[10/06/2011] News

Fukushima: la Tepco (ri)prova a smaltire l’acqua radioattiva

I sismologi: «Forte rischio terremoto e tsunami»

Ad ormai tre mesi dal terremoto/tsunami dell'11 marzo e dall'inizio del disastro nucleare di Fukushima Daiichi, la Tokyo Electric Power Company (Tepco) dopo aver esposto alla Nuclear and industrial safety agency (Nisa) le (ennesime) nuove strategie che conta di adottare per evacuare le sostanze radioattive presenti nell'acqua accumulata negli edifici dei reattori e il funzionamento delle attrezzature francesi e statunitensi che verranno utilizzate dalla prossima settimana, ha avviato i test per il trattamento dell'acqua altamente radioattiva.

In un primo tempo si cercherà di estrarre le sostanze grasse dall'acqua radioattiva, prima di trasferirla in una apparecchiatura made in Usa che può assorbire il cesio radioattivo grazie a differenti minerali, in particolare la zeolite. Dopo, l'acqua sarà travasata in un macchinario francese che assorbe le particelle radioattive utilizzando delle sostanze chimiche.

Secondo la Tepco «Questi equipaggiamenti permetteranno di ridurre la concentrazione delle sostanze  tra  un millesimo e 10 millesimi dei livelli attuali». Un dispositivo progettato per rimuovere cesio con zeolite, nel tentativo di determinare se funziona senza problemi. Durante il procedimento dovrebbero essere rimossi anche i sali. Ogni componente del sistema sarà testato per circa una settimana.

Più di 105.000 tonnellate di acqua altamente radioattiva si sono accumulate negli edifici dell'impianto nucleare e stanno crescendo di 500 tonnellate al giorno a causa dell'acqua dolce che viene iniettata nei reattori da tre mesi per cercare di raffreddarli.

Quella della Tepco è ormai una disperata corsa contro il tempo per stabilizzare il cadavere radioattivo di Fukushima, mentre cresce la paura di non riuscire ad impedire che l'acqua radioattiva trabocchi e si sversi nell'Oceano Pacifico entro la fine di giugno. L'utility sta dicendo da settimane di voler trattare 1.200 tonnellate di acqua radioattiva al giorno e di voler mettere a punto un procedimento che le permetta di decontaminare 250.000 tonnellate in un anno da riutilizzare per raffreddare i reattori.

Il network televisivo Nhk avverte però che «Ci sono preoccupazioni, tuttavia, che alcuni dei dispositivi utilizzati nel nuovo sistema potrebbero non soddisfare gli standard governativi per la resistenza sismica». Ma la Nisa dice che «Data l'urgenza della situazione, non vi è altra scelta che usare le attrezzature progettate per un uso industriale generale».

Peccato che proprio oggi un gruppo di sismologi giapponesi abbia detto che «Importanti scosse di assestamento del terremoto dell'11 marzo potrebbero ancora verificarsi in mare al largo della costa nord-orientale del Giappone».

Il comunicato dei sismologi è il frutto della riunione di ieri del Earthquake research committee del governo giapponese che ha esaminato che l'impatto del sisma di marzo sulle attività sismiche del Paese.

Il panel governativo dei sismologhi ha detto che «Scosse di assestamento di magnitudine 7 o più forti potrebbero colpire le aree di mare al largo della costa del Pacifico nord-orientale del Giappone. In alcune aree marine  vicino alla Fossa Giappone, potrebbero verificarsi terremoti importanti accompagnati da tsunami».

Secondo l'Earthquake research committee si potrebbero presentare gravi problemi anche a terra: «Il rischio di terremoti da alcune faglie attive nelle zone interne è più alto rispetto a prima». Una frattura pericolosa è proprio quella ai confini tra le prefetture di Fukushima e Miyagi, altre due faglie a grave rischio sono quelle tra la parte occidentale di Tokyo e la vicina prefettura di Saitama e quella che attraversa Prefettura di Nagano.

Il capo del panel governativo, Katsuyuki Abe, ha invitato tutti ad essere molto prudenti, avvertendo che «Sebbene il numero di scosse sia in calo a quasi 3 mesi dal disastro di marzo, scosse di assestamento possono avvenire ovunque».

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