[09/05/2011] News toscana

Revisione legge regionale del territorio: la sostenibilità impone quattro punti (almeno) di discussione

L'avvio di discussione sulla LR 1/2005 per una sua revisione pone diverse questioni. La prima è che ciò avviene dopo appena 6 anni, la seconda volta nell'arco di 15 anni, la LR 5 era del 1995. In materia di urbanistica e territorio è un tempo brevissimo; segnala che non si è fatto e non si sta facendo un buon lavoro, capace di reggere alle turbolenze economiche, dalla fine degli anni '90.

La seconda è che non pesano solo fattori diretti (rendita, turbolenze del mercato, crisi fiscale dello stato e del welfare: un piano di edilizia pubblica degno del nome non c'è più dalla metà degli anni '70) ma anche indiretti: l'assetto istituzionale dello Stato, delle regioni e dei comuni. Ciò riguarda anche i sistemi di elezione dei sindaci e dei presidenti di Regione, introdotti con eccessiva leggerezza per ragioni politiche di breve respiro, senza considerare gli effetti sugli equilibri dei poteri, le norme di rappresentanza e trasparenza.

Ad esempio, il sistema comunale si fonda sull'elezione a doppio turno, che consente una riduzione della frammentazione e schieramenti stabili, ma con l'elezione diretta e senza contrappesi istituzionali, trasforma il sindaco in una specie di podestà (c'è poi chi interpreta il ruolo con sobrietà e lungimiranza e chi invece lo piega alla propria carriera politica, una interpretazione che non può essere lasciata al caso).

Così il consiglio comunale è scomparso come organo deliberativo e le commissioni come organi di indirizzo e di controllo sull'operato del sindaco e del Consiglio stesso. Lo stesso P.R.G. (oggi composto di una parte strutturale -PS- e di una gestionale -RUC-), che doveva essere uno strumento di governo del territorio nel lungo periodo, è piegato agli interessi di una legislatura, quando va bene, se non a subire continui cambiamenti con decisioni "strategiche" prese in altre sedi e con la pletora (leggi malcostume!) delle varianti.

La terza è come coordinare e governare il territorio ad una dimensione che non sia quella meramente comunale. La storia di questi anni ci dice che questa non risponde più (anche nel caso di comuni di maggiori dimensioni) alla portata dei problemi reali: trasporti, traffico, inquinamento, pressioni immobiliari sulle aree agricole e collinari, risparmio energetico e uso delle fonti energetiche rinnovabili, tutela delle risorse idriche, gestione del ciclo della materia e quindi dei rifiuti, etc.

Scarsi sono i poteri della LR per agire di concerto con i comuni. Si guardi l'area metropolitana fiorentina e ai conflitti che la attraversano, con la giunta regionale che su qualunque posizione si attesti, moltiplica i conflitti invece di raffreddarli. Ciò segnala, al di là delle volontà politiche, l'esistenza di un grave problema: la rappresentanza istituzionale non ha più riferimenti sociali radicati sul territorio e l'autonomia della politica da principio fondante dello stato laico è diventata autoreferenza, sottoposta alle pressioni dei poteri forti e degli interessi economici.

Come porvi rimedio? Con una nuova legge urbanistica? Lo scetticismo è d'obbligo se non ci sarà una riflessione per provvedimenti in grado di riequilibrare il potere esecutivo (sindaco e governatore) con nuovi e incisivi poteri deliberativi e di legislazione (Consiglio Comunale e Regionale) e di controllo (commissioni). L'"uomo solo al comando" nei Comuni e in Regione va in tutt'altra direzione.

La quarta è che sarebbe urgente correggere il pastrocchio della sussidiarietà orizzontale introdotta con la "riforma" del titolo V della Costituzione, con molta fretta e poco equilibrio nel 2001.

Torna all'archivio