[15/10/2007] Energia

L’energia atomica si incontra a Shanghai, tra speranze e contraddizioni

LIVORNO. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) fino al 18 ottobre tiene a Shanghai, in Cina, il secondo International Symposium on Nuclear Power Plant Life Management al quale partecipano 300 esperti internazionali per confrontare e studiare le esperienze dei vari Paesi nella gestione degli impianti di energia nucleare. L’incontro è sostenuto anche dal governo cinese, uno dei più interessati allo sviluppo di centrali atomiche e l’Aiea lo ha voluto anche per sfruttare il rinnovato interesse che si riscontra per l’uso dell’energia nucleare per produrre elettricità.

Certo, al summit di Shanghai dei rappresentanti di 35 Paesi e 5 organizzazioni internazionali, non si potranno non affrontare i temi caldi dell’Iran e della Corea del Nord, ai quali però per motivi di “inaffidabilità” politica si vorrebbe precludere lo sviluppo dell’energia nucleare, ma il dibattito sarà incentrato soprattutto sui temi che rendono il nucleare inviso a gran parte dell’opinione pubblica mondiale: il funzionamento ed i componenti dei sistemi di energia per stabilire in quale maniera si può garantire il funzionamento degli impianti nucleari per lungo tempo e in condizioni di sicurezza.
Yuri Sokolov, direttore generale aggiunto dell’Aiea, ha ricordato che «attualmente esistono 439 impianti di energia nucleare nel mondo e che la gran parte di queste installazioni è operativa da più di 20 anni» ed ha aggiunto che «sebbene i progetti degli impianti calcolino da 30 a 40 anni di operatività, con una buona gestione si può prolungare il loro tempo di vita». Quindi, anche davanti ai costi esorbitanti di nuove centrali ed in attesa che si sviluppino nuove tecnologie nucleari di ultima generazione e “sicure”, si punta a tenere in vita centrali di vecchio tipo, anche quelle di epoca sovietica (e quelle coetanee sparse in giro per il mondo) che finora non sono certo state un modello di modernità e sicurezza.

“Atom for peace, the first half century”, dice lo slogan dell’Aiea per festeggiare il cinquantenario della sua fondazione, e probabilmente il summit di Shanghai vuole dare una spinta in questa direzione, ma come non vedere che sempre più regimi dittatoriali o autoritari (come quello che ospita il convegno Aiea) rimpinguano la loro potenza nucleare o cercano di ottenerla, e come non cogliere la contraddizione tra la proposizione di un modello di un’energia nucleare “pacifica” e pacificante per il pianeta e poi la negazione dell’uso di quell’energia ad alcuni Paesi perché ne possono fare un uso pericoloso e poco controllabile, sia dal punto militare che civile (scorie e sicurezza degli impianti), tanto da spingere la stessa Aiea a richiedere continue ispezioni o Israele a bombardare un’area della Siria che, a quanto pare, voleva realizzare proprio lì, e con tecnologia nordcoreana, un reattore atomico?

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