[17/05/2011] News

India, stop all'espulsione dei popoli indigeni dai parchi nazionali

I diritti dei Conservation refugees, gli ambientalisti e la tutela di tigri e biodiversità

L'associazione Survival esulta: «Il governo indiano ha cancellato la sua controversa politica che prevedeva l'espulsione dei popoli indigeni dalle terre più ricche dal punto di vista naturalistico, da trasformare in parchi nazionali. Secondo le nuove proposte di legge, i popoli indigeni potranno essere espulsi solo previo il loro libero, informato e preventivo consenso».

Survival non molla e ha scritto al ministro indiano dell'ambiente e delle foreste, Jairam Ramesh, chiedendo che «La legge sia estesa anche alle riserve istituite per la protezione della tigre, le uniche rimaste oggi escluse dai nuovi regolamenti». Una cosa che non piacerà affatto al Wwf e ad altre Ong ambientaliste internazionali che denunciano l'espansione delle attività umane nelle aree protette, del bracconaggio ed i crescenti conflitti con le tigri.

Le associazioni protezionistiche hanno appoggiato l'espulsione dell'uomo dalle "aree naturalistiche critiche". Survival sottolinea che «Negli ultimi tempi, la tensione fra i difensori dei diritti degli 84 milioni di indigeni che vivono in India e gli ambientalisti miranti a liberare le aree protette dalla presenza dell'uomo, si era fatta molto aspra».

A convincere il governo di New Delhi a sospendere la politica di spostamento di intere comunità sono state le dure accuse di violazione dei diritti umani. Secondo diversi esperti che hanno stilato un documento significativamente intitolato "Conservation suicide" la legge «Avrebbe inevitabilmente portato alla violazione dei diritti dei popoli tribali e ad espulsioni massicce».

La nuova politica abbozzata dal governo riconosce la possibilità che uomini e animali coesistano in alcuni casi (ma non in tutti), e in tali casi, prevede il coinvolgimento dei popoli delle foreste nella gestione dei parchi.
In India quelli che Survival chiama i Conservation refugees, i rifugiati della conservazione, sarebbero già almeno 100.000 e l'associazione che difende i popoli tribali spiega che «Queste persone hanno perso la possibilità di accedere alle terre e alle risorse utilizzate per sopravvivere da generazioni, e spesso sono state allontanate anche dai loro luoghi sacri e da quelli di sepoltura, con conseguenze terribili sulla loro salute fisica e psicologica».

Survival è critica anche con il cosiddetto eco-turismo e parte da una convinzione: «Portare ai popoli indigeni lo "sviluppo" e il "progresso" non contribuisce a renderli più felici né più sani. Al contrario, provoca conseguenze devastanti. Rispettare i loro diritti territoriali è di gran lunga il modo migliore per assicurare il loro benessere».

Insomma i popoli tribali sarebbero i guardiani della natura non un pericolo per la biodiversità e Stephen Corry, direttore generale di Survival, spiega che «La maggior parte delle migliori aree naturalistiche del mondo sono abitate dai popoli tribali, e questo non è affatto un caso. È folle pensare che il modo migliore di preservare la fauna sia quello di sfrattare i popoli che l'hanno protetta così bene e così a lungo. Sembra che il governo indiano stia finalmente cominciando a capirlo».

La storia di Avatar portata sul pianeta Terra, invece che su Pandora, da strani e contraddittori risultati ed i popoli indigeni indiani che lottano per le loro terre contro le multinazionali e il governo sono strani Na'vi sospesi in un precario equilibrio tra tutela e sopravvivenza, nel mondo globalizzato che vorrebbe azzerare le differenze umane e che si accorge terrorizzato di aver avviato una nuova estinzione di massa, della quale i popoli autoctoni hanno quasi sempre poca colpa e spesso nessuna.

Un equilibrio che dovranno ritrovare anche colori che difendono l'ambiente e coloro che difendono i popoli tribali, non dimenticando mai che gli esseri naturali sono natura e non bisogna dimenticarci dei nostri simili che ce lo ricordano con i loro stili di vita ormai "alieni" perché naturali. i Conservation refugees sono probabilmente l'altra faccia della medaglia dei rifugiati climatici, di un mondo schizofrenico che oscilla tra conservazione e distruzione degli equilibri.

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