[13/06/2011] News

Battaglia del tonno nella no fly zone della Libia. Sea Shepherd contro i pescatori tunisini

Mentre in Libia continuano i bombardamenti, davanti alle sue coste, nel mare percorso dalle povere imbarcazioni dei profughi che non sempre arrivano sulla sponda italiana del Mediterraneo, si è svolta la prima battaglia di una nuova guerra tra pescatori e ambientalisti: Sea Shepherd ha lanciato l'11 giugno la sua Operation Blue Rage 2011 contro le tonnare tunisine che operano sul banco di Melita, circa 70 miglia nautiche al largo delle coste libiche e 20 miglia all'interno della no fly zone della Nato.

Alle 6 dell'11 giugno le navi Steve Irwin, e Brigitte Bardot di Sea Shepherd hanno dato il via a quella che hanno subito battezzato la battaglia della Costa dei Barbari avvicinandosi alle tonniere con reti a circuizione battenti bandiera tunisina, per controllare le loro operazioni.

La Sea Shepherd Conservation Society, nota per i suoi attacchi alle baleniere giapponesi nell'Artico, assicura di voler controllare solo le operazioni di pesca illegale. Il capitano Paul Watson ha assicurato: «Noi siamo qui per protestare contro la pesca illegale, siamo qui per fermare la pesca illegale, per questo che compie qualsiasi operazione legale non ha alcun motivo di essere preoccupato per la nostra presenza in queste acque».

I pescatori tunisini non hanno creduto molto alle intenzioni pacifiche dei corsari della Sea Shepherd che si stavano avvicinando troppo a 7 imbarcazioni ed a due gabbie galleggianti per i tonni ritenute sospette.
L'atteggiamento dei pescatori era chiaramente ostile e hanno rifiutato di rispondere se avessero a bordo un ispettore dell' International commission on the conservation of Atlantic tuna (Iccat) e si sono opposti a far controllare le gabbie agli ambientalisti.

Intorno alle 9,20 un dei pescherecci ha avvertito via radio la Marina francese che pattuglia la no fly zone che la Sea Shepherd stava attaccando i pescherecci e tagliava le reti, gli ambientalisti dicono che «Questo non era assolutamente vero». Cinque minuti dopo il peschereccio tunisino Tapus si è avvicinato alla Steve Irwin e secondo Sea Shepherd «L'equipaggio ha iniziato a lanciare pietre e maglie di catena in acciaio all' equipaggio di Sea Shepherd in coperta. L'equipaggio della Sea Shepherd ha immediatamente risposto con bottiglie di burro rancido che si sono fracassate sui ponti e le reti a circuizione, per costringerli a fare marcia indietro».

Intanto il gommone Delta della Sea Shepherd cercava di ispezionare le gabbie dei tonni, ma veniva attaccato da due barche tunisine che lanciavano ferraglia sull'equipaggio.
Dalle 9,40 un jet militare francese, probabilmente impegnato nei bombardamenti in Libia, ha sorvolato più volte l'area della "battaglia", probabilmente per documentare la situazione.

Alle 11,30 è arrivato un altro peschereccio tunisino a dar man forte alla flotta e tutte le 8 navi hanno chiesto protezione alla Marina militare francese contro gli "attacchi" degli ambientalisti.

La situazione sembra di stallo: la Sea Shepherd dice che rimarrà con i pescherecci tunisini fino a che non dimostreranno di avere un ispettore Iccat a bordo con cui parlare: «Le normative richiedono a queste navi di avere un ispettore Iccat a bordo. Non abbiamo avuto alcuna risposta alla nostra richiesta di parlare con un ispettore Iccat per determinare la legittimità di questa operazione».

Anche secondo Don Melvin, un giornalista dell'Huffington Post a bordo della Steve Irwin, sono stati i pescatori tunisini ad attaccare per primi la barca ambientalista salpata da Siracusa il 10 giugno per raggiungere la sua nave sorella, la più veloce Bardot Brigitte, a nord delle acque territoriali libiche. Secondo la Bardot nella zona ci sarebbero all'opera più di 20 pescherecci con reti a circuizione e gabbie dove mettere i tonni pescati.

Delle barche intercettate da Sea Shepherd almeno una non era sicuramente autorizzata a pescare tonni e sarebbe questa ad aver probabilmente attaccato per prima gli ambientalisti , mentre un gommone tunisino cercava di bloccare le eliche della Steve Irwin con un cavo. I tunisini hanno chiesto aiuto ai francesi dicendo x che dei subacquei ambientalisti stavano cercando di tagliare le reti, cosa non vera ma plausibile, visto che i volontari di Sea Shepherd hanno minacciato di farlo (e lo hanno fatto in passato), per liberare i tonni, se accerteranno che è in atto una pesca illegale.

Ma stavolta a Sea Shepherd non è riuscito l'effetto sorpresa: si è trovata di fronte dei pescatori tunisini molto aggressivi che li aspettavano (forse avvertiti dai francesi?) e che avevano già messo propri subacquei a difesa delle gabbie con i tonni. Quello che si teme è un vero e proprio corpo a corpo in mare. La Brigitte Bardot continuerebbe a pattugliare l'area e la possibilità di nuovi scontri è molto concreta

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