive che «Il numero dei merluzzi attuale è il più elevato dal crollo delle popolazioni, mentre l'eglefino si comporta ancora meglio. Ma questo recupero è ancora lontano dall'essere raggiunti», Secondo Petrie, «Le popolazioni di merluzzi e di eglefini sono ancora, in media, due volte inferiori a quel che erano. Però, malgrado la progressiva ricostruzione, l'ecosistema al largo della Nuova Scozia probabilmente non sarà mai più lo stesso. Perché l'eglefino sembra ristabilirsi più velocemente, in futuro potrebbe diventare il predatore  dominante della regione».

Però un altro scienziato canadese, George Rose George Rose, della Memorial University of Newfoundland, smorza gli entusiasmi. In un'intervista a "Actualités news environnement" dice che «L'ecosistema della regione è molto piccolo e numerose delle flotte di pesca  più importanti del Canada potrebbero non rispondere ad una moratoria sulla pesca nello stesso modo. E' una storia interessante ed un utilizzo molto raffinato dei dati disponibili per la regione, ma non risolve un problema ben più importante».

Comunque lo studio canadese traccia un quadro abbastanza confortante sul futuro della pesca mondiale. Se sembra ancora impossibile ristabilire un ecosistema distrutto esattamente come era prima, se si blocca la pesca eccessiva la comunità vivente marina può ritrovare un equilibri stabile, una nuova combinazione predatori - prede. Se la natura viene difesa e lasciata "lavorare" recupera.

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