[29/07/2011] News

Terre rare, le imprese cinesi alle prese con la protezione dell'ambiente

Accordo Mongolia-Cina sul carbone del Gobi

Il ministero cinese per la protezione ambientale ad aprile aveva annunciato che la Cina avrebbe effettuato quest'anno una serie di controlli ambientali nell'industria delle terre rare, comprendenti auto-controlli effettuati dalle stesse imprese, controlli preliminari realizzati dalle autorità provinciali di protezione ambientale e controlli finali a cura del ministero. Le imprese che non passeranno i controlli finali saranno affidate a "società  qualificate" che, come scrive dice l'agenzia ufficiale Xinhua, «le incoraggeranno a rispondere alle norme di qualificazione».

Oggi il China Securities Journal scrive che «le imprese cinesi delle terre rare sono occupate a rinnovare le loro attrezzature produttive e ad installare sistemi di protezione dell'ambiente al fine di rispondere alle norme più stringenti in maniera di protezione ambientale stabilite dal Paese».

Lin Pinguang, segretario generale aggiunto della Jiangxi Rare Earth Industry Association, ha spiegato che «i recenti aumenti dei prezzi delle terre rare hanno permesso alle imprese di formare un capitale sufficiente per modernizzare le loro tecniche produttive», però alcuni esperti cinesi di terre rare avvertono sul China Securities Journal che «gli effetti dei controlli in materia di protezione dell'ambiente potrebbero attenuati dal fatto che il ministero non ha pubblicato le sanzioni nelle quali si incorrerebbe».

Ad aprile il ministero per la protezione ambientale aveva annunciato che «i servizi locali dell'ambiente non approveranno io rapporti di valutazione dei nuovi progetti proposti da imprese che ingannano o falliscono nel passare i controlli». Ma questa misura, come sottolinea il China Securities Journal, «rappresenta appena una minaccia per le imprese che non contano di ampliare la loro produzione o di entrare in borsa. Il ministero deve normalizzare le tecniche di discarica degli inquinanti dell'industria delle terre rare. Le mancanza di direttive ufficiali potrebbe anche avere un impatto negativo sugli effetti dei controlli».

Intanto, mentre affronta i problemi della gestione delle terre rare che hanno molto a che fare con la green economy, la Cina segna un successo per quanto riguarda la materia prima alla base della old economy, il carbone e lo fa in territorio fino ad ora "ostile", la Mongolia.

Infatti una compagnie mineraria mongola ed una cinese hanno firmato un accordo sul carbone per un ammontare di 250 milioni di dollari. Una Cinquantina di alti funzionari mongoli e cinesi, tra i quali l'ambasciatore di Pechino in Mongolia, Wang Xiaolong, hanno partecipato alla solenne firma dell'accordo

Secondo i media della capitale della Mongolia Ulan Bator, «Nel quadro di questo contratto,  l'Aluminum Corp. of China Ltd. (Chalco) acquisterà anticipi per 250 milioni di dollari di carbone "coke" dalla compagnia nazionale mongola Erdenes Tavan Tolgoi (Ett)»,  che detiene la licenza di sfruttamento dei ricchi giacimenti 'di carbone di Tavan Tolgoi nella regione del deserto del Gobi, nella Mongolia meridionale.

I sudcoreani della Korea Resources Corp. (Kores) e le compagnie giapponesi Itochu e Mitsui  hanno già firmato un protocollo d'intesa per l'acquisto del 30 per cento del carbone della  Chalco.

All'inizio di luglio il governo di Ulan Bator aveva annunciato di aver scelto China Shenhua Energy, il gigante minerario Usa Peabody Energy e un consorzio russo-mongolo (Putin si è speso molto su questo fronte) per sviluppare le miniere di carbone del Paese.

La Mongolia mette all'asta le sue risorse minerarie, compreso l'uranio, e cerca dio farlo accontentando i vecchi compagni russi, i nuovi amici americani e gli ex nemici cinesi.

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