[01/07/2011] News toscana

Ato Costa: la gestione del ciclo integrato dei rifiuti dopo il referendum

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di Paolo Marconcini, opresidente di Geofor

Nelle settimane scorse si è svolto alla Scuola di Sant'Anna a Pisa la Conferenza Internazionale sulla gestione del ciclo integrato dei rifiuti urbani. Rappresentanti di Paesi europei, dalla Germania all'Olanda, ci hanno parlato delle loro esperienze e delle loro politiche con grande competenza, chiarezza e pragmatismo.

Il Prof. Antonio Massarutto docente di economia dell'Università di Udine e della Bocconi ci ha sintetizzato un quadro molto lucido delle strategie nel settore, comparando diversi scenari integrati, cioè sistemi di gestione che assemblano diverse tecnologie per offrire una soluzione complessiva. Nella consapevolezza che nessuna tecnologia può pretendere di rivolgersi al 100% dei rifiuti, e ciascuna genera scarti e residui che, a loro volta, devono essere smaltiti.

Con buona pace delle tendenze più radicali opposte: sia quelle che puntano ad una soluzione prevalentemente tecnologica e impiantistica basata sull'incenerimento, sia quelle indirizzate verso la strategia definita "rifiuti zero". O quelle che tradizionalmente affidano ai momentanei minori costi delle discariche la soluzione prospettica del problema.

Tanto pragmatismo, la maggior semplicità e chiarezza delle norme di alcuni Paesi europei, la determinazione e la visone strategica delle loro classi politiche dirigenti, l'organizzazione delle loro aziende, l'atteggiamento più "laico" di quelle società civili sarebbe quello che occorre al nostro Paese che invece sopporta l'emergenza rifiuti in diverse aree regionali.
Con questi stimoli vorrei provare a formulare una riflessione e avanzare alcune proposte chiare e possibilmente utili anche per noi che ci accingiamo ad individuare il gestore unico e varare il piano interprovinciale dei rifiuti riguardante l'Ato Costa.

In primo luogo abbiamo bisogno di capire cosa cambia - se cambia qualcosa - nel settore dei rifiuti dopo il referendum che ha abrogato il 23 bis.
Se prevale la legislazione italiana precedente, sembra che l'unico percorso previsto sia la gara "secca" per l'affidamento del servizio (la soluzione adottata con nettezza dall'Ato Sud) e dunque il percorso dell'Ato Costa: Ppi/società mista andrebbe cambiato. Se invece prevalesse la normativa comunitaria entrambe le soluzioni sarebbero possibili, però uscirebbe anche rafforzata la possibilità del ricorso alla soluzione "in house" e ciò indebolirebbe e frazionerebbe molto il cammino, finalmente avviato, della costituzione di tre soli gestori dei rifiuti per la Toscana.
Occorre in proposito un pronunciamento chiaro degli organismi giuridici, del Governo e della Regione.

Per quanto mi riguarda, noi ci stavamo preparando alla gara, ma abbiamo preso sul serio il percorso adottato dai 111 Comuni dell'Ato. Mi sembrerebbe giusto ed utile, per l'ammodernamento e la razionalizzazione del servizio, che proseguisse quel percorso e che proseguissero pure gli altri percorsi deliberati dagli Ato toscani.

E per quanto riguarda la "newco" che si deve costituire per selezionare il gestore unico dell'Ato Costa, continuo a pensare - e non per spirito di campanile - che il modello pisano, che mantiene la proprietà degli impianti preesistenti in mano pubblica, sia una risposta ai risultati referendari e prefiguri una soluzione anche più forte e capace di risolvere il problema dei debiti che, secondo le intenzioni deliberate dai Sindaci, non dovrebbero transitare tutti nel nuovo gestore. Veniamo alle politiche da adottare nel nostro ambito.

Ridurre i rifiuti: per questo occorrono interventi dei Comuni (riduzione o eliminazione shoppers, realizzazione di fontanelli pubblici, riduzione piatti e bicchieri di plastica per le mense ecc.) e leggi regionali o nazionali che attuino il principio della responsabilità estesa del produttore, agendo sulla leva fiscale: penalizzando chi produce imballaggi in eccesso e premiando chi ne fa meno. Le società di gestione possono incoraggiare a monte dei Centri di Raccolta le esperienze socio/economiche di riuso ai sensi della direttiva europea che prevede la preparazione al riutilizzo.

Differenziare e riciclare: per questo bisogna implementare tutti i sistemi di aumento della raccolta differenziata con un' attenzione non solo alla quantità, ma, anche e soprattutto, alla qualità. È necessario prevedere un sostegno pubblico agli acquisti verdi e alla realizzazione delle filiere industriali del riciclo, puntando ad un 50% di effettivo riciclo (per cui occorrono ovviamente più elevate percentuali di differenziazione).

Investire nei nuovi impianti: occorre realizzare tutti, senza eccezione alcuna, i nuovi impianti di trattamento dell'organico previsti intanto dal piano dell'Ato Costa. Da qui e non dalle chiacchiere si misura la reale volontà e capacità di mettere in atto una corretta politica di trattamento differenziato dei rifiuti.
Il progetto del nuovo impianto anaerobico di trattamento dell'organico con produzione di compost e di energia in provincia di Pisa va a gara.

Recupero energetico: la situazione dell'Ato Costa è particolarmente debole. Impianti vecchi, piccoli o fermi. Situazione tendenzialmente critica per le quattro provincie di Pisa, Livorno, Lucca e Massa-Carrara che producono all'anno circa 1 milione di tonnellate di rifiuti solidi urbani e oltre 4 milioni di rifiuti speciali (industriali). La Toscana produce ogni anno all'incirca 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e circa 7,3 milioni di industriali ed ha otto termovalorizzatori per lo più datati e di ridotte capacità.

Premesso che l'area fiorentina, comunque venga disposto l'aeroporto, deve necessariamente realizzare il nuovo impianto, una soluzione si attende nell'Ato Costa e principalmente tra Pisa e Livorno.
Il vecchio termovalorizzatore di Ospedaletto (60 mila t./anno) deve essere "revampato" per essere mantenuto in sicurezza ed efficienza per i prossimi sette anni. Il tempo minimo necessario per realizzare un nuovo impianto a Livorno. E ciò è un problema economico di cui anche il piano interprovinciale si deve far carico (cosa che non mi pare sia prevista).

A Livorno si può scegliere se realizzare la terza linea dell'altrettanto vecchio impianto del Picchianti, zona industriale per la verità piuttosto congestionata e prossima all'abitato, arrivando così solo a 120 mila t./anno, che consiglierebbe il necessario mantenimento di Ospedaletto. Oppure, assai meglio, trovare più coraggio e più soldi per costruire in un'altra area un nuovo impianto di dimensioni europee (almeno di 360 mila t./anno) che sia moderno, sicuro e produttivo e ci metta al riparo da ogni emergenza, affrontando anche il tema dello smaltimento e del recupero dei rifiuti industriali.

Infine la discarica: in Toscana abbiano 21 discariche in cui confluiscono circa il 60% dei rifiuti urbani (per non parlare degli industriali). Lo smaltimento in discarica, nella gerarchia della direttiva europea e della legge nazionale è all'ultimo posto e dev'essere contenuto, quanto all'immissione di rifiuti urbani biodegradabli e rifiuti con elevato potenziale calorico che invece, se non riciclabili, devono andare a recupero energetico.

La discarica in tutta Europa è il sistema meno costoso di smaltimento, per questo "penalizzata" con un sistema di tassazione in quanto, come sostiene Massarutto nella sua analisi, "esercita una sorta di "concorrenza sleale", poiché chi può continuare ad usarla non ha incentivo ad adottare soluzioni alternative e più costose, sopratutto se queste ultime implicano scelte politicamente difficili". E poi, oltre le questioni ambientali, in prospettiva la componente "costo di scarsità", derivante soprattutto dalla scarsità di suolo, determina rendite e costi crescenti.

Tuttavia le tre discariche di rilievo regionale: Terranova Bracciolini, Scapigliato e Legoli sono le migliori per affidabilità ambientale e capienza. Ci salvano di fatto dall'emergenza rifiuti. Quella di Legoli è tra le più qualificate d'Italia e d'Europa. A conti fatti non è pensabile passare da 21 discariche a zero. Dobbiamo consentire l'allargamento di un numero contenuto delle migliori e depotenziare gradualmente le altre.

I comitati, gli esponenti della società civile vanno ascoltati perché esprimono giuste preoccupazioni alimentate da un quadro strategico e politico poco certo, ma non si possono assecondare gli atteggiamenti "nimbysti", gli ancor più disarmanti effetti "banana" (Build Absolutely Nothing Anywhere Near Anything) e l'oscurantismo non sempre responsabile, talora insito in queste posizioni. E' pericoloso.

Chi si oppone alla realizzazione di nuovi impianti e nello stesso tempo al potenziamento programmato di alcune discariche, agitando un ideologico imminente o prossimo avvento del "rifiuto zero" conseguito soltanto con raccolta differenziata spinta ed impianti di selezione meccanico/biologici, sbaglia. In tutta Europa non fanno così, Paesi che da più tempo di noi e ben più di noi riciclano non fanno così. Hanno sistemi integrati delle diverse tipologie impiantistiche, recuperano dai rifiuti materia ed energia, controllano attentamente e riducono le emissioni in atmosfera degli impianti.
Così dobbiamo fare anche noi.

* Presidente Geofor

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