[20/06/2011] News

La tragedia greca del Belpaese

«La Cina, alla disperata ricerca di uno sviluppo sostenibile, tenta di rallentare per non andare a sbattere. L'incubo globale è che finisca per fermarsi troppo in fretta e prima di essersi realmente sviluppata: condannando il regime che la sostiene, ma imprigionando nella recessione cronica anche le economie democratiche, incapaci di sganciarsi dal disprezzato banchiere autoritario a cui si sono consegnate». Il corrispondente di Repubblica in Cina, Giampaolo Visetti, realizza un'istantanea oggi su Affari & Finanza, che non può non far riflettere.

Soprattutto se la si mette in relazione con la crisi greca (La decisione presa stanotte dall'Eurogruppo di rinviare la nuova trance di prestiti ad Atene in attesa di riforme, ha depresso le principali piazze europee che hanno aperto tutte al ribasso), i debiti pubblici americani ed europei, i taglieggiamenti delle agenzie di rating, i dubbi sulla ‘unione monetaria europea e perfino sulla stessa Ue'. 

Deve far riflettere perché negli ultimi anni la Cina è stata vista sempre di più non solo come il temibile concorrente (anche sleale dal punto di visto delle normative sul lavoro e sull'ambiente) , ma soprattutto come lo sfogatoio per le economie asfittiche dell'Occidente: serbatoio per prodotti di qualità e per mercati ormai di sola sostituzione come quello automobilistico, salvagente delle multinazionali accorse a delocalizzare sulla scorta di miraggi che promettevano abbattimenti delle tasse ma anche di "lacci e lacciuoli" (anche ambientali, appunto).

Invece è successo che in maggio l'inflazione cinese ha toccato il record assoluto (5,5%), che oggi servono 57 anni di stipendio medio per acquistare un appartamento di medio livello mentre nel 2006 ne bastavano 32, che secondo alcuni economisti la bolla immobiliare possa scoppiare da un momento all'altro e che nel 2013 il dragone possa incappare in un grosso rallentamento «perché le statistiche dimostrano - spiega Noriel Roubini -  che un eccesso di investimenti dopo il decollo, conduce le economie ad un brusco atterraggio».

Allora se è vero che in Cina ogni 5 giorni viene inaugurato un grattacielo, e che ogni dieci anni raddoppia il tenore di vita, è anche vero che il monito della banca centrale cinese ha avvisato per tempo: una crescita annua inferiore  all'8% può innescare  rivolte interne di massa, la cui ripercussione immediata sarebbe anche quella di arrestare la difficile e lenta  ripresa internazionale.

In tutto questo scenario, nella nostra piccola Italia sottoposta a rischi continui e reali di declassamento e costretta ad anticipare la manovra da 40 miliardi per rispettare l'equilibrio di bilancio, sembra che la preoccupazione maggiore  sia quella di spostare 4 ministeri  al di là del Po, oppure - a sinistra -  sia quella di rimanere con il cerino acceso in mano, mentre i pochi fautori di un'economia finalmente ecologica si trovano a litigare tra loro sul Manifesto per stabilire se sia giusto o meno usare ancora il termine ‘decrescita' o se essa sia una irrealistica apologia o se infine non sarebbe più opportuno individuare - come greenreport ripete spesso - cosa può e deve crescere anche quantitativamente e cosa non può e non deve crescere anche qualitativamente.

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