[08/07/2011] News

Il virus dei conigli minaccia la sopravvivenza della lince pardina, il felino pił raro del mondo

"Basic and applied ecology" pubblica un rapporto ("Short-term responses of mammalian carnivores to a sudden collapse of rabbits in Mediterranean Spain") di ricercatori spagnoli e agentini del Consejo superior de investigaciones cientificas (Csic) e dell'universidad de Castilla-La Mancha dal quale emerge che «la sopravvivenza di molte specie carnivore, compresa la lince pardina e la volpe, dipende dalla loro capacità di catturare la loro preda principale: il coniglio (Oryctolagus cuniculus)».

I ricercatori hanno studiato come il crollo della popolazione di conigli alla fine degli anni Ottanta, provocato dalla malattia emorragica virale (Mev), abbia influito negativamente su alcuni carnivori nel Parco nazionale spagnolo di Doñana. Il declino della popolazione di conigli ha colpito soprattutto la lince iberica o pardina, il felino più raro d'Europa e considerato quello più a rischio estinzione del mondo.

Lo studio ha esaminato la dieta di cinque specie: la lince pardina (Lynx pardinus), la volpe (Vulpes vulpes), la mangusta egiziana (Herpestes ichneumon), la genetta comune (Genetta genetta) e il tasso (Meles meles).

Pablo Ferreras, del centro di ricerca sulle risorse cinegenetiche (Irc), al quale contribuiscono l'università di Castilla-La Mancha in Spagna, il Csic e la Regione Castilla-La Mancha, ha spiegato allo Scientific Information and News Service (Sinc) che «tutti i carnivori hanno ridotto il loro consumo di conigli in seguito alla comparsa della Mev. I dati mostrano che i maggiori cali nel consumo di conigli sono stati registrati tra il tasso e la volpe, con una diminuzione, rispettivamente, dal 71,8 per cento, al 26,2 per ceno e dal 20,2 per cento al 9,8 per cento.

La specie che ha modificato in misura maggiore la propria dieta, al fine di sostentare la sua caccia nonostante il calo della popolazione dei conigli, è stata la volpe. Questo carnivoro ha sostituito i conigli con gli ungulati (sotto forma di carogne), uccelli e piccoli mammiferi. La volpe ha mostrato una risposta numerica alla riduzione dei conigli, con un calo della sua abbondanza durante i cinque anni successivi all'arrivo della Mev. Al contrario, la genetta comune e la mangusta egiziana hanno mantenuto più o meno costante il loro consumo di conigli, sostenendo così le dimensioni della loro popolazione».

Ma la lince pardina non ha potuto cambiare la propria preda principale. Ferreras sottolinea che «nonostante il fatto che la densità dei conigli fosse la più bassa mai registrata in questa area, la lince pardina ha ridotto di pochissimo il suo consumo di conigli, che hanno continuato a costituire la base del 75 per cento della sua dieta. La lince pardina è per necessità una specialista in conigli».

Secondo i ricercatori il sistema sociale di questo felino selvatico è cambiato subito dopo l'arrivo della malattia dei conigli: «Non solo questi animali sono diventati meno territoriali, ma sono aumentate anche le dimensioni dei territori delle femmine. Gli adulti non ancora maturi sono rimasti nelle aree dove erano nati». La situazione già critica della lince iberica «è stata resa ancora più grave, se possibile, dalla sua incapacità di cacciare prede diverse dai conigli. Anche il suo sistema sociale ha ricevuto un duro colpo durante il primo anno del crollo della popolazione dei conigli poiché gli animali giovani non si sono sparpagliati, accrescendo così in realtà la densità locale».

La maggior parte delle popolazioni di conigli nella penisola iberica subirebbe ancora le conseguenze della malattia e secondo la ricerca «la predazione potrebbe influire sul recupero, con i conigli che sono entrati in un equilibrio a bassa densità della popolazione regolato proprio dalla predazione. La carenza di conigli potrebbe "seriamente" mettere in pericolo predatori specializzati come la lince». Per questo sarebbero «necessarie misure di gestione per far aumentare la densità dei conigli» e per questo i ricercatori spagnoli ed argentini propongono di avviare miglioramenti degli habitat o programmi di ripopolamento.

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