[12/07/2011] News

I lavoratori di Porto Tolle in mutande contro gli ambientalisti: «Sì lavoro, sì carbone»

I lavoratori della centrale Enel di Porto Tolle hanno utilizzato le modalità e addirittura la stessa simbologia dei blitz ambientalisti per contestare proprio le associazioni ambientaliste e civiche che oggi hanno organizzato a Rovigo il convegno "Carbone preistoria della tecnologia".

I lavoratori Enel e delle aziende dell'indotto si sono presentati davanti ai cancelli della centrale in mutande e canottiera, indossando lettere che formavano lo slogan "Sì lavoro, Sì carbone" e srotolando uno striscione con scritto "Noi 11mila firme, voi 11 bugiardi", che ricordava le adesioni raccolte a favore del "carbone pulito". Non si tratta proprio di una novità: recentemente si sono calati i pantaloni per rimanere a in mutande anche i lavoratori di Porto Marghera.

A dire il vero ci sarebbe anche una sentenza del Consiglio di Stato che, su ricorso delle associazioni ambientaliste, il 23 maggio ha annullato la valutazione di impatto ambientale approvata abbastanza scandalosamente dal ministero dell'ambiente, che era favorevole alla trasformazione a carbone della centrale. Ora Enel e regione Veneto prospettano un disegno di legge che dovrebbe modificare la legge regionale che istituisce il Parco del Delta del Po.

Quindi ci risiamo: è di nuovo scontro tra le ragioni del lavoro e dell'ambiente, e anche se gli ambientalisti e i cittadini che si battono contro la riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Polesine Camerini assicurano che il loro «Non è l' "ambientalismo del No", come comodamente viene indicato dai sostenitori del carbone, così come fino al 13 giugno avevano fatto i nuclearisti».

I lavoratori Enel rispondono che «la riconversione a gas metano che i signori di Legambiente, Wwf, Italia Nostra e Greenpeace vogliono per la centrale di Porto Tolle farebbe solo alzare la bolletta di famiglie e imprese, e porterebbe questo impianto alla chiusura nel giro di poco tempo. Le centrali italiane alimentate a gas naturale, negli ultimi 5 anni, hanno visto diminuire le ore di funzionamento fino al 95 per cento, nel caso degli impianti a gas metano. Una centrale carbone "pulito" di ultima generazione, invece, garantisce un costo di generazione del 20 per cento inferiore a quello di un ciclo combinato a gas, e realizza 3.500 posti di lavoro in cantiere e circa mille stabili durante l'esercizio della centrale, contro i 30 dipendenti di una centrale a gas».

Ma il vero motivo dello scontro sta probabilmente nella frase che chiude il comunicato dei lavoratori Enel: «La crisi ha già messo in ginocchio le imprese del Polesine e andando avanti su questa strada ci lascerà in mutande, se non ci sarà la riconversione a carbone».

Insomma, i lavoratori per difendersi dalla crisi provocata da questo modello di sviluppo appoggiano il modello energetico fossile sul quale quel modello che ha provocato la crisi si basa... E pensare che la protesta di cittadini e ambientalisti del Polesine si basa su una concezione diversa dell'economia che non esclude lavoro e produzione energetica: solo «uno sviluppo realmente sostenibile è capace di assicurare forniture energetiche, occupazione e mantenere buoni livelli di benessere utilizzando prevalentemente fonti rinnovabili»

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