[14/07/2011] News

Non c’č pace per il nucleare: in Belgio 27 incidenti nel 2010. In Giappone danni alle turbine e pezzi “spariti” a Tokai

Nel 2010 nel piccolo Belgio ci sono stati  27 incidenti nucleari. A dirlo è  la stessa Agence fédérale de contrôle nucléaire (Afcn) nel suo rapporto annuale: si tratta di un aumento di circa il 25% rispetto al 2009.

Secondo il rapporto, «gli incidenti riguardano essenzialmente disfunzionamenti elettrici e problemi di conformità e sono stati tutti classificati a livello 1, cioè delle anomalie tecniche senza conseguenze». L'Afcn sottolinea che «non ci sono state ripercussioni radiologiche nei siti o al di fuori».

La cosa è comunque preoccupante perché il Belgio attualmente ha in funzione 7 reattori, in due sole centrali nucleari: Doel, nella provincia di Anversa, e Tihange, nella provincia di Liegi, che insieme producono il 55% dell'elettricità de Paese.  Il Belgio ha comunque deciso di uscire dal nucleare entro il 2015, ma i tempi saranno probabilmente più lunghi, visto che nel 2009 la prima fase della dismissione è stata spostata avanti di 10 anni.

L'anno scorso il Belgio, sommerso dalle proteste delle associazioni ambientaliste e dei comitati locali, si era impegnato a migliorare la protezione di tutti gli impianti e materiali nucleari entro quattro anni, ma l'aumento degli incidenti nelle due centrali non fa sicuramente ben sperare.

Intanto dal Giappone del disastro di Fukushima Daiichi arriva un'altra pessima notizia che da l'idea di cosa siano in realtà gli "oculatissimi" controlli sulle centrali nucleari propagandati da tutti Paesi e dall'International atomic energy agency (Iaea). Nella centrale di Tokai Daini, nella prefettura di Ibaraki, sono stati scoperti danni alle pale delle turbine del reattore, a quanto pare causati proprio dal sisma dell'11 marzo.

La centrale nucleare sorge a circa 100 chilometri a nord di Tokyo ed è andata in arresto automatico al momento del terremoto/tsunami dell'11 marzo. La Japan Atomic Power Company (Japco), che spingeva anche ieri per riaprirlo subito, ha dovuto ammettere che durante una verifica dell'impianto fatta a maggio, nel corso dei normali controlli di routine, ha scoperto «segni di attrito sulle pale ed in altre parti delle turbine del reattore». La Japco «ritiene che il danno sia stato causato dal sisma 11 marzo, visto che un danneggiamento simile era stato segnalato in un altro impianto nella prefettura di Niigata, come conseguenza di un terremoto nel 2007».

L'utility dice anche un'altra cosa abbastanza clamorosa: «sono state anche trovate alcune parti mancanti  in un dispositivo che inietta del liquido di raffreddamento nel reattore. Inoltre, sono state scoperte rotture in alcune attrezzature collegate alla parte superiore del reattore». La Japco sembra venuta a più miti consigli, e ha assicurato che sta indagando per capire se «tali difetti siano stati causati dal terremoto di marzo». Il gigantesco sisma che ha sconvolto il Giappone ed innescato la tragedia nucleare di Fukushima Daiichi ha poi anche interrotto l'alimentazione esterna dell'energia a Tokai Daini, che ha dovuto affidarsi a generatori di emergenza.

E pensare che solo qualche giorno fa la Japco aveva accolto con evidente irritazione le rivelazioni della Nuclear and industrial safety agency (Nisa) del governo, che denunciava che la resistenza ai terremoti dell'intero sistema elettrico di Tookai Daini era ben al di sotto degli standard nazionali. Eppure, la Japco sapeva già che anche le turbine e l'impianto di raffreddamento avevano subito danni.

A proposito di controlli, la Nisa del Giappone ha annunciato oggi che deve ancora mettere a punto i piani per i controlli di sicurezza delle nuove centrali nucleari, nonostante il governo abbia richiesto di farlo in una settimana, scaduta due giorni fa. Quelli sulle nuove centrali non ancora entrate in funzione dovrebbero essere i primi stress test che verranno poi estesi a  tutti gli impianti nucleari giapponesi. La Nuclear safety commission aveva chiesto alla Nisa  di presentare entro una settimana i metodi e un calendario per i test. Il 13 luglio, il responsabile della Nisa per i disastri nucleari, Yoshinori Moriyama, ha ammesso: «non siamo in grado di dire oggi quando potremo presentare il nostro piano».

Gli stress test, che dovranno verificare se tutti gli impianti e le strutture delle centrali nucleari sarebbero in grado o meno di resistere a terremoti e tsunami simulati al computer, invece che rassicurare l'opinione pubblica stanno diventando un altro motivo di scontro politico. Il premier giapponese  Naoto Kan ha stretto i tempi per cercare di riaprire qualche centrale fermata, ma questo ha creato confusione tra i funzionari delle agenzie governative e aumentato il già diffuso scetticismo e le critiche da parte dei governi locali che ospitano le centrali nucleari. Forse quel che è accaduto a Tokai Daini spiega bene perché in molti in Giappone non amino gli stress test: si rischia di trovare che mancano "pezzi" anche in qualche altra centrale.

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