[04/07/2011] News

Appello: difendiamo il paesaggio italiano

Il nostro patrimonio paesaggistico e architettonico a rischio se il Senato darà il via libera al Decreto Sviluppo. Firmate l'appello. Dopo l'approvazione alla Camera, è previsto nei prossimi giorni al Senato il definitivo via libera al Decreto Sviluppo e in particolare ad alcuni provvedimenti che aprono uno scenario di grande preoccupazione per il patrimonio paesaggistico e architettonico del Belpaese. La Camera non ha infatti accolto nessun emendamento che ponesse un freno ad alcuni degli aspetti più gravi del Decreto Sviluppo.

In primo luogo il silenzio assenso per qualsiasi intervento edilizio nelle città italiane. Dopo l'introduzione della Dia per larga parte delle opere edilizie e la successiva ulteriore semplificazione con la Scia, si compie un ultimo passaggio che arriva ad introdurre il silenzio assenso anche per le operazioni edilizie più complesse, quelle fino ad oggi soggette a permesso di costruire, e senza intervenire rispetto alle sanzioni o al rapporto con il Testo unico per l'edilizia. Non è una novità assoluta, perché in alcune Regioni è stata introdotta la cosiddetta "super Dia", ma riguarda situazioni nelle quali sono chiare tutte le regole per gli interventi.  E' invece pericolosissimo allargare il silenzio assenso ad ogni situazione edilizia, perché sono troppe le situazioni di Comuni ancora senza piani regolatori di nuova generazione o provviste di regolamentazione con indicazioni generiche, perché il rischio è di trasformare il territorio in un coacervo di interventi privi di un disegno organico, che aggraverà il rischio idrogeologico, oltre ad allargare le maglie all'abusivismo in molte aree del Paese senza dare alcuna risposta alla domanda di certezze che viene da cittadini, progettisti e imprese. 

Forse ancora più gravi sono le diverse modifiche previste al Codice dei beni culturali e del Paesaggio. La prima riguarda l'estensione da 50 a 70 anni della soglia temporale per la quale è possibile sottoporre il patrimonio immobiliare pubblico o di enti no profit, compresi quelli religiosi, ad accertamenti per verificarne il grado di interesse culturale. Le ragioni di tale elevazione sono esplicitate dalla Legge: si vuole accelerare le procedure per realizzare le opere pubbliche e dare massima attuazione al federalismo demaniale. In pratica evitando problemi nel trasferimento o trasformazione dei beni dovuti alla presenza di un vincolo o alla possibilità che il Ministero dei Beni culturali possa in qualche modo intervenire. La seconda modifica è quella che abolisce un obbligo previsto sin dai tempi della Legge Bottai (la 1089/1939) per cui doveva essere informato il Ministero di qualsiasi trasferimento della proprietà dei beni vincolati. In pratica l'amministrazione non avrà più alcuna informazione su chi ha materialmente disponibilità di un bene vincolato, e quindi è responsabile del rispetto delle regole di corretta conservazione dello stesso. Infine la terza modifica riguarda il parere che il Soprintendente è chiamato a dare per gli interventi da attuarsi in aree sottoposte a vincolo paesaggistico, che passerà da vincolante ad obbligatorio con silenzio-assenso dopo 90 giorni dalla ricezione del progetto, una volta che le Regioni abbiano provveduto a rivedere, d'intesa con le Soprintendenze, le loro pianificazioni paesistiche per adeguarle alle nuove prescrizioni  dettate dal Codice in materia.

Ma anche i provvedimenti che vorrebbero spingere la riqualificazione urbana, risultano pericolosi e deludenti rispetto a una prospettiva così importante nel nostro Paese. Sono infatti riproposte misure che hanno già dimostrato tutta la loro inefficacia con il fallimento del cosiddetto "piano casa" varato dal Governo nel 2009, quale che sia il modo in cui sono state recepite dalle Regioni, trattandosi di materia di loro competenza. Le misure di incentivazione volumetrica vengono riproposte allargandole ad ogni funzione, non solo quella residenziale, ma al di fuori di qualsiasi pianificazione comunale se da realizzarsi in aree urbane degradate con deroghe che non fanno che aggrovigliare ulteriormente la giungla normativa e rischiano di ostacolare piuttosto che favorire gli interventi auspicati.  Il giusto obiettivo di un sostegno agli interventi di demolizione e ricostruzione viene introdotto in una legislazione speciale con una ennesima invasione di campo nelle competenze regionali. Quando invece si attende da tempo un intervento legislativo da parte dello Stato per rendere finalmente possibili incisivi interventi di recupero dei tessuti urbani, di riqualificazione per migliorare la qualità degli edifici e dello spazio pubblico, quali il sostegno giuridico alla legislazione regionale in materia di perequazione e compensazione urbanistica  e la regolazione delle nuove forme di finanziamento di infrastrutture e opere pubbliche previste dai piani. 

Chiediamo dunque che nel passaggio del provvedimento al Senato le parti che riguardano gli argomenti sopra menzionati siano stralciate. E che quanto prima si apra un confronto sulla riqualificazione del patrimonio edilizio e delle città italiane che coinvolga Regioni e Comuni, e i diversi interlocutori indispensabili a individuare la strada più efficace per uscire dalla gravissima crisi del settore delle costruzioni nel nostro Paese. Siamo pronti a fornire il nostro contributo, perché convinti che oggi si debba promuovere una profonda innovazione che abbia al centro gli obiettivi che riguardano il clima e la riduzione dei consumi energetici nelle abitazioni - come ci impongono le direttive europee - e la messa in sicurezza statica degli edifici, come purtroppo ci ricordano periodicamente le vicende che si susseguono nel territorio italiano. E che in questa prospettiva sia necessario da un lato dare certezze per la tutela del patrimonio paesaggistico italiano e dall'altro muovere finalmente verso una diffusa rigenerazione delle aree urbane che riesca a restituire condizioni di vivibilità e sostenibilità, innestando nuova qualità e bellezza attraverso l'architettura.

I primi firmatari*

Vittorio Cogliati Dezza, Presidente Legambiente - Federico Oliva, Presidente Istituto Nazionale di Urbanistica -  Angela Barbanente, Assessore all'urbanistica Regione Puglia - Anna Marson, Assessore all'urbanistica Regione Toscana - Walter Veltroni, ex Ministro per i beni e le attività culturali - Roberto Della Seta, Senatore PD, Francesco Ferrante, Senatore PD

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