[08/07/2011] News toscana

Arpat sulla pioggia acida a Livorno: Fenomeno conosciuto, causa sconosciuta

L'agenzia 'scagiona' la centrale Enel del Marzocco

Il fenomeno delle ricadute di corpuscoli nella zona di via Salvatore Orlando, a Livorno, «è conosciuto ad Arpat ormai da molti anni». Lo spiega la stessa Agenzia regionale in seguito alle recenti segnalazioni riprese anche da alcuni quotidiani.

Tuttavia non è una novità, spiega infatti Arpat: «numerose sentenze risalenti agli anni 2000 relative a cause di risarcimento danni nei confronti di Enel Spa dovute a danneggiamenti di carrozzerie di auto per ricadute di corpuscoli e presenza di macchie giallo-rossastre indelebili, si sono risolte, in base a svariate perizie tecniche effettuate da consulenti tecnici, con l'impossibilità di stabilire con certezza alcun nesso di casualità tra le emissioni della ditta citata e i danni riscontrati».

Le stesse perizie più recenti, del 2009, aggiunge Arpat, «non arrivano a determinare una causa-effetto al di là di ogni ragionevole dubbio, tra la presenza di macchie di natura diversa (giallo-rossastre, opalescenti, nerastre, neutre) con le emissioni della centrale, e quanto meno a quelle che una pioggia acida provocherebbe, sulla base di una molteplicità di fattori».

Non solo: le macchie azzurre, segnalate in quest'ultimo caso farebbero pensare, continua Arpat, a cause indipendenti dalla presenza della centrale, proprio per le evidenti modifiche intercorse nell'operatività di Enel negli ultimi anni. Nel 2000, infatti, la causa principale veniva ricondotta alle emissioni corpuscolari della centro termo-elettrica ed in operazioni di "soffiatura" delle caldaia, ma nel 2003 queste si sono ampiamente ridotte grazie all'installazione dei precipitatori elettrostatici.

Inoltre con la liberalizzazione del mercato elettrico e l'entrata in vigore della borsa dell'energia con nuove regole di mercato la produzione della centrale ha subito un progressivo calo (circa il 50 per cento rispetto agli anni Novanta, così come si è ridotta la potenza media erogata.

«La situazione relativa agli anni 2010 e 2011 della centrale - scrive Arpat - evidenzia un'ulteriore riduzione della produzione di energia dei due gruppi: nel 2010 infatti le ore di funzionamento complessive di questi sono state 550 ore e circa 300 per l'anno in corso. Buona parte di tali ore sono occorse non per la produzione di energia elettrica, bensì per effettuare i rilievi analitici alle emissioni dei gruppi e per le operazioni di calibrazione e taratura dei Smce (sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni) e quindi sotto controllo analitico delle emissioni durante il funzionamento».

La riduzione delle ore di funzionamento dall'anno 2006 al 2010 è descritta nella tabella nella foto.

Insomma la complessità dei fenomeni di trasporto, diffusione e deposizione delle emissioni delle varie sorgenti nell'area di via Salvatore Orlando rende impossibile individuarne l'origine, e quindi le aziende eventualmente responsabili, anche perché i fattori che determinano un fenomeno come questo sono diversi: l'andamento dei venti e altre condizioni micrometeorologiche, per esempio, come pioggia o radiazione solare. Il tutto, spiega Arpat, perché non è mai stato effettuato uno studio oggettivo.

Resta che nonostante le segnalazioni del fenomeno continuino da dieci anni, lo studio oggettivo non è mai stato effettuato da nessuno, ad eccezione delle consulenze chieste dal tribunale nel corso degli anni in occasione delle cause intentate dai privati. Nel frattempo nella stessa zona sono state autorizzate due nuovi fonti emissive che andranno ad aggiungersi a una situazione già fortemente comprosmessa (non va dimenticata infatti la raffineria Eni di Stagno).

Le nuoe fonti autorizzate dalla Provincia sono due centrali a biomasse, alimentate a olio vegetale peraltro a filiera lunga: una nell'area della ex Carbochimica e l'altra di proprietà di Porto Energia.

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