[04/05/2011] News

Timor Leste: utilizzare il petrolio per costruire un futuro senza petrolio

L' United Nations development programme (Undp) ha prsentato a Dili, la capitale di Timor Leste, il rapporto "Managing Natural Resources for Human Development: Developing the Non-Oil Economy to Achieve the MDGs" nel quale sottolinea che «Le entrate tratte dallo sfruttamento petrolifero devono essere utilizzate efficacemente per promuovere lo sviluppo sostenibile dei settori non-petroliferi dell'economia e per ridurre le disparità tra le popolazioni urbane e rurali».

Il rapporto dell'Undp fa il punto sulle strategie di cui ha bisogno Timor Leste per raggiungere gli Obiettivi del millennio per lo sviluppo (Mdg) ed evidenzia che «La povertà è considerevolmente diminuita dopo il 2007. Però, circa il 41% della popolazione rurale continua a vivere in povertà. Nell'indice dello sviluppo umano (Hdi), Timor Leste si classifica al centoventesimo posto (0,502 punti) su 169 Paesi nel rapporto mondiale l 2010 sullo sviluppo umano. Questo costituisce una progressione di 11 posti dal 2005».

Tra il 2005 e il 2010, la speranza di vita alla nascita a Timor Leste è aumentata di più di 2 anni mentre nello stesso periodo il reddito nazionale lordo procapite è aumentato del 228%.
Il rapporto riconosce che «L'impatto economici e sociale della crisi del 2006 nel Paese è stato severo. Malgrado questo, Timor Leste è riuscito a rialzarsi ed a raggiungere dei tassi elevati di crescita, principalmente grazie all'aumento dei prezzi del petrolio ed alla crescita delle spese pubbliche». Ma le sfide che in futuro aspettano la piccola Timor Leste sono molte e difficili, a cominciare da come utilizzare meglio le entrate del suo Petroleum Fund e promuovere lo sviluppo dell'economia non-petrolifera: «Le politiche per affrontare i livelli di povertà non possono basarsi esclusivamente sul "trickle down" effetto della ricchezza petrolifera, ma come dimostrano le esperienze dei Paesi della regione del sud-est asiatico, devono essere messi in atto politiche e programmi per garantire che la crescita sia inclusiva. La ricchezza petrolifera del Paese può essere più efficacemente utilizzata per la realizzazione di una crescita economica a favore dei poveri, dello sviluppo del settore rurale, consentendo la riduzione della povertà, facilitando la creazione di occupazione e promuovendo lo sviluppo del settore privato».

Attualmente il settore agricolo fornisce i mezzi di sussistenza ad almeno il 70% della popolazione di Timor Leste ed il rapporto spiega che «Migliorare I mezzi di sussistenza nel settore rurale necessità di miglioramenti sostenibili in un certo numero di settori strategici chiave, soprattutto la produttività agricola, la promozione della diversificazione delle colture, lo sviluppo della trasformazione dei prodotti agricoli e della loro commercializzazione, in particolare i prodotti che hanno un potenziale per l'esportazione».

Secondo l'Undp altre attività locali potrebbero essere facilmente sviluppate: «L'industria della pesca, per esempio, potrebbe essere ampliata, investendo maggiormente nelle imbarcazioni, nelle fabbriche di ghiaccio e nel trasporto». L'altra attività con un grande potenziale economico è l'eco-turismo: «Timor Leste ha un certo numero di siti costieri ed interni che sono ideali per lo sviluppo di villaggi turistici rispettosi dell'ambiente».

Ci sono anche parti non rurali dell'economia che potrebbero beneficiare di un maggiore sviluppo. Negli ultimi anni, per esempio, c'è stata una crescita notevole nel settore delle costruzioni. Altri settori importanti sono il commercio all'ingrosso e al dettaglio, la sanità, l'istruzione e servizi sociali, il settore alberghiero e della ristorazione e servizi di sicurezza.

Finn Reske-Nielsen, rappresentante dell'Undp a Timor Lest spiega che «Il successo delle politiche volte a migliorare i livelli di sviluppo umano richiede un maggiore coinvolgimento nel processo decisionale da parte di coloro per i quali tali politiche sono concepite. Quindi, le comunità rurali devono essere coinvolte attivamente nelle decisioni dello sviluppo che interessano il loro sostentamento, attraverso un effettivo decentramento ai distretti ed ai livelli inferiori».

Timor Leste ha fatto notevoli progressi in molte delle aree Mdg: riduzione della mortalità infantile, assistenza prenatale, lotta alla tubercolosi, istruzione primaria, accesso all'acqua potabile, ma rimane lontana dal raggiungere altri obiettivi del millennio come quota della popolazione al di sotto della soglia di povertà, la prevalenza di bambini sottopeso sotto i 5 anni di età e il tasso di mortalità materna.

Il quadro macroeconomico presentato nel National Human Development Report 2011 definisce le strategie per il Paese per raggiungere tutti i suoi Mdg entro il 2025 a partire da «Finanziamenti fattibili e sostenibili, e consentire un uso efficiente e produttivo del Petroleum Fund, purché ci si sforzi di elaborare strategie appropriate per lo sviluppo dell'economia non-petrolifera e soprattutto per il settore rurale».

Alla presentazione del rapporto ha partecipato anche Jose Ramos Horta, il presidente del piccolo e poverissimo Paese asiatico che si è liberato dal dominio indonesiano dopo una lunghissima guerriglia per l'indipendenza. Ramos Horta sottolinea che «Il paese sta attraversando mutamenti demografici, con profonde implicazioni per il suo sviluppo futuro. Timor Leste ha uno dei più alti tassi di natalità al mondo e la maggioranza della sua popolazione è sotto i 21 anni. Inoltre, la migrazione dalle campagne verso la capitale, Dili, è estremamente alta».

Dili ha visto la sua popolazione aumentare di circa 150.000 persone dal 1999, arrivando a circa il 22% dell'intera popolazione di Timor Leste. Una tendenza difficile da sostenere, sia socialmente ed economicamente, e in particolare in materia di occupazione. Infatti il rapporto sostiene che «Il Paese richiede un ragionevolmente rapido mix di politiche che permettano una riduzione dei tassi di fertilità e per facilitare una riduzione dei correnti elevati livelli di migrazione rurale-urbana. Per affrontare la disoccupazione a più lungo termine e per creare una base sostenibile di sviluppo, quando le entrate del petrolio diminuiranno, è essenziale che lo sviluppo dell'economia non-petrolifera venga affrontato».

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