[14/06/2011] News

Coldiretti: dall’agricoltura, in 10 anni, energia rinnovabile pari a quella prodotta da 3 centrali nucleari

Conferma anche Confagricoltura: «Dall’agricoltura il 20% delle rinnovabili entro il 2020»

Dopo l'esito referendario di ieri merita particolare attenzione il convegno promosso da Coldiretti "Per una filiera agricola italiana e rinnovabile" in cui si è parlato del futuro energetico del Paese. Secondo l'associazione degli agricoltori dalle campagne italiane è possibile ottenere nei prossimi dieci anni energia rinnovabile in grado di sostituire tre centrali nucleari con il diretto coinvolgimento delle imprese agricole e senza causare danni al territorio.

«In questo nuovo scenario - ha dichiarato la Coldiretti - l'agricoltura gioca un ruolo decisivo poiché si propone di contribuire al bilancio energetico nazionale con una produzione di energia verde effettivamente sostenibile per l'ambiente ed integrata col territorio, privilegiando l'efficienza energetica anche grazie alla possibilità, tipica degli impianti agricoli di piccole dimensioni, di impiegare l'energia termica prodotta evitando gli sprechi e valorizzando i residui delle attività agricole, forestali e zootecniche».  In base allo studio condotto da Coldiretti, la produzione energetica potenziale complessiva dell'agricoltura al 2020 può raggiungere 15,80 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti petrolio), con un aggiunta quindi di 11,50 Mtep in 10 anni rispetto alla produzione attuale. Il risultato stimato è pari ad un contributo di circa l'8 per cento del bilancio energetico nazionale al 2020.

«Ci sono diversi motivi che ci avevano già convinti che in Italia era meglio tenersi lontani dalle centrali nucleari e investire sulle rinnovabili- ha sottolineato il presidente della Coldiretti Sergio Marini- Innanzitutto c'è il tema della sicurezza che è drammaticamente tornato alla ribalta dopo il disastro in Giappone, che non si può semplicemente liquidare come una questione "emotiva". In secondo luogo sarebbe stato assurdo per l'Italia avviare oggi un percorso che ci impegnerebbe per diversi anni proprio quando molti Paesi, a cominciare dalla Germania, hanno invece deciso in questi giorni di uscire dal nucleare. E' bene tenere in mente anche per il futuro che sulle applicazioni scientifiche che potenzialmente possono arrecare danni planetari, irreversibili e irrisolvibili, come il nucleare e gli ogm - ha concluso Marini - i cittadini hanno il diritto e il dovere di potere decidere se e come ciò che la scienza propone debba essere applicato».

Sul piano ambientale (sempre in base allo studio Coldiretti presentato oggi a Venezia) sviluppando le rinnovabili con il coinvolgimento diretto del mondo agricolo, si potrebbero evitare emissioni paria a 26,37 milioni di tonnellate all'anno di anidride carbonica (CO2), con un impatto occupazionale al 2020 di poco meno di 100.000 unità. Ovviamente questi dati sono interessanti ma è bene capire nel dettaglio come questa energia verrebbe prodotta, quali filiere sviluppate e ribadita la tutela delle produzioni food di qualità.

E sempre oggi un'altra conferma arriva da Confagricoltura, che citando i risultati del Rapporto sulle bioenergie in Italia realizzato con Nomisma, spiega che le potenzialità del settore agricolo sono enormi: con il solo ausilio di colture dedicate, scarti colturali e residui zootecnici sarà possibile arrivare a fornire sino al 20% dell'energia rinnovabile prevista nel 2020.

Sono due gli scenari possibili considerati nella ricerca Nomisma-Confagricoltura. Lo scenario definito ‘ottimistico' prevede lo sfruttamento della metà delle potenzialità rinnovabili in agricoltura. Una quota che garantirebbe al settore non solo l'autosufficienza energetica, ma addirittura la possibilità di creare valore, in un'ottica di "burden sharing" tra settori produttivi. In questo caso la produzione di energia varrà quasi il 20% dell'energia verde prevista in Italia nel 2020, con 4,2 mtep (ovvero 4,2 milioni di tonnellate di petrolio) e il 128,8% di energia verde sul totale del consumo agricolo.

Il quadro ‘pessimistico' definito da Nomisma prevede lo sfruttamento di solo un quinto del potenziale teorico, ma produrrebbe comunque una performance energetica mille volte superiore a quella attuale. In questo caso il risultato sarebbe equivalente a 1,7mtep, un dato che arriverebbe a coprire circa la metà dei propri consumi (e l'1,2% dei consumi finali nazionali).

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