[30/06/2011] News

Governo folle: prima taglia le rinnovabili poi ci ripensa sommerso dalle proteste

Stravolta la bozza della manovra entrata in Consiglio dei ministri, salta anche la tassa sui Suv, ma a pagare per ora sono le regioni

E' fumata nera tra governo e regioni sui contenuti della manovra finanziaria e l'incontro previsto slitta alla prossima settimana. «Sono molto preoccupato perché nella manovra non ci sono iniziative per la crescita ma scelte pesantissime per le regioni» ha commentato il presidente della Conferenza delle regioni, Vasco Errani.

Secondo una bozza della manovra, che è entrata oggi in Consiglio dei ministri gli enti locali contribuiranno per 9,6 miliardi. In particolare, le regioni ordinarie con 800 milioni nel 2013 e 1,6 miliardi nel 2014, le regioni a statuto speciale con 1 miliardo nel 2013 e 2 miliardi nel 2014.

I tagli ai comuni valgono 3 miliardi nel biennio: 1 miliardo nel 2013 e 2 miliardi nel 2014. Le province contribuiranno con 400 milioni nel 2013 e 800 milioni nel 2014.

Ma la bozza entrata in Cdm conteneva anche altre sorprese: ad esempio un taglio del 30% di alcune voci che appesantiscono le bollette elettriche a partire dal 2012. Questa misura (solo in parte positiva) sarebbe fortemente voluta dal ministro Roberto Calderoli. Se venisse attuata consentirebbe un taglio del 3% delle tariffe elettriche nella bolletta finale con riduzioni agli incentivi relativi al Cip6, ai costi per il decomissioning delle centrali nucleari ma purtroppo anche al fotovoltaico.

«Che la bozza della manovra entrata in Consiglio dei ministri contenga anche un taglio del 30% di alcune voci che appesantiscono le bollette elettriche a partire dal 2012, potrebbe essere anche una bella notizia- ha commentato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - Sarebbe ora, infatti, di eliminare i costi inutili in bolletta per le spese per il decommissioning delle centrali nucleari e del Cip6 per le assimilate. Certo, sarebbe invece assurdo andare a colpire il settore delle vere rinnovabili (come il fotovoltaico), visto anche lo scenario che per questo settore si è aperto dopo la recente consultazione popolare. Il governo deve quindi chiarire subito quali sono gli obiettivi dei tagli».

Molto più duro il commento di Fabrizio Vigni, presidente nazionale Ecodem: «Siamo di fronte ad un governo di pazzi. Non ci sono altre parole possibili, di fronte alla proposta di Calderoli di inserire nella manovra un emendamento che colpirebbe a morte le energie rinnovabili. Ma questi qua hanno un'idea di dove sta andando il mondo o no? Uscito di scena il nucleare, l'Italia dovrebbe raddoppiare gli sforzi per le rinnovabili: e questi, invece, pensano bene di affondarle. Vanno fermati, prima che per l'Italia sia troppo tardi».

Il presidente di Legambiente ha poi messo in evidenza le incongruenze di questo governo: «L'Ue ci impone un obiettivo del 17% dei consumi da rinnovabili da raggiungere al 2020 e solo poche settimane fa è stato approvato il quarto conto energia proprio per dare certezze agli investimenti nel fotovoltaico dopo lo stop imposto con il Decreto Roma. Sarebbe francamente assurdo tornare ora a sconfessare le scelte appena fatte da questa stessa maggioranza contraddicendo anche la volontà espressa dai cittadini italiani che votando contro il nucleare hanno evidentemente scelto uno sviluppo basato sulla crescita delle rinnovabili» ha concluso Cogliati Dezza.

La valanga di proteste ha sortito un effetto positivo e fatto compiere l'ennesima marcia indietro all'esecutivo: su iniziativa del ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani è stato stralciato il comma dell'articolo 33 della manovra, che prevedeva, dal 1 gennaio 2012, il taglio del 30% degli incentivi a tutte le fonti energetiche rinnovabili.

Nel lunghissimo valzer dei provvedimenti stralciati - che ha contraddistinto la giornata di oggi - anche la cosiddetta tassa sui Suv, che secondo molti esponenti leghisti "avrebbe solo fatto perdere voti alla maggioranza". Nel momento i cui chiudiamo il giornale (ore 20,00) il consiglio dei ministri ha ripreso i lavori e non ha ancora affrontato le questioni relative alla tassa con aliquota al 35% sull'attività di trading delle banche e quella  dell'imposta di bollo pari allo 0,15% sulle transazioni finanziarie.

La "manovra" che l'attuale governo si sta apprestando a compiere e che in gran parte, con mossa astuta, vuol far ricadere sul prossimo esecutivo, è sicuramente difficile ma per questo è necessaria una guida attenta e sicura che da un pezzo il Paese non ha più.

(articolo aggiornato alle 20,00 a Consiglio dei ministri ancora in corso)

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