[15/10/2007] Rifiuti

Hi tech verde e flussi di materia

LIVORNO. «Essere green è una responsabilità necessaria». Lo dice oggi sul Sole24Ore Ezio Viola, vicepresidente e general manager di Idc Southern Europe. «L’industria Ict – aggiunge – non può più sottrarsi ad essere parte del gioco anche se non è il settore più inquinante. Nel 2005 circa 26 miliardi di dollari sono stati spesi in energia elettrica per far funzionare e raffreddare la base installata di server: più del doppio di quello necessario 10 anni fa».

Una presa di coscienza che, per fortuna, è ormai abbastanza comune tra gli operatori dell’Information and communications technology e non solo. L’efficienza energetica sta diventando sempre più un’esigenza anche per l’informatica che quindi sta portando avanti un restyling all’insegna dell’efficienza e del risparmio di watt. Una buonissima cosa che però ancora una volta evidenzia come quando si parla di sostenibilità ambientale a tutti i livelli ci si dimentichi di quale sia l’altro corno del problema accanto a quello dei flussi di energia: i flussi di materia. Vorremmo che i nostri lettori – speriamo non annoiati di questo argomento – capissero che non si tratta di un nostro partito preso né di una nostra fissazione (leggere cosa dice in proposito l’Istat).

Tant’è che lo stesso Sole24Ore pur non incrociando fino in fondo la questione, due pagine dopo l‘articolo succitato, scrive: «In Italia produciamo oltre 60 milioni di tonnellate di rifiuti speciali all´anno circa e 25 milioni di tonnellate all´anno circa di rifiuti solidi urbani e assimilati; tra i rifiuti speciali e quelli assimilati agli urbani (pericolosi e non) figurano anche computer, frigoriferi, elettrodomestici, tv, stampanti e cartucce. Più del 90% dei Raee va in discarica, inceneriti o recuperati senza trattamento preliminare, con la conseguenza che una buona quantità di sostanze inquinanti e dispersa nell´ambiente».

Non ci sono dunque solo la C02 e i cambiamenti climatici, ma anche un’economia che – come scrive Gianfranco Bologna (direttore scientifico de Wwf) sul Manifesto - «trascina flussi di materia che sono passati dai 40 miliardi di tonnellate del 1980 ai 53 miliardi di tonnellate del 2003 (con previsioni di 80 miliardi per il 2020)».

A questi flussi contribuiscono la produzione industriale, data oggi tra l’altro in forte ripresa (in Italia ha toccato i massimi dal 1995); l’aumento della spesa sempre più low price; gli incentivi statali per l’acquisto di frigoriferi meno energivori o auto meno inquinanti.

Per ridurre questi flussi di materia – materia che poi diventerà rifiuto – e contribuire così in modo significativo alla sostenibilità ambientale serve, come più volte abbiamo sottolineato, non scambiare le buone e importanti azioni come anche questa che vuole un’informatica più ecosostenibile ma solo dal punto di vista dell’efficienza energetica, con il fiume in piena della crescita mondiale che pretenderebbe livelli di governo almeno pari a quelli in cui si determina il suo orientamento.

Scelte di politica economica. Essendo questo il quadro complessivo reale e non un altro virtuale, appare evidente quanto per esempio non sia sufficiente ridurre gli imballaggi o potenziare il porta a porta in una logica di riduzione dei rifiuti. E come per rendere lo sviluppo su questo pianeta più sostenibile non ci si riesca senza metter mano contemporaneamente ai flussi di energia e a quelli di materia.

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