[22/07/2011] News

Un nuovo fondo per conservare la biodiversità del bestiame

Sovvenzioni ai Paesi in via di sviluppo

Germania, Norvegia e Svizzera hanno contribuito con un primo stanziamento da un milione di dollari alla realizzazione di un nuovo fondo gestito dalla Fao e destinato ad aiutare i Paesi in via di sviluppo a conservare e utilizzare in maniera sostenibile le loro razze da allevamento.

La Fao spiega che «questo fondo permetterà di finanziare dei singoli progetti sottoposti dai Paesi nel quadro del sostegno al Global Plan of Action for Animal Genetic Resources. Piano concordato a livello internazionale. Adottato da tutti i Paesi membri della Fao nel 2007, questo Piano di azione è diventato uno strumento chiave per la conservazione e l'utilizzo sostenibile delle risorse genetiche animali a livello mondiale, regionale e nazionale».

I progetti possono essere presentati da tutti I Paesi in via di sviluppo e verranno finanziati quelli che saranno operative a settembre. Linda Collette, segretario della Commissione per le risorse genetiche per l'alimentazione e l'agricoltura sottolinea che «il denaro sarà versato sulla base de lettere di intenti tra i Paesi candidati e la Fao, conformemente ad una procedura di selezione innovativa, trasparente ed imparziale condotto dalla Commissione per le risorse genetiche per l'alimentazione e l'agricoltura».

Circa il 21 per cento delle oltre 8mila razze di bestiame del mondo sono classificate come minacciate di estinzione. Ma secondo la Fao «da quando il Global Plan of Action è entrato in vigore, i rapporti dei Paesi sulla situazione delle popolazioni di bestiame migliorano ed indicano un rallentamento del tasso di estinzione».

Irène Hoffmann, capo del servizio delle risorse zoo genetiche della Fao, è convinta che «L'adozione del Global Plan of Action for Animal Genetic Resources, primo quadro convenuto a livello internazionale per la  gestione della diversità del bestiame, è stata una grande realizzazione: una tappa importante per la filiera dell'allevamento e per la gestione della biodiversità agricola. Dal 2007, questo Piano d'azione è diventato uno strumento chiave per la conservazione e la gestione durevole delle risorse genetiche animali a livello mondiale, regionale e nazionale ed ha prodotto una dinamica importante in numerosi Paesi».

L'interesse dei Paesi in via di sviluppo per il Global Plan of Action for Animal Genetic Resources si è manifestato chiaramente con la sua traduzione in 9 lingue parlate in 20 Paesi, mentre lo si sta traducendo in altre 12 lingue. Per la Fao «questo permetterà di accrescere tra le parti interessate la sensibilizzazione per la gestione sostenibile delle risorse genetiche animali».

I governi stanno prendendo importanti iniziative per la messa in opera del Piano d'azione, ma non con lo stesso impegno e velocità e con diverse priorità. «Mentre i Paesi in via di sviluppo puntano a rafforzare i legami tra la diversità genetica, i mezzi di sussistenza e la sicurezza alimentare - dice la Fao -  diversi Paesi sviluppati  mettono in evidenza il legami tra la diversità genetica ed i territori e concentrano le loro attività siullo sviluppo dell'etichettatura e della commercializzazione dei prodotti a forte valore».

Diversi Paesi starebbero rivedendo le loro politiche e strategie di allevamento e 16 governi hanno già approvato strategie nazionali per il miglioramento della gestione delle risorse genetiche animali.

Secondo un'inchiesta informale della Fao, «22 strategie supplementari sono in corso di sviluppo  ed alter 15 sono previste. Le organizzazioni regionali, per esempio l'Ua-Bira in Africa, hanno incluso l'utilizzo e la conservazione delle risorse genetiche nei loro piani strategici recentemente elaborati».

Questi sforzi stanno già dando i primi risultati  ma bisogna incrementarli perché, come sottolinea la Fao, «un l largo ventaglio di risorse genetiche animali è essenziale per adattare e sviluppare dei sistemi di produzione agricola che permettano di rilevare le sfide del cambiamento climatico e della crescita demografica mondiale». Per far questo per la Fao saranno necessari altri contributi al Fondo gestito dall'agenzia Onu  e dovranno provenire da diverse fonti di finanziamento, in particolare dal settore privato, che ha molto da guadagnare dal mantenimento di una diversità genetica che le multinazionali della carne e del cibo hanno così pesantemente contribuito a ridurre.

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