[16/06/2011] News

Nucleare francese: l'Epr di Penly mette a rischio habitat e specie protette

Sortir du nucléaire e Greenpeace: facciamo come gli italiani. L'atomo francese un pericolo per i Paesi confinanti

Réseau "Sortir du nucléaire" l'Association de défense de l'environnement d'Envermeu, ha presentato un'istanza al tribunale amministrativo di Rouen per ottenere la sospensione de "l'arrêté de dérogation aux espèces protégées" del 23 marzo 2011, dicendo che questo autorizzerebbe Edf «a portare danno alle specie protette nel futuro sito Epr da Penly».

Ieri è iniziata la prima udienza. Nonostante le voci di rinuncia e le crescenti difficoltà economiche e politico-burocratiche che incontra, il procedimento per costruire l'Epr a Penly continua ed anzi ha subito un'accelerazione con l'ordinanza del Prefetto della Seine Maritime che fissa deroghe riguardo al disturbo delle specie animali protette che il cantiere dell'Epr causerà con la distruzione del loro habitat.

Sortir du nucléaire spiega che «Il centro nucleare di produzione di elettricità di Penly è situato nei comuni di Saint Martin en Campagne e di Penly sulla costa della Manche, nella Seine Maritime. Questo sito è dotato di due reattori ad acqua pressurizzata da 1.300 MW ciascuno, messi in servizio nel 1990 e nel 1992. Il 29 gennaio 2009, Nicolas Sarkozy annunciava la costruzione di un reattore del tipo Epr su questo sito, il secondo in Francia dopo quello di Flamanville. Previsto in origine per accogliere Quattro reattori da 1.300 MW,il sito comprende le fondamenta di 2 reattori mai costruiti.

E' su queste fondazioni che è pevisto che veda la luce il nuovo Epr. Però la natura si riprende sempre I suoi diritti sulle opera umane abbandonate, un certo numero di specie animali e vegetali si sono impiantate in questo luogo. Ora, alcune di queste specie beneficiano di un regime di protezione particolare accordato dal Code de l'environnement. Così, per poter iniziare i lavori preparatori nel cantiere dell'Epr, i suoi costruttori dovrebbero ottenere un'autorizzazione per spostare e forse distruggere queste specie».

Il 19 novembre 2010, Edf ha presentato alla prefettura della Seine Maritime un dossier per sostenere la sua domanda di deroga all'articolo L 411-1 del Code de l'environnement, che protegge la flora e la fauna repertoriate. Secondo gli ambientalisti si tratta di un dossier largamente incompleto che «Si contenta di prevedere qualche misura compensatoria e in particolare delle zone di acqua artificiali per accogliere gli anfibi spostati».

Malgrado decisioni sfavorevoli all'Edf, in particolare quella del Conseil scientifique régional du patrimoine naturel de Haute-Normandie, il prefetto della Seine Maritime ha alla fine accolto la richiesta ed ha autorizzato Edf a derogare rispetto alle norme di protezione delle specie presenti nel sito dove sarà realizzato l'Epr. Réseau "Sortir du Nucléaire" e l'Association de défense de l'environnement d'Envermeu, sostenuti dal collettivo "Stop Epr ni à Penly ni ailleurs" «Non possono accettare che si sacrifichino delle specie rare a vantaggio della costruzione di un nuovo reattore nucleare, totalmente ingiustificato riguardo alle capacità nazionali di produzione elettronucleare già eccedentarie», per questo hanno annunciato di ever depositato insieme il 20 maggio2011, la richiesta di una sospensione urgente dell'esecutività della decisione del prefetto e che cercheranno di ottenerne il completo annullamento.

Gli Epr sono gli stessi reattori nucleari che Berlusconi, Scajola e Romani volevano acquistare da Sarkozy, quelli che il nostro premier assicurò solo pochi giorni fa il presidente francese che sarebbero arrivati in Italia tra un paio di anni se fosse riuscito il trucchetto della finta moratoria per far saltare prima il referendum e poi il quorum. Ed è proprio al referendum italiano (ed ai sondaggi che dicono che nemmeno i francesi non sono più favorevoli alla costruzione di nuove centrali nucleari) che guardano gli ambientalisti di oltralpe.

"Sortir du Nucléaire" «Si felicita messaggio forte inviato dal popolo italiano per l'annullamento dei progetti nucleari in Italia» e ricorda che «Ritornando sulla decisione di uscire dal nucleare adottata nel 1987, ignorando le proterste delle reguoni che rifiutavano l'impianto di siti nucleare, tentando poi di annullare questo referendum del quale presentiva che non gli sarebbe stato favorevole, Silvio Berlusconi non aveva cessato di passare oltre la volontà del popolo italiano. I risultati inequivocabili costituiscono un fermo richiamo all'ordine che il primo ministro non può più permettersi di ignorare. I risultati di quel referendum suonano la campana a morto per l'accordo tra la francese Edf e l'italiana Enel promosso nell'aprile 2010 all''Eliseo dai signori Sarkozy e Berlusconi, che prevedeva la costruzione di almeno 4 centrali nucleari a tecnologia Epr in Italia. Costituiscono anche un riovescio per Nicolas Sarkozy, primo agente di relazioni pubbliche di Areva all'estero. Mentre la Svizzera, la Germania e l'Italia si levano di dosso il nucleare, è più che l'ora anche per la Francia di cambiare era e di uscire dall'atomo al più presto!».

Il portavoce del governo francese, François Baroin, ci ha messo un paio di giorni a rimettersi dalla botta anti-nucleare italiana, ma ieri ha detto che «Il no degli italiani al nucleare non cambierà per nulla la decisione di proseguire la sua strategia di indipendenza energetica attorno a questo tipo di energia», peccato solo che questa presunta indipendenza si basava anche sull'affare da decine di miliardi di euro che gli italiani hanno fatto saltare con più del 94% di Si contro il ritorno al nucleare e che il vento che spira in Europa e nel mondo non favorisca la lobby nucleare francese.

Secondo Yannick Rousselet, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace France, «è tempo che i responsabili politici francesi, e in particolare il governo attuale, escano dal loro accecamento ed evolvano, perché il nostro Paese non resti il troglodita dell'energia».

Greenpeace rovescia quello che è stato uno dei cavalli di battaglia degli astensionisti italiani: «Tre Paesi confinanti con la Francia hanno deciso di non fare più ricorso all'energia nucleare, la giudicano troppo rischiosa per le loro popolazioni. Il territorio francese conta 58 reattori nuclear, alcuni sono situati vicino alle frontier tedesche, italiane e svizzere - spiega Rousselet - Le decisioni dei nostri vicini europei porranno fatalmente dei problemi diplomatici per la Francia. Intestardendosi nella scelta nucleare, I nostril giovernanti fanno correre dei rischi a tutta l'Europa. Come si è potuto, sfortunatamente, constatare a Chernobyl o a Fukushima, quando si produce un incidente nucleare, la contaminazione è totalmente incontrollabile e si estende evidentemente largamente al di là delle frontiere di un Paese. Oggi il problema che si pone per i nostri vicini è quella di sapere se continueranno ad accettare che la Francia faccia correre loro il rischio nucleare mentre hanno deciso di non ricorrere più a questa energia troppo costosa e troppo cara».
Ma il referendum italiano è un vero disatro economico per l'industria nucleare francese e un rischio d i "truffa" probabilmente evitato per il nostro Paese. «Areva perde il più grosso mercato all'estero, la costruzione del reattore Epr è una catastrofe industriale: 4 anni di ritardo in Finlandia e 2 anni in Francia; una catastrofe economica, con un costo astronomico di 6 miliardi di euro, contro i 3 miliardi di euro previsti all'inizio - spiega Rousselet - Il governo deve aprire gli occhi sulla realtà del nucleare, ascoltare il suo popolo e fare la scelta della modernità, abbandonando l'atomo».
Le cifre date dai francesi dimostrano anche un'altra cosa: quanto siano pelosi e falsi i piagnistei post-referendum sul rincaro della bolletta energetica italiana: provate a caricare su quella bolletta i costi di costruzione di 4 reattori Epr da 6 miliardi (minimo) di euro l'uno, e poi vedrete come con il nucleare sarebbe stata ancora più salata...

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