[20/05/2011] News

Il nuovo conto energia, pił problemi che rimedi (II)

(continua). Il sistema sino ad oggi è stato macroscopicamente squilibrato a vantaggio dei grandi e grandissimi impianti da uno o più megawatt, con un investimento medio di capitali intorno ai 3,5 milioni di euro per megawatt. In Sicilia un impianto fotovoltaico ha assicurato annualmente qualcosa come 600-700 mila euro di ricavi per megawatt installato per un periodo di vent'anni. Un impianto da 3 megawatt fa incassare annualmente dai 2 ai 2.5 milioni di euro l'anno a fronte di un investimento complessivo di 9-10 milioni di euro. A 6-7 anni è tagliato il traguardo del punto di pareggio e per i restanti 15 anni si incamerano 30-40 milioni di euro tra incentivi e vendita dell'energia sul mercato (rapporto di 3 a 1). In termini molto semplificati e al netto delle attualizzazioni significa un rendimento del capitale tra 15 e il 20% l'anno.
La riduzione graduale della tariffa è quindi comprensibile e condivisibile. Meno, molto meno, lo è il "decalage" semestrale che subordina le condizioni di stabilità e certezza dell'incentivo e, conseguentemente, di una corretta pianificazione finanziaria e della stessa fattibilità dell'investimento, a imprevisti, sempre presenti, di natura sia tecnica sia burocratica.
Il decreto 5 maggio 2011 introduce, come accennato in precedenza, un'interessante novità: il registro informatico per i grandi impianti. L'obbligatorietà dell'iscrizione al registro garantirebbe migliori condizioni di trasparenza e controllo e renderebbe più difficoltosa la pratica abusata e incontrastata della vendita delle autorizzazioni. Il decreto introduce infatti il principio della non trasferibilità a terzi dell'iscrizione nel registro. Questo meccanismo complica, e non poco, la pratica elusiva del trasferimento del titolo abilitativo (autorizzazione unica) attraverso la vendita della società che lo ha ottenuto. Ma questo vantaggio apparente sembra discendere più dalla farraginosità e complessità del meccanismo che introduce il decreto, piuttosto che da una soluzione in senso tecnico al problema. La previsione di finestre temporali molto restrittive per la presentazione delle domande di iscrizione al registro informatico dei "grandi impianti" sembra deliberatamente concepita per dissuadere chiunque coltivi il desiderio di diventare produttore di energia solare. In questo modo, l'uccisione del bambino nella culla impedirà che un giorno questo possa diventare un pericoloso delinquente.
Vediamo di spiegare meglio il concetto.
In passato, il meccanismo di accesso agli incentivi per il fotovoltaico ha favorito la nascita di un mercato drogato e inquinato da comitati d'affari più o meno illeciti che è attecchito attraverso la formazione di un vero e proprio mercato parallelo, quello degli sviluppatori locali: tecnici e mediatori di ogni livello e tipo, che curano sul territorio le pratiche per il rilascio delle autorizzazioni. Questo mercato vale circa 300-400 mila euro per megawatt di impianto autorizzato sulla carta.
I sistema è ormai ben rodato. Ottenuta l'autorizzazione alla realizzazione dell'impianto, la società che detiene il titolo abilitativo viene venduta a un terzo (investitore finanziario o industriale). La costruzione e l'esercizio dell'impianto sono affidate nel primo caso ad un rete di appaltatori e subappaltatori locali. Nel secondo caso invece l'azienda industriale esegue i lavori e gestisce l'impianto avvalendosi pur sempre di subappaltatori locali.
In questo meccanismo si creano i presupposti, in molti casi tradottisi sul campo in arresti e inchieste della magistratura, per attività estorsive e corruttive: estorsive soprattutto nella fasi di acquisto dei terreni su cui andranno realizzati gli impianti, corruttive in quelle di ottenimento dei pareri e nulla osta necessari a realizzarli. Per restare ancorati alla più stretta attualità si segnala in Sicilia il caso del deputato regionale del PD Vitrano e del mediatore l'ingegnere Ingrassia.
Il nuovo Conto energia dovrebbe contrastare l'ulteriore proliferare di queste pratiche, ma, come detto, la cura rischia di rivelarsi peggiore del male. Rendendo meno certe e stabili le regole del gioco, ossia se e con quale tariffa l'impianto entrerà in esercizio, è probabile che la compravendita della società costituita dai mediatori e affaristi locali con in pancia l'autorizzazione, avverrebbe in condizioni di relativa incertezza sia rispetto ai tempi, con riferimento alla finestra temporale di accesso alla graduatoria, sia alla tariffa ottenibile e, conseguentemente, alla redditività dell'investimento.
(continua.2)

Esperto economico del CETRI-TIRES (Circolo Europeo per la Terza Rivoluzione Industriale) 

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