[20/07/2011] News

Il Consiglio di Stato dice sė al rigassificatore di Porto Empedocle

Greenpeace lancia una petizione per bloccare la centrale di Porto Tolle

Nel giorno in cui il Consiglio di Stato accoglie il ricorso presentato dall'Enel contro lo stop alla realizzazione del rigassificatore di Porto Empedocle decretato dal Tar del Lazio del 2010, Greenpeace sferra un nuovo attacco alla centrale a carbone di Porto Tolle proprio mentre il Consiglio regionale del Veneto si riunisce per l'approvazione della legge "salva carbone".

Gli attivisti di Greenpeace hanno portato una barca di carbone davanti al palazzo sul Canal Grande a Venezia con uno striscione inequivocabile: "Il carbone pulito non esiste". Davanti alla sede del Consiglio veneto è stata montata anche una ciminiera alta tre metri e aperto un altro striscione che prendeva di mira il presidente della Regione Veneto: "Il futuro secondo Zaia? Nero come il carbone".
Secondo Greenpeace «quella in discussione oggi è una norma "ad aziendam", o meglio un regalo a Enel: cambiare la legge di un parco già fragilissimo, quello del Delta del Po, per consentire la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle».

Infatti, mentre il Consiglio di Stato dà il via libera al rigassificatore siciliano, ha già bocciato il progetto di riconversione a carbone della centrale n veneta, «vogliono cambiare la legge per aggirare la sentenza e favorire Enel - dicono gli ambientalisti - Questa centrale comporterebbe l'emissione di oltre 10 milioni di tonnellate l'anno di CO2: più di 4 volte le emissioni annuali di una città come Milano. Porto Tolle diventerebbe così la seconda fonte "clima killer" in Italia, dopo la centrale Enel di Brindisi. In più, l'impianto a carbone emetterebbe 2.800 tonnellate l'anno di ossidi di azoto (quanto 3,5 milioni di auto nuove in un anno) e 3.700 tonnellate annue di ossidi di zolfo, cioè più del doppio delle emissioni dell'intero settore trasporti in Italia».

Greenpeace invita a sottoscrivere una petizione online indirizzata al presidente della Regione Veneto. Ecco il testo.

«Onorevole Presidente Luca Zaia, Le scrivo per chiedere che la proposta di legge di modifica dell'art. 30 del regolamento del Parco Regionale del Veneto del Delta del Po, sostenuta da Lei e dalla Sua maggioranza, venga immediatamente ritirata. Quella modifica è stata prevista con un solo scopo: aggirare una sentenza del Consiglio di Stato che aveva già bocciato il progetto di Enel di conversione di una vecchia centrale termoelettrica a olio in una centrale a carbone. Gli altri obiettivi rivendicati con la Vostra iniziativa legislativa sono smentiti da una pluralità di evidenze. Enel ha a disposizione, in situ, il più grande terminal gasifero offshore del mondo, realizzato anche in virtù di un patto territoriale sottoscritto dall'azienda. Una conversione a gas della centrale di Porto Tolle costerebbe, a parità di potenza, circa la metà; occuperebbe poco meno e inquinerebbe molto meno. Se Enel investisse il capitale previsto per la conversione a carbone della centrale (2,5 mld di euro) in fonti rinnovabili, determinerebbe ricadute occupazionali enormemente superiori e questo settore produttivo è fortemente presente nel Veneto. Ancor più favorevoli, in tal senso, si rivelerebbero investimenti in efficienza energetica. Di una centrale di quel tipo, poi, non vi è bisogno né in termini di domanda (in Italia, oggi, vi è esubero di produzione elettrica) né in termini di risparmio (la riduzione dei costi in bolletta prevista da Enel verrebbe annullata dalle sanzioni in cui il nostro Paese incorrerebbe per il superamento delle quote di emissione di CO2 assegnate). La centrale a carbone di Porto Tolle, qualora realizzata, sarebbe la seconda fonte assoluta di emissioni di CO2 nel nostro paese: ovvero, il secondo singolo agente di cambiamento climatico. Produrrebbe un inquinamento atmosferico capace di impattare su un'area estremamente estesa (nell'ordine di centinaia di kilometri) del nord est e della Pianura Padana, aggravando l'inquinamento atmosferico particolarmente nelle aree urbane a causa delle emissioni di composti acidi precursori del PM fine, la frazione delle polveri più pericolosa dal punto di vista sanitario. Le città venete sono già fuori norma sia per il PM10 che per il PM2,5. Il carbone è una fonte in via di progressiva e consistente riduzione d'impiego in tutta l'Unione Europea. Tra il 2000 e il 2010 vi è stato un decremento, nella potenza installata, pari a 9.5 GW; negli stessi anni il trend dell'eolico ha fatto segnare +74.3GW, quello del fotovoltaico +26.4GW (Ewea). Negli USA, dal 2008, non è stato avviato un solo impianto a carbone; 38 progetti già autorizzati sono stati abbandonati ed è stata annunciata la chiusura di altri 48 impianti (Outlook Dimmer for Coal 2010). La prego di considerare questi aspetti, di non condannare la sua Regione e i territori limitrofi a una soluzione regressiva, svantaggiosa per l'occupazione, per il turismo, per l'ambiente e la salute».


Per sottoscrivere la petizione:
http://www.greenpeace.org/italy/it/campagne/Salviamo-il-clima/pericolo-carbone

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