[29/06/2011] News

La Tohoku Electric non uscirà dal nucleare

Uno "scandalo" travolge il portavoce della Nuclear and industrial safety agency del governo

Gli azionisti della Tohoku Electric Power Company, che gestisce centrali nucleari nel nord-est del Giappone, hanno respinto la proposta di abbandonare la produzione di energia nucleare. La bocciatura della proposta anti-nucleare è avvenuta oggi, durante  una riunione di circa 1.300 azionisti della Tohoku Electric  a  Sendai, nella prefettura di Miyagi.

Per la prima volta, un gruppo di azionisti dell'utility ha proposto l'approvazione di un ordine del giorno che prevedeva il suo ritiro dalla produzione di energia nucleare. La proposta è stata bocciata a maggioranza. La  Tohoku Electric è già abbastanza nei guai col nucleare: la sua centrale di Onagawa è stata chiusa dopo il terremoto/tsunami dell' 11 marzo e anche gli impianti di Higashidori dell'azienda sono fermi per controlli .

Prima del voto, il presidente della Tohoku Electric Power Company, Makoto Kaiwa, ha detto che «Bisogna prendere l'incidente nucleare in corso presso l'impianto di Fukushima Daiichi della Tokyo Electric Power Company molto sul serio», ma poi, contro ogni evidenza, ha assicurato che la centrale nucleare di Onagawa, immediatamente bloccata l'11 marzo, è del tutto sicura. Poi ha promesso che prenderà misure adeguate contro gli tsunami, come barriere per i due reattori  ed ha chiesto agli azionisti di «Comprendere le necessità degli impianti».

La cosa non è filata liscia perché l'agguerrito gruppo degli azionisti anti-nucleari ha detto che le centrali nucleari sono troppo rischiose e una persona che ha preso la parola all'assemblea ha sottolineato che «L'incidente di Fukushima dimostra che la sicurezza assoluta non esiste», mente un altro ha insistito perché la Tohoku Electric investa sul passaggio dal nucleare alle energie rinnovabili

Ma le preoccupazioni per le utilities nucleari giapponesi sembrano venire più dall'esterno che dalle blindate ed impaurite assemblee dei loro azionisti, anche da quelli che fino a poco tempo fa erano i loro più fidati alleati.

Oggi il network televisivo Nhk pubblica i risultati di un sondaggio svolto tra 29 municipalità che ospitano centrali nucleari (escluse quelle della prefettura di Fukushima) per sapere se permetteranno il riavvio dei reattori nucleari fermati dopo l'11 marzo, è risultato che «Quasi l'80% delle municipalità giapponesi con le centrali nucleari hanno espresso cautela sulla ripresa delle operazioni di reattori sospesi».

Al sondaggio hanno risposto  27 municipalità: 5 hanno detto che per il  momento non avrebbero autorizzato il riavvio dei reattori nucleari, 16 hanno detto di non poter decidere ora. Solo 2 municipalità, quella della città Genkai, nel Giappone occidentale, e del villaggio di Kariwa, nel Giappone centrale, hanno risposto che riavvieranno presto le loro centrali.

Solo il  21% dei sindaci si è detto favorevole alla ripresa del nucleare. Alla domanda su cosa gli amministratori ritengono importante per decidere il riavvio dei reattori, il 64% ha risposto il consenso locale e il 57% ha chiesto anche misure adeguate contro terremoti e tsunami. Secondo quanto riporta Nhk, la maggior parte dei sindaci dice che «Il governo centrale dovrebbe rispondere tutti i loro interrogativi in modo responsabile e in termini chiari».

La Nuclear and industrial safety agency (Nisa) del Giappone sa che il parere delle municipalità avrà un grosso impatto sul futuro del nucleare giapponese e ha detto di «Voler spiegare loro che un incidente del genere di quello di Fukushima potrebbero essere evitato con misure appropriate».

Peccato che in questo momento la credibilità della Nisa sia a zero: oggi ha sostituito il suo portavoce, Hidehiko Nishiyama (Nella foto), per uno scandalo rivelato dalla stampa giapponese. Nishiyama in questi mesi era diventato familiare ai giapponesi per i suoi briefing quotidiani con i media per spiegare la situazione a Fukushima Daiichi e le iniziative del governo per tamponare la tragedia nucleare in corso.

Il portavoce della Nisa il 23 giugno era stato rimproverato direttamente dal ministro giapponese dell'economia, del commercio e dell'Industria, Banri Kaieda, quando un settimanale ha rivelato che l'attivismo dell'alto funzionario della Nisa era solo apparenza.

Kaieda ha detto che l'indagine giornalistica sull'attività di ishiyama  «Dà  l'impressione che non si sia concentrata sul suo lavoro», un'accusa pesantissima in Giappone, soprattutto se fatta da un "superiore".

Nishiyama si è scusato per uno "scandalo" che nell'Italia della cricca e delle indecenze della ricostruzione de L'Aquila non avrebbe raggiunto nemmeno le pagine dei giornali locali, e ha promesso che avrebbe continuato a fare del suo meglio per porre fine alla crisi nucleare. Non è bastato e oggi si è dovuto dimettere da portavoce della Nisa ed è stato rimosso dalla segreteria del ministero. Cose che nell'Italia del bavaglio alle intercettazioni sembrano davvero storie di un manga fantascientifico giapponese.

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