[25/05/2011] News

La società civile afghana si incontra a Roma per discutere di democrazia, pace e sviluppo

E' in corso a Roma la prima Conferenza internazionale delle organizzazioni della società civile afgana alla quale partecipano 21 delegati di organizzazioni della società civile afgana: sindacati, Ong, associazioni culturali, network di donne, ospitati da Afgana, rete italiana di giornalisti, accademici e organizzazioni sociali italiane, in collaborazione con la Ong italiana Intersos, parte della rete Link2007. Alla conferenza partecipano anche altre Ong italiane ed europee, «Per formulare una strategia comune per rafforzare le organizzazioni afgane e favorire la loro partecipazione attiva ai processi decisionali nel Paese e il processo di pace».

La Conferenza internazionale di Roma  è il seguito di quella di Kabul del 30 e 31 marzo, e è organizzata nell'ambito del progetto "Rafforzare la società civile afgana" , promosso da Afgana e Intersos con un finanziamento della Direzione generale cooperazione allo sviluppo del ministero degli esteri.  Alle due giornate di lavori parteciperanno anche alti rappresentanti di alcune rilevanti istituzioni internazionali presenti in Afghanistan e del governo italiano. Due giorni per tornare a parlare di Afghanistan e per far conoscere in Italia e in Europa il ruolo essenziale svolto dalle organizzazioni della società civile afgana.

Gli organizzatori della Conferenza sottolineano che «L'Afghanistan necessita del rafforzamento della variegata e diffusa iniziativa della società civile, nelle sue forme organizzate e rappresentative, e della loro valorizzazione a livello nazionale, provinciale e distrettuale. Le organizzazioni afgane sono infatti impegnate nei settori chiave, sociale, economico, culturale, dell'informazione, dei diritti umani, delle pari opportunità, della promozione della donna, dell'educazione ecc., ma la comunità internazionale e lo stesso governo afgano non hanno ancora riconosciuto, in modo adeguato, il loro fondamentale e imprescindibile ruolo nella costruzione del nuovo Afghanistan»

Nino Sergi, presidente di Intersos, ha dichiarato che «Per noi questa Conferenza internazionale rappresenta la positiva conclusione di un lungo cammino di partnership con le organizzazioni afgane che ha visto rafforzarsi i legami e la comprensione reciproca - ha detto Nino Sergi, presidente di Intersos - Ma rappresenta anche l'inizio di una nuova fase che punterà, nel 2012, al loro sostegno soprattutto a livello provinciale grazie a programmi di formazione, scambi di esperienze e al consolidamento delle loro reti aggregative».

Ieri  la delegazione afgana è stata ricevuta al Quirinale dal Presidente della Repubblica e Emanuela Giordana, portavoce di Afgana, ha consegnato il seguente messaggio  a  Giorgio Napolitano: «A nome di Afgana, una rete della società civile italiana che dal 2007 lavora in Afghanistan, voglio ringraziarla, presidente, per questo invito alla delegazione della società civile afgana che rappresenta associazioni, sindacati, organizzazioni non governative, professioni e cittadini impegnati nella ricostruzione del paese. Prima di tutto vorrei dirle che il suo invito in questo luogo non dimostra solo l'attenzione al tema dei diritti e della pace che lei ha personalmente testimoniato nella sua carriera politica ma la sensibilità della più alta istituzione italiana verso la voce e l'impegno della cittadinanza afgana. Una voce e un impegno che vengono dal basso e che noi riteniamo inascoltato e non sufficientemente considerato e sostenuto dalla comunità internazionale. Per tre giorni queste persone sono nel nostro paese a spiegare i timori legati a un possibile disimpegno dall'Afghanistan che, seguendo il ritiro annunciato delle truppe straniere, possa significare un lento ma inesorabile abbandono di oltre trenta milioni di persone. La società civile afgana teme dunque che la ricostruzione civile e il processo di riconciliazione nazionale possano nuovamente tornare in balia di forze oscure e nemiche e precipitare il paese in un nuovo caos. Teme la perdita di diritti faticosamente acquisiti e un oblio che, annullando queste conquiste, impedisca al paese un futuro di pace e di sviluppo. Come società civile italiana, presidente, siamo qui a chiederle il suo impegno e la sua attenzione perché la parola transizione non significhi abbandono. Siamo qui a chiederle un occhio vigile che consideri i cittadini, le donne, i lavoratori nelle città e nelle campagne afgane. Un impegno che si traduca in un sostegno attivo e di lunga durata che accompagni un futuro ancora incerto e difficile testimoniato qui dalla delegazione che lei ha voluto ricevere. Come società civile italiana non abbandoneremo i nostri amici afgani. Vorremmo che all'interno del proprio paese i rappresentanti della società civile avessero le garanzie di una partecipazione effettiva nel processo decisionale e che la parola democrazia acquisisse il senso reale di una condivisione di responsabilità nelle scelte future del paese. Come cittadini italiani ci impegneremo nella costruzione di una Casa della società civile che possa essere luogo fisico di aggregazione e difesa dei diritti e anche segno tangibile del nostro appoggio. Ma siamo qui a chiederle anche il suo. Siamo qui a chiederle, presidente, che l'Italia faccia la sua parte e continui una tradizione che ci ha visto ospitare due re afgani in esilio. Un impegno che deve continuare più che mai sul piano civile della ricostruzione e del sostegno a coloro che oggi sono qui davanti a lei e che, nei fatti, ancora non sono sufficientemente considerati tra i protagonisti ineludibili del processo decisionale, di riconciliazione nazionale e dello sviluppo dell'Afghanistan».

Nel primo giorno di lavori sono stati trattati differenti temi: dalla situazione regionale alla questione della rappresentatività della società civile afgana; dal ruolo delle donne a quello dei sindacati, dalla giustizia transizionale al ruolo dei media indipendenti e delle organizzazioni tradizionali.

L'obiettivo dell'intero percorso è quello di rafforzare il ruolo e la capacita delle Organizzazioni della società civile afgana per consentirne la piena partecipazione nel processo di decisione politica e di pacificazione in corso nel paese.

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