[24/06/2011] News toscana

Ruoli e assetti istituzionali in Toscana: attenti a non ripetere vecchi errori

Certo dopo i fatti di Lucca e nel momento in cui si avvia una delicata discussione sui vari ruoli istituzionali, interventi come quello di Maurizio Bettazzi dell'Anci - più che a gamba tesa a bischero sciolto- non aiutano. Alla Marson ha persino ricordato che stia buona perché la regione ha solo 30 anni e i comuni 1000. Insomma stabiliremo ora i ruoli in base anche alla anzianità di servizio come nelle piante organiche.

Che ci siano dei problemi lo abbiamo visto subito e non solo con i comuni. Le province hanno immediatamente  messo le mani avanti, per ricordare che hanno competenze proprio in quell'ambito delicato - e non da ora -  dell'associazionismo intercomunale.

Specialmente  in Toscana -come ho ricordato in altre occasioni- di esperienze e non sempre positive ne abbiamo già fatte ed è bene non dimenticarle. Faticammo non poco a costituire le associazioni intercomunali che qualcuno visionario concepì come prefigurazione del nuovo comune toscano che avrebbe finalmente superato i tanti campanili- e faticammo ancora più a scioglierle. Anche in passato pesò -bisogna ricordarlo- il ruolo delle province prese di mira come enti da abrogare. Abrogazione di cui si è recentemente e di nuovo parlato in Parlamento ed anche a Pontida. Allora perlomeno si tratto di una riflessione istituzionale che impegnò La Malfa e Berlinguer. Ora se ne parla come di merce poco nobile di scambio al pari del parco dello Stelvio svenduto per qualche voto del SVP. Insomma più che dibattito federalista  serio si tratta di scilipotismo alla stregua del trasloco dei ministeri a Monza. Il tema vero e non risolto, neppure in Toscana, neppure dal PIT, neppure dalle legge del 2005, riguarda invece come la dimensione locale ( non solo comuni, come dice la Marson) ed enti che operano su area vasta con competenze pianificatorie, i quali devono raccordare le dimensioni locali con quelle regionali senza accentramenti burocratico amministrativi a Firenze. Per dirlo senza giri di parole; aziende agricole come quelle di Alberese, o ambienti come la Tenuta di  San Rossore non vanno e non possono essere gestiti da Firenze. Ecco le province, ma anche le autorità di bacino, i parchi etc che in questo dibattito quando va bene restano sullo sfondo ai quali invece compete non poco perché un piano come il PIT possa davvero funzionare. Il limite di questo dibattito è che i diversi progetti viaggiano ancora ognuno per conto suo mentre  qualcuno continua a restare nei cassetti.

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