[16/10/2007] Acqua

Legambiente: Ancora troppe le aree soggette a rischio in Toscana dove si continua a costruire

AREZZO. Torna la campagna “Operazioni fiumi” di Legambiente attraverso la quale, l’associazione ambientalista, rilancia il suo impegno per la realizzazione di una seria politica di risanamento di un territorio che risulta ancora troppo fragile, per non dover mai più assistere a inondazioni annunciate e affinché i sistemi locali di protezione civile siano sempre più organizzati ed efficienti. Insieme ad Operazione fiumi Legambiente, in collaborazione con il Dipartimento di Protezione civile, ha presentato alcuni dati dell’indagine “Ecosistema Rischio 2007” riguardanti la nostra regione. Tra i comuni toscani classificati ad alto pericolo di frane ed alluvioni, il 53% ha abitazioni in aree a rischio idrogeologico e il 39% presenta in tali aree addirittura interi quartieri.

L’89% delle amministrazioni comunali ha nel proprio territorio fabbricati industriali in zone soggette a pericolo di frane e alluvioni. A fronte di un territorio che è ancora così marcatamente fragile, soltanto l’10% dei comuni ha avviato interventi di delocalizzazione delle abitazioni dalle aree a rischio e appena il 5% si è attivato per delocalizzare gli insediamenti industriali. Quindi, dati non proprio positivi: anzi risulta che il 63% delle amministrazioni locali svolge complessivamente un lavoro negativo nella mitigazione del rischio idrogeologico. L’altra faccia della medaglia è rappresentata dalla capacità di risposta all’emergenza per soccorrere la popolazione: l’89% dei comuni, infatti, si è dotato di un piano d’emergenza e ben il 74% lo ha aggiornato negli ultimi due anni. Il 39% delle amministrazioni ha anche organizzato esercitazioni di protezione civile nel corso degli ultimi due anni.

«I comuni toscani risultano avere un’eccellente organizzazione locale di protezione civile, grazie anche all’enorme contributo del volontariato - dichiara Paola Tartabini, portavoce della campagna – i piani di emergenza permettono, infatti, alla popolazione di sapere cosa fare e dove andare in caso di alluvione e di organizzare soccorsi tempestivi: elementi fondamentali per la mitigazione del rischio. Ma un buon sistema locale di protezione civile non può trasformarsi in alibi per non rendere il territorio meno fragile. Anche se le pratiche di gestione del territorio appaiono complessivamente buone - conclude Tartabini - sono troppe le aree soggette a rischio dove ancora si continua a costruire».

Il comune più attivo nelle pratiche di prevenzione del rischio idrogeologico, non solo in Toscana ma di tutta Italia, è Santa Croce sull’Arno (PI), che ottiene un dieci in classifica e sarà premiato con la bandiera “fiume sicuro” da esporre nel proprio territorio. “Maglia nera”, invece, per Montecatini Terme (PT) e Stia (AR). «L’occupazione urbanistica di tutte le aree dove il fiume in caso di piena può allargarsi -dichiara Piero Baronti, presidente di Legambiente Toscana - rappresenta un reale fattore di rischio e le opere di messa in sicurezza non possono trasformarsi in occasione per continuare a costruire nelle aree golenali. E’ doveroso realizzare interventi puntuali, attraverso i quali sia possibile superare gli errori del passato nella gestione del territorio, e recuperare il ritardo accumulato nella realizzazione di una efficace politica di prevenzione. Speriamo finalmente – conclude Baronti - di vedere interventi di rinaturalizzazione dei fiumi e di assistere al più presto all’avvio di interventi di delocalizzazione delle strutture presenti in aree a rischio». Particolare attenzione al rischio idrogeologico è prestata dalla provincia di Arezzo nonostante che ad un suo comune sia stata assegnata la “maglia nera”.

«Il rischio idrogeologico è un problema reale - afferma Angelo Maria Cardone, assessore provinciale alla Difesa del suolo e alla Protezione civile - che assumerà sempre maggiore importanza visto che i cambiamenti climatici tendono ad accentuare l’intensità delle precipitazioni. La provincia di Arezzo sta agendo molto sulla pianificazione della Protezione civile e, nell’ambito di questa, del Servizio piena. E’ già pronto il piano provinciale che tra qualche mese sarà completato dai piani intercomunali dell’intero territorio provinciale. Un traguardo importante, anche se naturalmente non è sufficiente se non vengono attivati iniziative di governo del territorio che tengano presente il rischio idraulico» L’assessore, concludendo, si sofferma sul solito “nervo scoperto”: «Il territorio necessita di operazioni anche importanti di manutenzione straordinaria, tuttavia le risorse economiche trasferite dallo Stato si sono ulteriormente ridotte, limitando pesantemente gli interventi di tutela del territorio dal rischio idraulico».

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