[23/06/2011] News

L'Iaea č un cane da guardia del nucleare che non abbaia (e non morde)

Il segretario generale ammette: «Nei prossimi tre anni al massimo l'Iaea potrebbe testare la sicurezza del 10% delle centrali nucleari del mondo»

Secondo Bellona, l'Ong ambientalista tecnico-scientifica norvegese/russa, la Conferenza ministeriale dell'International atomic energy agency in corso a Vienna, dopo la crisi nucleare di Fukushima Daiichi sta rivelando tutta la sua impotenza. Nella capitale austriaca più di 1.000 delegati partecipano dal 20 giugno alla Iaea Ministerial Conference che terminerà il 24 giugno. Al meeting partecipa anche Nils Bøhmer, il fisico nucleare di Bellona che segue la tragedia nucleare di Fukushima, che ha detto di temere che a Vienna cambierà ben poco: «Troppi hanno troppo da perdere, non rafforzeranno l'Agenzia».

Il tema che domina la discussione è il futuro dell'Iaea nell'era post Fukushima. «Si è sottolineato più volte dal palco che l'Agenzia deve essere rafforzata, come organismo indipendente, e che l'international nuclear safety regime deve essere aggiornato - spiega Bøhmer - Questa è una causa sostenuta anche da Bellona, ma teme che questo concetto possa trasformarsi in chiacchiere inconcludenti durante la conferenza. L'energia nucleare non è sicura, ma un'Iaea più forte con un'attenzione più vincolante per la sicurezza richiesta a livello internazionale, diverse valutazioni di rischio indipendenti, una presenza maggiore per gli incidenti e stress test approfonditi migliorerebbe la situazione. Ma, purtroppo, credo che ci siano troppi Paesi potenti i cui interessi sono in contrasto con questo».

Bøhmer fa anche i nomi dei Paesi capofila dei più riottosi: Russia e Gran Bretagna, che hanno molti vecchi reattori nucleari ancora in funzione: «Sia per i vecchi reattori russi, sia per i reattori britannici Magnox, sarebbe difficile restare in funzione se ci fossero nuovi e più severi requisiti di sicurezza». E Russia e Gran Bretagna non sono due Paesi qualunque: fanno parte del club delle bombe atomiche e sono membri permanenti (e con diritto di veto) del Consiglio di sicurezza dell'Onu, cioè dell'Organismo di cui l'Iaea è un'agenzia.

Bellona Web ha reso noti clamorosi documenti provenienti da Rosatom, la società statale nucleare russa, che ha ammesso in un rapporto presentato al presidente Dmitry Medvedev che dal primo turno degli stress test eseguiti sui reattori russi dopo Fukushima è emerso che la stragrande maggioranza dei reattori russi sono seriamente impreparati ad ogni sorta di contrattempi, comprese le catastrofi naturali.

Secondo molti l'Iaea ha completamente tradito il suo ruolo di "cane da guardia" in occasione del disastro di Fukushima, «L'Iaea è stata fortemente dipendente dalle informazioni da parte del governo giapponese, che, con il tempo, si sono dimostrate estremamente inaffidabile, in ritardo e spesso semplicemente soppresse - rimarca Bøhmer - Durante la crisi di Fukushima, l'Iaea ha sostenuto la ricerca scientifica e le valutazioni della gravità della situazione del Giappone. Questo è inaccettabile se l'Iaea vuole essere un watchdog indipendente che abbia la fiducia della gente. L'agenzia è arrivata sulla scena in ritardo ed è stata in gran parte un'appendice del governo giapponese. Le autorità nucleari in Francia e negli Stati Uniti raccomandano l'evacuazione di una zona molto più ampia rispetto al raggio di 20 chilometri intorno all'impianto che è stato imposto dal Giappone. Gli Usa hanno detto ai loro cittadini di evacuare negli 80 km che circondano Fukushma Daiichi, e la Norvegia ha trasferito la propria ambasciata».

Sotto accusa per la politica "morbida" su Fukushima è soprattutto il segretario generale dell'Iaea, il giapponese Yukiya Amano che proviene dalla lobby nucleare-statale del suo Paese, che ha annunciato la Conferenza ministeriale di Vienna come un meeting importante per il futuro del nucleare e che a lungo ha cercato di prendere la distanza delle politiche sulla sicurezza nucleare che i singoli Stati hanno preso durante la crisi Fukushima.

Amano ha detto al ha detto al board of governors dell'Iaea dovrebbe cambiare il suo ruolo e non essere l'arbitro internazionale della sicurezza nucleare. Nel'estate 2010, proprio in un'intervista concessa a Bellona Web, Amano aveva detto: «Garantiamo assicurazioni solo per la non proliferazione [delle armi nucleari]. La sicurezza è la responsabilità dei Paesi membri».

Il 21 giugno a Vienna la Ministerial Conference on Nuclear Safety ha approvato un documento nel quale si dice che «La comunità internazionale deve adottare delle misure più attive per mettere in atto un regime globale di responsabilità nucleare, che dovrà tener conto degli interessi di tutti i Paesi suscettibili di essere colpiti da un incidente nucleare, al fine di assicurare una riparazione adeguata dei loro danni».

E questa sessione del meeting dell'Iaea ha sottolineato anche «L'importanza della messa in opera di misure nazionali ed internazionali al fine di garantire che i livelli più alti e più robusti siano messi in atto, basati sugli standard dell'Iaea che devono essere costantemente riesaminati e rafforzati».

Ma sembrano solo buone intenzioni per tranquillizzare la gente e i media mentre a Fukushima nessuno sa come mettere davvero sotto controllo la situazione.

Il bluff lo ha rivelato lo stesso Amano, quando ha detto che nei prossimi tre anni al massimo l'Iaea potrebbe testare la sicurezza del 10% delle centrali nucleari del mondo: «Ho proposto ai Paesi che sfruttano l'energia nucleare di accettare dei test regolari che saranno organizzati dall'Iaea. Tuttavia, è impossibile esaminare l'insieme dei 440 reattori del mondo e io suggerisco di farlo su base selettiva. L'Iaea potrebbe testare una centrale nucleare su 10 entro tre anni. Questi sistema può essere messo in opera senza una revisione degli strumenti giuridici esistenti».

Le montagne viennesi sembrano dunque aver partorito il topolino della sicurezza nucleare a campione.

La Iaea Ministerial Conference si trova a fare i conti con le "concessioni" che i Paesi nucleari sono stati costretti a fare per tranquillizzare l'opinione pubblica: le ulteriori prescrizioni di sicurezza post-Fukushima saranno un ostacolo a quello che si pensava fosse un inarrestabile "rinascimento nucleare". Più severe saranno le normative nazionali ed internazionali, più alto sarà il costo dei nuovi reattori.

Bøhmer gira il coltello nella piaga: «Mentre molte centrali nucleari sono mature per essere rimpiazzate a causa dell'età, il livello dei prezzi dei nuovi reattori è già alle stelle e non lascia agli entusiasti del nucleare molto di cui rallegrarsi. In molti vorrebbero vedere una graduale eliminazione dell'energia nucleare nei prossimi anni. Fino ad ora, l'Europa è ad un buon inizio in questo sforzo: la Germania ha votato per chiudere il suo ultimo impianto entro il 2022, la Svizzera per eliminarli gradualmente entro il 2035 e l'Italia, con un referendum a valanga, due settimane fa non ha fatto neppure iniziare la costruzione di centrali nucleari».

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