[28/04/2011] News

Ocse: «In Italia c’é bisogno di più politiche per conciliare lavoro e famiglia»

Ecco cosa dice sulla situazione italiana il rapporto Il rapporto "Doing Better for Families" dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). L'Italia é ben al di sotto della media Ocse rispetto a tre indicatori fondamentali sulla famiglia: occupazione femminile, tasso di fertilità e tasso di povertà infantile. Il dilemma italiano sta nel fatto che é molto difficile conciliare lavoro e figli ma, allo stesso tempo, un elevato il tasso di occupazione dei genitori é cruciale per ridurre il rischio di povertà infantile. Per poter migliorare le condizioni di vita lavorativa e familiare é necessario rafforzare le politiche per l'infanzia e per il lavoro che contribuiscono a rimuovere gli ostacoli all'occupazione femminile.

In confronto a molti paesi Ocse, in Italia le donne hanno più difficoltà a conciliare lavoro e famiglia. Spesso si trovano a dover compiere una scelta tra avere un lavoro ed avere dei figli; il risultato è che sia il tasso di natalità sia il tasso di occupazione femminile sono bassi: quest'ultimo é pari al 48% (la media Ocse é pari al 59%).

Dopo un drastico calo durante gli anni '70, intorno alla metà degli anni '80 i tassi di fecondità si sono assestati intorno a 1,4 figli per donna. Anche per avere una condizione lavorativa più stabile, i giovani spesso pospongono l'età in cui hanno il primo figlio e così la probabilità di non avere figli aumenta. In Italia, in effetti, ci sono molte donne senza figli: il 24% circa delle donne nate nel 1965 non ha avuto figli; in Francia, per esempio, solo il 10% delle donne nate nello stesso anno non ha figli.

Il tasso di povertà infantile in Italia é pari al 15% ma il rischio di povertà é estremamente alto per i bambini che vivono in famiglie in cui entrambi i genitori sono disoccupati. Circa l'88% dei bambini che vivono con un solo genitore disoccupato sono poveri (la media Ocse é 62%). Analogamente, il 79% dei bambini che vivono con due genitori disoccupati sono poveri; la percentuale scende al 22% quando solo uno dei due genitori ha un lavoro (le medie OCSE sono, rispettivamente, 50% e 17%).

L'Italia spende circa 1,4% del Pil per le famiglie con bambini, mentre nell'Ocse in media si spende il 2.2%. I genitori che hanno un lavoro hanno diritto ad 11 mesi di congedo parentale retribuito di cui 5 mesi di maternità generalmente retribuiti al 100% dello stipendio, ma la retribuzione é bassa per il resto del congedo. Circa il 29% dei bambini al di sotto dei 3 anni usufruiscono dei Servizi all'Infanzia, una cifra di molto inferiore alla percentuale dei bambini iscritti alla Scuola dell'Infanzia (il 98% dei bambini tra i 3 e i 5 anni). Solo il 6% dei bambini tra i 6 e gli 11 anni è iscritto a servizi di pre e dopo scuola, in parte a causa di finanziamenti ridotti.

La flessibilità degli orari di lavoro svolge ancora un ruolo limitato nell'aiutare i genitori a conciliare lavoro e famiglia: meno del 50% delle imprese con 10 o più dipendenti offre flessibilità ai propri dipendenti, e il 60% dei lavoratori dipendenti non è libero di variare il proprio orario di lavoro. Avendo scarso accesso a servizi di pre e dopo scuola, per i genitori é complicato avere un lavoro a tempo pieno. L'alternativa é spesso un lavoro part-time, opzione scelta dal 31% delle donne in Italia ma solo dal 7% degli uomini. In Italia le donne dedicano al lavoro non retribuito molto più tempo degli uomini (in media, più di 5 ore al giorno le donne e meno di 2 ore al giorno gli uomini): la più ampia disparità di genere nei Paesi Ocse dopo Messico, Turchia e Portogallo.

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