
[18/10/2011] News
Greenaccord, un'associazione culturale d'ispirazione cristiana e senza fini di lucro, come consueto ripropone l'appuntamento autunnale del "Forum internazionale dell'informazione per la salvaguardia della natura", che per quattro giorni (a partire da domani) porterà nei comuni piemontesi di Cuneo, Alba e Saluzzo un brainstorming su temi d'alto livello attorno allo slogan "People building future: media, democrazia e sostenibilità".
Con lo scopo di trovare ‹‹idee e soluzioni per coinvolgere attivamente le opinioni pubbliche mondiali nella ricerca di soluzioni per uscire dalla crisi globale, con i suoi risvolti economici, politici, sociali ed ecologici››, Greenaccord prosegue col suo modus operandi a rivolgersi ‹‹al mondo dell'informazione nazionale ed internazionale allo scopo di sollecitare una riflessione laica approfondita e un dibattito continuativo sul ruolo e la responsabilità del giornalista nei confronti delle tematiche ecologiche››: saranno infatti più di cento i giornalisti presenti al Forum, provenienti per l'occasione da quaranta Paesi diversi.
Gli eventi (vedi link per il programma) arricchiranno le giornate del Forum con la presenza di importanti personalità del panorama nazionale ed internazionale, con ospiti come l'attivista indiana Vandana Shiva, l'economista Stefano Zamagni, il filosofo brasiliano e fondatore del World social forum Euclides Mance, l'accademico e ideatore dell'impronta ecologica William Rees, come anche il direttore esecutivo del Worldwatch institute, Robert Engelman.
Nell'occasione di questo importante evento, greenreport - che figura tra le testate che saranno presenti allo svolgersi del Forum, di cui è anche pmediapartner - ha contattato Alfonso Cauteruccio, presidente del Comitato scientifico di Greenaccord.
L'appuntamento di quest'anno ruota attorno al trio "media, democrazia e sostenibilità". In quale relazione vede intrecciati questi tre elementi?
«Partiamo dal presupposto che democrazia è innanzitutto partecipazione. Il sistema rappresentativo è quello predominante nell'odierno modo di intendere la democrazia, ma questo modello, con l'andare del tempo, ha allontanato i cittadini dalla politica, relegando tutto in mano ai delegati eletti. Noi riteniamo invece che una democrazia compiuta ed avanzata ha bisogno della partecipazione dei cittadini, soprattutto per la realizzazione di scelte di lungo periodo, come quelle ambientali.
Il fallimento del sistema economico attuale ci dice che abbiamo adottato un sistema che non è sostenibile, perché attento solo sotto il profilo economico, ma non sotto quello ecologico. C'è bisogno di scelte della politica per affrontare questi problemi, scelte lungimiranti, condivise e soprattutto sostenibili, che dunque non possono che essere prese se non con la partecipazione dei cittadini, considerando che le scelte di cui stiamo parlando vanno prese su scala locale ma, soprattutto, ad un livello internazionale.
In questa prospettiva, i media risultano indispensabili per la promozione della partecipazione dei cittadini di tutto il mondo, per formarli e coinvolgerli in una partecipazione attiva, a livello individuale come collettivo. La democrazia va valorizzata, ora è incompiuta. Se i media si fanno promotori di questo legame coi cittadini si creerà un'opinione forte, che possa sostenere quelle scelte politiche che vanno oltre l'orizzonte della durata della carica elettiva, favorendo inoltre stili di vita sostenibili».
Il Forum internazionale promosso da Greenaccord è un bell'esempio di globalizzazione, con la presenza di giornalisti provenienti da più di 40 Paesi. Davanti al progressivo superamento delle barriere degli Stati nazionali, come vede potranno evolversi le istituzioni democratiche?
«La globalizzazione rappresenta ormai un processo irreversibile, e questo porta anche a vivere e subire i problemi in maniera globalizzata. Anche sotto quest'aspetto, la cronaca mostra come i media siano alla base dei processi evolutivi che stanno caratterizzando società in tutto il mondo, incentivando il desiderio di emancipazione individuale.
Il ruolo del giornalista come opinion maker, insieme a quello dei media e della comunicazione in generale, diventa così ancor più rilevante. L'evoluzione della democrazia deve infatti essere accompagnata da un adeguato processo di formazione culturale e, con il mondo più piatto creato dalla globalizzazione, anche le idee diffuse da un media locale possono avere effetto dall'altro capo del pianeta».
Questa è la nona edizione del Forum: in quasi un decennio, com'è cambiata la sensibilità dei cittadini (e del mondo cattolico in particolare) di fronte alle problematiche ecologiche e sociali?
«C'è stata sicuramente una grande evoluzione. All'epoca della prima edizione del Forum invitammo l'allora presidente dell'Ipcc Pachauri, che praticamente nessuno conosceva. Da allora ne è passata moltissima di acqua sotto i ponti, soprattutto a livello di conoscenza. La gente ha avuto modo di ascoltare, comprendere, valutare e masticare l'entità dei problemi ecologici che ci attorniano.
Quel che rimane adesso è la fase forse più difficile, quella della digestione del boccone, dell'esigenza pressante di trovare soluzioni concrete a tali problemi. C'è molta più consapevolezza, ma manca ancora la parte fattiva, che deve diventare uno stile comune, e non proprio soltanto di una minoranza di individui. Abbiamo ancora molto da fare, dunque, e l'aiuto dei media continuerà ad essere indispensabile per completare il percorso».