[29/06/2011] News toscana

L’Unesco non dichiara patrimonio dell’umanità aree d’escavazione selvaggia e discariche abusive

Dunque l'Unesco ha bocciato la richiesta del Comune di riconoscere Carrara e le sue cave "Sito Patrimonio dell'Umanità".

Per la Convenzione Unesco del 1972, requisiti minimi di un sito da riconoscere come Patrimonio dell'Umanità sono particolarità di eccezionale importanza culturale o naturale (rientranti in un elenco di 10 categorie), compresi i "paesaggi culturali" risultanti da interazioni significative tra l'attività umana e l'ambiente naturale, nei quali potrebbero giustamente rientrare le cave apuane.

Tuttavia rivestono particolare importanza anche l'autenticità e l'integrità del sito e le misure di tutela, protezione, amministrazione. E qui è cascato l'asino.

La commissione Unesco, infatti, ha fatto presente al Comune che occorrono una governance chiara e definita dei bacini, il contingentamento dell'escavazione e l'assenza di controversie o tensioni sociali con gli operatori socio economici del settore e con il mondo associazionistico.

Com'è chiaro a tutti, nessuno di questi requisiti è neanche lontanamente soddisfatto dalle cave di Carrara. Le vette sono spianate e i versanti sventrati e ricoperti di detriti; le strade ricoperte di fanghi e polveri; sebbene il Regolamento degli agri marmiferi prevedesse il rilascio delle concessioni entro il 1996, le cave operano tuttora senza concessioni; il Regolamento è stato stravolto dal Comune stesso (inspiegabilmente?) a tutto vantaggio degli imprenditori e presenta diversi profili di illegittimità; si opera in un vero marasma regolamentare, segnato da innumerevoli ricorsi; dalle cave scende marmo in blocchi per meno del 20%, mentre l'80% sono detriti, in gran parte impiegati nella produzione di carbonato; sulle tariffe del marmo, stabilite in maniera illegittima, vi è una conflittualità permanente con gli imprenditori; milioni di tonnellate di terre sono abbandonate abusivamente, con la piena complicità del Comune, riducendo le montagne ad un'immensa discarica; la conflittualità è acuta da anni anche con i cittadini e le associazioni, che sono stati costretti a ricorrere al tribunale; da anni il Comune viola l'ordinanza sul fermo camion e si oppone a migliorare l'impianto di lavaggio camion e ad adottare anche misure a costo zero (es. la copertura dei cassoni) per la riduzione delle polveri; la  polizia municipale non adempie il suo dovere di controllare che i camion rispettino l'ordinanza comunale; la città non solo non trae dalle cave il dovuto beneficio, ma è costretta ad indebitarsi per decenni per finanziare la strada dei marmi che servirà agli industriali; e così via, in una situazione di pesante impatto ambientale, esasperazione sociale e illegalità dilagante.

Se il Comune si è talmente assuefatto all'illegalità da trovarla del tutto normale, per l'Unesco il disastro ambientale e l'illegalità non sono normali.

C'è forse da stupirsi se le cave di Carrara non sono state riconosciute patrimonio dell'Umanità? Il mondo è pieno di situazioni di escavazione selvaggia, immense discariche all'aperto, illegalità. Non sono certo uniche né, tantomeno, meritevoli. Perché mai l'Unesco dovrebbe premiarle?

Della candidatura delle cave a patrimonio dell'umanità se ne potrà forse riparlare un domani, se e quando una nuova coscienza civile giungerà a governare la città.

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