[15/07/2011] News

La risposta di greenreport: privatizzazioni, crisi e pugno di ferro in Bielorussia

Ringrazio l'incaricato d'Affari dell'ambasciata della Bielorussia in Italia per l'attenzione e il tempo dedicato al mio articolo (vedi link) e mi dispiace se non ha gradito i toni, ma devo rassicurarlo sulle fonti: i dati sono tratti dall'agenzia russa Ria Novosti, che non mi pare ostile al governo di Vladimir Putin, anche se i suoi giudizi sulla Bielorussia a volte riflettono i diversi umori dei rapporti tra i due Paesi, non sempre idilliaci.

L'invito alle aziende statali ed alle holding appartenenti ad ambienti governativi russi e kazaki ad acquistare quote importantissime di aziende statali bielorusse è fatto da un alto esponente del governo bielorusso, non certo da greenreport, e forse il signor Mironchik converrà che è abbastanza singolare "privatizzare" vendendo ad aziende statali o monopolistiche di altri Stati, una contraddizione che non riguarda solo la Belarus, ma anche il nostro Paese e altre democrazie a libero mercato, come del resto scritto nell'articolo che non è piaciuto all'ambasciata bielorussa. L'ultima vicenda di questo tipo è il protocollo d'intesa firmato ieri tra l'impresa monopolista-statale russa Gazprom e la tedesca Rwe per una joint venture che dovrebbe gestire centrali elettriche in Germania, Gran Bretagna, Belgio, Olanda e Lussemburgo. La domanda che ci poniamo è: si può parlare di privatizzazioni quando l'acquirente è un'impresa statale, anche se di un atro stato? Oppure si tratta semplicemente di cessione di sovranità e quote di mercato ad imprese che praticano il liberismo all'estero ed il protezionismo in casa propria?

Per quanto riguarda la situazione economica interna della Bielorussia, rimandiamo a quanto reso noto ieri a Minsk da una fonte che spero il signor Mironchik non ritenga inaffidabile ed offensiva:  la vice-presidente del Servizio bielorusso di statistiche Irina Kangro. Così come riporta Ria Novosti, la signora Kangro ha detto che «Nel corso dei primi sei mesi del 2011, la Bielorussia ha conosciuto il suo tasso di inflazione più forte da 10 anni. Nel 2011, il rialzo dell'indice dei prezzi al consumo è stato il più importante da 10 anni. Quest'indice è progredito del 136,2% in rapporto al livello registrato nel dicembre 2010». Prima il ministro delle finanze della Belarus, Nikolai Snopkov aveva detto che «Secondo le nostre previsioni, l'inflazione sta rallentando e si stabilizzerà al 37 - 39% ad un ritmo annuo». Secondo le cifre fornite dal ministero «L'inflazione in Bielorussia ha raggiunto il 33 - 34% nel corso dei primi 6 mesi del 2011, il rialzo più importante è stato registrato a maggio, in seguito all'importante svalutazione del rublo bielorusso».

L'incaricato d'affari dell'ambasciata di Belarus in Italia è certamente più ferrato di me in materia di economia, ma converrà che un aumento del Pil dell'11% non è niente di fronte ad un tasso di inflazione di circa il 35%.

La crisi verticale della Bielorussia sta tutta in queste cifre che sarebbero insostenibili per un Paese dell'Europa occidentale (Grecia, Irlanda, Spagna, Portogallo e Italia sono in crisi per molto meno). D'altronde nello scrivere l'articolo siamo partiti dal ricordo di quanto disse il 25 maggio scorso all'università d'Eurasia Lev Goumiliov di Astana, la capitale dell'amico Kazakistan, un'altra fonte che spero il signor Mironchik non vorrà ritenere inattendibile: il suo Presidente Aleksandr Lukashenko che come riportava l'agenzia Belta, assicurò che «Da fine marzo, la popolazione bielorussa accumula fieramente beni e divise, riducendo una svalutazione della moneta nazionale. Quest'ultima è d'altronde intervenuta lunedì scorso».  Infatti, il 20 maggio, la Bielorussia ha svalutato il rublo del 56% per far fronte ad una gravissima crisi finanziaria. Un dollaro Usa era quotato 4.930 rubli bielorussi invece dei 3,155 rubli di prima della svalutazione. Anche il signor Mironchik ricorderà le file dei bielorussi davanti alle agenzie di cambio nella speranza di accaparrarsi divise straniere. Ria Novosti presentava così la situazione: «I bielorussi si sbarazzano freneticamente dei loro rubli svalutati, svuotando gli scaffali dei negozi. Il Paese comincia a conoscere delle penurie. Il prezzo della benzina è aumentato del 20%. Il Paese ha bisogno di crediti per colmare il deficit del suo bilancio commerciale che, secondo il Servizio bielorusso delle statistiche (Belstat), ha raggiunto i 3,5 miliardi di dollari nel primo trimestre 2011». Non mi sembra il ritratto di un Paese in salute, non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello sociale e democratico.

Infatti secondo un'altra fonte che non credo sospetta, Arkadi Dvorkovitch, consigliere economico del presidente russo Dmitri Medvedev, «Lo squilibrio della situazione finanziaria in Bielorussia fa seguito alla recente elezione presidenziale. Le autorità bielorusse hanno preso una serie di decisioni in seguito alle ultime elezioni presidenziali che hanno provocato, tra l'altro, la destabilizzazione della situazione finanziaria». Però Dvorkovitch, diceva di sperare che «L'aiuto finanziario della Russia e della Comunità economica euroasiatica (Ceea) contribuirà a mettere sotto controllo la situazione»,  del pacchetto di aiuti fanno parte sia i 3 miliardi di dollari stanziati il 4 giugno dal Fondo anticrisi della Ceea per tamponare la crisi bielorussa sia l'accelerazione delle privatizzazioni che il regime di Minsk ha dovuto accettare. Non so se il signor Mironchik conosca la storiella italiana di quello che cascò dall'asino e disse che tanto voleva scendere, ma mi pare che si attagli bene all'improvviso liberismo del governo del presidente Lukashenko.

Vede signor Mironchik, noi non abbiamo nulla contro i popoli della Bielorussia, della Russia e del Kazakistan, che anzi ammiriamo per il loro coraggio e la loro forza e per il contributo che hanno dato per liberare il mondo dal nazi-fascismo, ma crediamo, almeno finché ci sarà consentito il libero esercizio del giornalismo, di poter criticare regimi accusati di falsare le elezioni, che arrestano gli oppositori, che non tollerano manifestazioni di dissenso, che occupano i media e che, come nel caso del Kazakistan hanno scambiato la democrazia con una dittatura dinastica.

Non pensi che le adulazioni del nostro premier Berlusconi a Lukashenko, Putin e Nazabayev rispecchino i sentimenti democratici del popolo italiano, chi scrive si ritrova nei giudizi sul tasso di democrazia del governo del suo Paese che danno l'Unione europea ed organizzazioni come Amnesty International e Transparency International, ma anche con quanto scriveva solo pochi giorni fa un giornale non certo sovversivo come Ria Novosti, molto vicino al governo di Mosca, «Diretta da 16 anni con pugno di ferro dal presidente Aleksandr Lukashenko, la Bielorussia si confronta con una grande crisi economica e finanziaria, che alimenta il malcontento popolare nel Paese».

Forse è proprio in quel pugno di ferro la ragione della crisi economica, democratica e sociale che il popolo della Bielorussia non si merita e dal quale crediamo e speriamo uscirà presto, liberandosi da quella stretta.

Distinti saluti

Torna all'archivio