[15/10/2007] Comunicati

Il Nobel per la Pace

FIRENZE. Il premio Nobel per la pace è stato assegnato allo Intergovernamental Panel Climate Change ( IPCC) e ad a Al Gore. E’ una scelta chiara e forte. La pace è imperniata sulla gestione ecologica e solidale delle economie del pianeta Terra. La IPCC ha raccolto una mole impressionante di dati scientifici, fra i quali mi piace ricordare quelli di PianosaLab, il progetto di ricerca nato nel 2000 grazie all’ Istituto di Agrometereologia del CNR e al Parco Nazionale dell’ Arcipelago Toscano. Al Gore con le sue sensibilità e le sue attività è un potente e prezioso mezzo di diffusione e pubblicizzazione di quanto emerso dai rapporti dell’ IPCC.

Oggi gli effetti e le conseguenze del riscaldamento globale ed il ruolo che hanno le immissione di anidride carbonica e la deforestazione in questo fenomeno , occupano quotidianamente le pagine dei media , in una continua crescita di consapevolezze .
“ Sono eventi naturali “ dicono alcuni, in verità sempre più ridotti di numero. E’ vero , nella sua lunga storia la Terra è passata ciclicamente da periodi freddi a periodi più temperati, ma l’ immissione di gas serra antropico e la deforestazione incrementano i ritmi naturali, restringendo ai tempi umani quello che naturalmente si sviluppa in tempi geologici.

Oggi la concentrazione di anidride carbonica nella atmosfera è attorno a 380 ppm e si prevede che, con gli attuali “ modelli di sviluppo insostenibili “, crescerà di 2 o 3 ppm per anno, raggiungendo così nell’ arco di 60-80 anni il valore di 550 ppm, con un incremento termico di 3-4 °C. Un traguardo disastroso per il clima , per il livello dei mari, per la biosfera, con ricadute umane, sociali ed economiche difficilmente sostenibili.


Miliardi di persone si stanno affacciando ai modelli di sviluppo ed ai consumi propri delle società industriali. Molto spesso nel tentativo di soddisfare il regno delle necessità : cibo, acqua , energia e dignità umana. Le grandi sfide del futuro; le sfide della “ società delle conoscenze” sappiamo tutti quali sono: allargare il benessere nella consapevolezza dei limiti del Pianeta , contenendo i consumi sociali ed individuali dei paesi del “nord ricco” del Mondo, e sviluppando innovative politiche di ricerca scientifico-tecnologica, industriale e finanziaria, imperniate sulla salvaguardia ambientale, la solidarietà e l’ uso di energie pulite. Stati Uniti, Europa, Cina ed India
sono i principali attori.

L’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2008 : International Year of Planet Earth ( IYPE), accogliendo la richiesta promossa dall’ UNESCO e dalla IUGS ( International Union of Geological Scinces) , e chiamando la scienza , la politica, i media , a diffondere le conoscenze sui limiti e le fragilità della “Casa” in cui viviamo .L’oikos greco che accomuna ecologia ed economia. Sono 191 i Paesi del Mondo che hanno accolto l’ invito dell’Onu, ricordando quanto ebbe a scrivere Paul J. Crutzen, premio Nobel per la chimica : “ …è nostra la responsabilità del futuro del pianeta. Perché abbiamo gli strumenti teorici e pratici per invertire la tendenza al degrado che noi stessi abbiamo innescato. E per inaugurare un’ epoca di sviluppo sostenibile che non metta a repentaglio la nostra stessa sopravvivenza”.
Nel Museo di Storia Naturale di New York c’ è un grande cartello dove più o meno è scritto:

“All’ efemera, dalla effimera vita di qualche ora, che vola attorno alla grande sequoia, questa gli appare statica, immobile, senza vita ; infinitamente grande". L‘atteggiamento dell’efemera verso la sequoia è quello con il quale normalmente guardiamo la Terra: una entità statica ed infinitamente grande in grado di fornirci tutte le risorse di cui necessitiamo e di assorbire tutti i rifiuti che produciamo. La Terra in effetti è un “ organismo “ vivo e dinamico in continua evoluzione; limitato e chiuso nello spazio. Una specie di grande Isola.

*Università di Firenze

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