[29/04/2011] News toscana

Piani e pianificazione regionale

Da recenti decisioni e dichiarazioni della giunta regionale e di alcune commissioni del Consiglio comincia ad emergere e delinearsi con maggiore chiarezza l' impegno assunto di rivedere anche normative rivelatesi non sempre all'altezza della situazione per quanto riguarda la programmazione regionale. Il Pit innanzitutto e ora anche la legge del 2005 mentre si stanno mettendo a punto normative più specifiche come la  valutazione ambientale etc.

Su alcuni di questi aspetti stanno lavorando su richiesta della stessa regione soggetti importanti come la Facoltà di Architettura di Firenze e non solo.

Il piano regionale di sviluppo riconduce peraltro - o  dovrebbe -  questi molteplici profili ad una regia unitaria; integrata come si dice. Da alcune prime reazioni si avverte qualche preoccupazione sull'impronta più o meno ambientalista di questa impostazione.

Vicende come quella di Peretola e della Piana fiorentina attizzano ovviamente polemiche sulla ‘credibilità' - diciamo così - di certi intenti. Quello su cui vorrei soffermarmi ricollegandomi a precedenti osservazioni anche critiche è che l'ambito entro cui sembra giocarsi se non esclusivamente prevalentemente questa partita sia ancora quello comunale e intercomunale. Siccome la critica più severa alla regione è stata nel recente passato quella di avere dato troppa corda ai comuni ora si corregge il tiro dilatando questo ruolo alla sovracomunalità e intercomunalità (che non ha peraltro il vento in poppa; vedi l'Elba).

Ma un  limite serio della legge del 2005 e poi del Pit fu proprio quello di non riuscire - o non volere - riportare quest'ambito alla nuova scala della programmazione regionale a partire, ad esempio, dai piani dei parchi e delle aree protette che nonostante i buoni risultati furono penalizzati anche se un po' meno di quel che originariamente era stato previsto dalla legge. Voglio rivangare vecchie storie? Sì, perché quelle decisioni di allora hanno pesato  molto e negativamente e se ora si rimette mano alla legge è bene ricordarlo e non far finta di niente. Torniamo così al punto.

Ho visto il lavoro svolto dalla regione con l'Anci in vista di questi passaggi, ma trovo singolare che non sia citato un analogo lavoro con le province, con i parchi e le aree protette, con le autorità di bacino dove oggi qualsiasi programmazione degna di questo nome trova snodi e passaggi cruciali prima elusi con effetti negativi evidenti e che ora non vorrei che restassero ancora una volta in cantera di fondo. L'ho già detto tante altre volte ma mi ripeto: trovo singolare che mentre si preannunciano nuove leggi non si faccia parola di quella dei parchi che tocca in particolare anche il ruolo delle province. Non vorrei fosse un lascito di chi teorizzò che la programmazione riguardava solo i soggetti elettivi. Si trattò e si tratta  di una brutta cantonata di cui stiamo pagando ancora le conseguenze, spero non si voglia bissare.

Ecco, una programmazione regionale seria ha bisogno di agire, intervenire e gestire quelle diverse scale in grado di proiettare la dimensione locale e anche intercomunale in quella più ampia ossia regionale ed anche nazionale e comunitaria.

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