[23/05/2011] News

Acqua: il comitato referendario "2 Si per l'acqua bene comune" avanza la sua proposta di finanziamento del servizio idrico

Secondo una stima fatta dal Blue-Book 2009, edito da Anea (Associazione nazionale autorità ed enti di ambito) e dal centro di ricerca Utilitatis, l'ammontare degli investimenti per il servizio idropotabile nei prossimi 30 anni, ruota intorno ad una cifra di circa 60 miliardi di euro. In particolare su questo punto i sostenitori del "No" al referendum sull'acqua che si terrà il prossimo 12-13 giugno, incalzano il Comitato referendario "2 Si per l'acqua bene comune" su come si può finanziare il servizio idrico senza l'aiuto dei privati considerata la mole degli investimenti.

Una risposta è venuta nei giorni scorsi dal Comitato del Sì che ha organizzato il convegno "Come finanziare il servizio idrico integrato: proposte per un nuovo piano di investimenti nazionale" in cui sono stati presentati i risultati di uno studio dedicato al tema. In sede di analisi, sotto accusa è finito il meccanismo che, dal 1994, prevede che tutti i costi di gestione e investimento delle reti idriche vengano corrisposti dai cittadini attraverso le bollette. Cioè il cosiddetto full recovery cost, che secondo il Comitato "2 Si per l'acqua bene comune"  è stato un vero "fallimento" del meccanismo tariffario.

«Questo giudizio non è pregiudiziale dal 1994 ad oggi, ha dato prova di risultati disastrosi. Da un lato, questo meccanismo ha determinato un forte incremento tariffario, almeno del 60%, dall'altro, assistiamo ad un crollo degli investimenti, che sono scesi dei 2/3. Inoltre, perché possano 'stare in piedi' i modelli economici basati sul full recovery cost, vengono ipotizzati anche consumi idrici in crescita dell'1% all'anno per i prossimi vent'anni. Ciò significa che questo 'modello' è socialmente insostenibile, economicamente inefficiente e disastroso da un punto di vista ambientale».

L'analisi critica è stata poi accompagnata da una controproposta  che si basa sulla finanza  pubblica e la fiscalità generale. «Quando ragioniamo su un 'bene comune', su un servizio pubblico che deve garantire diritti di cittadinanza, è necessario l'intervento della finanza pubblica. Abbiamo costruito un meccanismo che si misura con due vincoli, il deficit e il debito pubblico, e l'intervento è pensato per non gravare né su l'uno né sull'altro. L'altro vincolo, è che l'intervento coperto grazie a risorse della fiscalità è a saldo zero. Le risorse utilizzate o sono prese da nuove entrate, o prevedendo minori spese in altri settori». Secondo lo studio si pensa di elaborare un "Piano straordinario di investimenti" nel settore idrico che ipotizzi di realizzare circa 40 miliardi di euro nei prossimi 20 anni, concentrandoli  alla ristrutturazione delle reti, nei primi anni, operazione guidata da  una sorta di Cabina di Regia nazionale composta dai ministeri dell'Ambiente, dello Sviluppo economico e degli Affari regionali, con lo scopo di selezionare e attualizzare gli investimenti riformulati dagli Aato (Autorità di ambito territoriale ottimale), che potrebbe anche svolgere il ruolo di Osservatorio del settore idrico, con lo scopo di mettere a punto un sistema informativo adeguato e oggi inesistente. Nello specifico la proposta del Comitato referendario "2 Si per l'acqua bene comune"  si basa sulla fiscalità generale che viene utilizzata per coprire gli investimenti in nuove opere e poi sulla finanza pubblica.

«Lo strumento che abbiamo ritenuto più idoneo è il prestito irredimibile, che come è noto è un prestito che non da diritto alla restituzione del capitale, e per questo paga un interessa alto. Il prestito irredimibile dovrebbe raccogliere circa 20 miliardi di euro, la metà rispetto al totale degli investimenti. Il costo degli interessi, del 6%, viene caricato sulla tariffa e non genera debito pubblico. Con questo strumento mobilitiamo le risorse necessarie per la ristrutturazione. Complessivamente stimiamo, per la copertura di questi costi, un utilizzo di circa 2,7 miliardi di euro all'anno». La tariffa secondo la proposta del Comitato  interviene per coprire i costi operativi del servizio più i costi degli interessi relativi al capitale derivante dall'intervento di finanza pubblica. La copertura dei 2,7 miliardi dato che non si deve incrementare il debito pubblico, potrebbe venire da entrate per la lotta all'evasione ed elusione fiscale, dalla riduzione delle spese militari, da tassa di scopo sulle bottiglie in pet, ed altri interventi che sono accompagnati da cifre nello studio che è stato presentato. «Il complesso di questi interventi, il prestito irredimibile più la manovra sulla fiscalità, dà la copertura degli investimenti. E li dà in termini certi e in termini accelerati: secondo i nostri calcoli, 23 miliardi di euro potrebbero essere spesi nell'arco di 4-5 anni. Per questo il nostro è un 'Piano straordinario', quindi, perché il meccanismo svolge una seria funziona anti-ciclica. Calcoliamo che  si possano produrre 200mila posti di lavoro in più, tra diretti e indotto» hanno concluso dal Comitato "2 Si per l'acqua bene comune". Vedremo in seguito se questa proposta sarà praticabile, ma un aspetto di carattere generale sulle cifre che circolano in merito agli investimenti va sottolineato: non c'è ombra di dubbio che nei prossimi anni ci vorranno parecchi miliardi di euro per avere un servizio idrico all'altezza di un Paese avanzato, ma è bene analizzare i singoli Piano di ambito  per vedere come vengono individuati gli investimenti, visto che sono incentrarti su grandi infrastrutture di collettamento e sbilanciati sulle nuove opere piuttosto che sulla manutenzione straordinaria.

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