[29/04/2011] News

Selezione innaturale. Chi è il serial killer dei grandi mammiferi americani?

Animal Conservation pubblica lo studio "Causes of mortality in North American populations of large and medium-sized mammals", di Christopher Collins, del Department of ecology and evolutionary biology, dell'università di Albany, e di Roland Kays dell'Education center di Albany. I due ricercatori americani spiegano che «La proporzione delle differenti cause di morte (causa specifica di mortalità) è un importante indicatore dell'ecologia locale e delle forze selettive locali che plasmano gli adattamenti comportamentali e morfologici e può essere facilmente confrontata tra le specie.

Queste cause di mortalità sono misurate meglio con il monitoraggio remoto di individui con radio-trasmettoitiore per rilevare la loro eventuale scomparsa e la conduzione di esami post-mortem per determinare l'esatta causa della morte. Anche se studi delle cause di mortalità sono stati condotti per molte specie di mammiferi, non c'è stato alcun tentativo di esaminare le tendenze attraverso le specie».

Coollins e Kays passano in rassegna i dati di 69 popolazioni di 27 specie di mammiferi del Nord America, per lo più di grandi e medie dimensioni, e in totale 2.209 eventi di mortalità, per 1874 delle quali si conoscevano le cause. «Tra le cause note - sottolineano i ricercatori - gli esseri umani sono la principale causa di mortalità (51,8%), seguita da quelle naturali (48,5%). Tra le cause naturali, la predazione (35,2% di quelle conosciute) è la più prevalente nelle specie più piccole, soprattutto negli erbivori.

Le cause antropiche sono più elevate per le popolazioni legalmente protette, in particolare i carnivori e le specie più grandi. La caccia (35,3% di quelle conosciute) è la più importante fonte di mortalità causata dall'uomo, seguita dalle collisione con i veicoli (9,2% di quelle note), che è stata positivamente correlata con il grado di sviluppo umano nel territorio locale. Le popolazioni protette hanno un livello inferiore del 44% di mortalità causata dall'uomo, anche se è ancora una componente importante della loro mortalità globale (34,6%). I nostri risultati dimostrano la varietà e la pervasività della mortalità di origine antropica su molte specie di mammiferi, suggerendo che gli esseri umani sono ormai la causa di mortalità più osservata nei grandi mammiferi del Noord America.

Questi tassi di mortalità antropogenica, possono rappresentare una forte forza selettive per le popolazioni di animali e offrire un "mechanistic support" al crescente a del corpo di prove di un rapido spostamento evolutivo nel comportamento e nella morfologia in risposta ai cambiamenti causati dall'uomo al territorio».

«Death becomes all living things», dicono gli anglosassoni, ma il modo in cui muoiono gli animali può rivelarci molto di come vivevano e sulle pressioni che la vita non-umana sta affrontando. Siamo dei serial killer che stanno scatenando forze che plasmano, nella nostra quasi completa inconsapevolezza, l'ecologia e il futuro di diverse specie e quindi anche della nostra.

Il più grande killer dei mammiferi di grandi e medie dimensioni in tutto il Nord America (e probabilmente non solo) è l'uomo che uccide cervi, antilopi, procioni, puzzole, porcospini, linci e coyote. Predazione, fame, maltempo, malattia, vecchiaia, incidenti o malformazioni, cioè le cause naturali sono diventate una variabile della mortalità che è sempre più innaturale: gli esseri umani uccidono i grandi mammiferi nordamericani più di tutte le altre cause messe insieme.

I carnivori e gli onnivori sembrano le specie più a rischio di essere uccisi dagli uomini, più degli erbivori dei quali si cibavano le popolazioni di cacciatori, e più grandi sono le specie, maggiori sono le probabilità che vengano ammazzate dagli esseri umani, mentre le specie più piccole vengono uccise dai loro predatori naturali risparmiati dall'uomo. La predazione uccide il 35% dei mammiferi, mentre la malattia solo il 4% e la fame il 3%, altre cause naturali arrivano al 6%.

Matt Walker scrive sul suo blog "Nature wonder monkey" ospitato sul sito della Bbc: «L'artificializzazione della morte prodotta dall'uomo con l'uccisione di così tanti mammiferi con la caccia sportiva, gli abbattimenti, il bracconaggio o gli scontri con i veicoli potrebbe assumere il ruolo una volta svolto dalla selezione naturale? Stiamo selezionando artificialmente le generazioni di animali che sopravvivono all'uomo? E così facendo, stiamo modificando i percorsi evolutivi di queste specie? E' certamente possibile: alcuni studi dimostrano che gli animali, inclusi I pesci, che sono cacciati intensamente stanno evolvendo dimensioni corporee più piccole, forse perché sono meno attraenti per il cacciatore o sono più difficili da catturare. Così possiamo discutere se siamo d'accordo con la caccia o no. E se, fare catture selettive, o mantenere alcune popolazioni animali sotto controllo, aiuti a preservare effettivamente la vita selvatica e gli ecosistemi. Ma abbiamo ancora capito il vero impatto delle nostre azioni? Che uccidendo preventivamente la maggior parte dei grandi mammiferi del Nord America potremmo cambiare irreversibilmente l'evoluzione di queste specie?»

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