[13/05/2011] News

Borsa mondiale dell'acqua: botta e risposta tra Nestlè e Comitato italiano per il Contratto Mondiale sull'Acqua

Tre giorni fa a Ginevra il presidente della multinazionale Nestlè, Peter Brabeck, ha proposto di costituire una "Borsa mondiale dell'acqua", allo stesso livello delle Borse già esistenti che regolamentano le merci. La replica è arrivata dal Comitato italiano per il Contratto Mondiale sull'Acqua che da oltre dieci anni è impegnato in Italia ed in Europa a promuovere una cultura dell'acqua come diritto umano e bene comune.

«La proposta di consolidare un approccio già dominate che punta a classificare l'acqua come una merce a valenza economica, costituisce una provocazione che lascia chiaramente trasparire gli interessi dei principali gruppi economici e finanziari mondiali e come intendono gestire e governare il bene comune acqua nel corso dei prossimi anni- ha dichiarato Rosario Lembo, presidente del Comitato italiano per il Contratto Mondiale sull'Acqua- Siamo in presenza di una proposta folle e dannosa, che va rigettata con forza attraverso azioni di contrasto da parte dei cittadini di ogni parte del mondo». In particolare la Nestlè ha proposto la "Borsa mondiale dell'acqua" allo Stato di Alberta, in Canada, come soluzione per ridurre la concorrenza e competizione scoppiata rispetto ai prelievi fra agricoltori e compagnie petrolifere. Una sorta di sistema di regolazione guidato dal mercato dove il prezzo determina gli usi.

«E' assurdo pensare che l'accesso all'acqua potabile, che l'Onu ha di recente riconosciuto come un diritto umano, possa essere regolato attraverso una Borsa mondiale, analogamente a quanto è purtroppo avvenuto per il petrolio, i semi, il grano- ha continuato Lembo- Non è attraverso lo strumento del prezzo che si può pensare di contrastare la competitività crescente tra gli usi produttivi delle risorse idriche e quindi fra agricoltura ed idroelettrico o di ridurre gli sprechi, affidando all'aumento del prezzo la riduzione dei consumi per superare i trend crescenti di depauperamento e scarsità delle risorse idriche».

La notizia non è passata inosservata al Comitato referendario "2 Si per l'acqua bene comune" che si sta preparando per il rush finale in vista dei referendum che si terranno il 12 e 13 giugno. «Se in Italia vogliamo sottrarre l'acqua al mercato ed alla speculazione finanziaria, è opportuno che ogni italiano si rechi alle urne per votare i due quesiti referendari sull'acqua, chiedendo l'abrogazione delle leggi votate dal Parlamento italiano che definiscono l'acqua una merce da affidare ai privati e che garantiscono un profitto ai gestori dei servizi idrici- ha sottolineato Roberto Fumagalli, referente per la Lombardia del Comitato referendario- L'acqua non è una merce e non appartiene ai mercati e alle Borse, ma ai cittadini che devono farsi carico, in maniera responsabile e solidale, rispetto agli usi ed alle modalità con cui garantirne l'accesso alle future generazioni».

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