[05/05/2011] News

La Guardia di Finanza ed Olaf smantellano un network che truffava sui progetti di ricerca europei

I finanzieri del nucleo di Polizia tributaria di Milano hanno notificato l'avviso di conclusione delle indagini emesso dalla Procura della Repubblica di Milano «Nei confronti di 23 soggetti indagati per il reato di truffa aggravata nei confronti dell'Unione Europea, 7 dei quali denunciati anche per il reato di associazione a delinquere. A conclusione delle indagini, svolte su 22 progetti finanziati dalla Commissione Europea, sono stati contestati in quanto illecitamente percepiti oltre 53 milioni di Euro. L'operazione della Guardia di Finanza è stata ripresa con rilievo anche dall'Unione europea che gli ha dedicato un comunicato stampa in inglese intitolato "Italian authorities investigate suspected fraud network in Eu-funded research projects».

Il direttore generale di Olaf, il magistrato italiano Giovanni Kessler, sottolinea che «Grazie alla collaborazione intensa in  diversi anni Olaf, la Commissione europea, la magistratura italiana e la Guardia di Finanza, è stato eliminato un sistema molto sofisticato di network che incidono sul bilancio della ricerca dell'Ue. Questo caso dimostra che l'Olaf e la Commissione europea, lavorando a stretto contatto con le autorità giudiziarie degli Stati membri, possono combattere con successo contro le frodi al bilancio dell'Ue».

La Commissione europea spiega che «Prove inizialmente raccolte alla Commissione (DG Società dell'informazione e Media) nel corso della sua attività di audit sono state combinate con le informazioni raccolte da parte dell'Olaf. I network di imprese inter-connesse che operano in diversi Stati membri sono sospettati di pretendere rimborsi di spese non esistenti in modo organizzato, utilizzando società fittizie in qualità di partner o subappaltatori dei progetti dei consorzi di ricerca. Le attività fraudolente sospette sono state organizzate in modo molto sofisticato, con l'intenzione di ingannare i meccanismi di controllo della Commissione. Le strutture organizzative sono state create deliberatamente in modo opaco e sparse in diversi paesi. Alcuni dei metodi utilizzati sono simili a quelli usati nel riciclaggio di denaro e in altri sistemi di criminalità organizzata».

«A tutti i soggetti indagati - si legge in un comunicato della Guardia di Finanza - è stato inoltre contestato il reato transnazionale ex Legge 146/2006, mentre nei confronti di 3 enti è stata ascritta la responsabilità amministrativa prevista dal D.Lgs. 231/2001».

L'indagine, nata a fine del 2008 da una segnalazione dell'Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode (Olaf ) ed ha riguardato «Raggruppamenti transnazionali di enti (pubblici e privati) ed imprese, beneficiari di finanziamenti erogati direttamente dall'Unione Europea nel settore dell'innovazione tecnologica e della ricerca - spiegano le Fiamme Gialle - Data l'origine del contesto investigativo e il fatto che per ottenere il finanziamento era richiesto dal bando una partnership tra società di diversi Stati membri, alcune delle quali risultate essere fittizie ed aventi sede in Inghilterra, Francia, Grecia, Austria, Svezia, Slovenia e Polonia, le attività sono state condotte in collaborazione con il "II Reparto - Analisi e Relazioni Internazionali" del Comando Generale. Le condotte delittuose individuate nel corso delle indagini vanno dalla predisposizione di proposte (finalizzate all'ottenimento del finanziamento) riportanti informazioni non veritiere, alla rendicontazione di spese inesistenti ovvero "gonfiate" attraverso l'utilizzo di falsa documentazione contabile relativa a società italiane ed estere (alcune delle quali come detto in realtà "scatole vuote"), fino all'inserimento in rendicontazione quali "ricercatori" di soggetti inesistenti ovvero del tutto ignari. Grazie alle truffe i progetti non vedevano apporti finanziari privati: i contributi Comunitari venivano distratti dagli indagati e destinati ad altri fini, mentre le attività di ricerca (riguardanti i settori della sanità, della pubblica amministrazione, della sicurezza stradale e dell'università) sono risultate essere "fasulle" e/o comunque prive di applicazione concreta».

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