[11/10/2007] Aria

Mobilità (in)sostenibile: dal particolare al globale

LIVORNO. Nei primi nove mesi del 2007 le immatricolazioni di auto a metano sono state 39mila, con una crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso del 135,4%. I dati sono stati diffusi ieri da Federmetano, che ha anche annunciato un sorpasso storico a livello complessivo delle auto a metano circolanti in Italia rispetto a quelle a Gpl. In crescita anche la rete distributiva, che al 31 dicembre di quest’anno potrà contare su 704 stazioni di rifornimento, e che rappresenta comunque il vero vulnus di questo combustibile (basta pensare che invece sono 23mila le stazioni dove si può fare benzina….). Il metano per autotrazione oggi viene indicato come quello che attualmente ha il minore impatto ambientale (anche se in termini di emissioni di Co2 i diesel più recenti hanno raggiunto risultati simili, i valori relativi alle altre sostanze inquinanti pendono a favore del metano).

Se quindi la buona notizia riguarda l’Italia, dove grazie anche agli ecoincentivi le macchine a metano cominciano a costituire una validissima alternativa (ecologica ma soprattutto economica) a benzina diesel e gpl, anche a livello europeo si segnalano importanti novità: l’esecutivo dell’Ue ha stanziato 470 milioni di euro (ai quali se ne aggiungeranno altrettanti privati) per finanziare la ricerca e lo sviluppo tecnologico di celle combustibili e motori a idrogeno da immettere sul mercato tra il 2010 e il 2010 (che è l’analogo scenario previsto dal governo della California). Nello stesso tempo l’Ue si è detta intenzionata a omologare i veicoli sperimentali a idrogeno che già vengono prodotti nel vecchio continente.

Questo accade nei Paesi sviluppati, e tutte le buone speranze sembrano saltare quando ci si scontra con la crescita nei Paesi in via di sviluppo come la Cina o l’India, dove crescere significa effettivamente migliorare le condizioni di vita dei cittadini, ma allo stesso tempo consumare sempre di più le risorse di questo pianeta. La prima notizia arriva dalla Cina, dove ogni accadimento moltiplicato per la sua vastità diventa quasi sempre un’emergenza: così come gli italiani e gli europei in questi anni hanno scoperto che con la bicicletta elettrica si dura meno fatica, si va più veloci e non si inquina (in realtà l’inquinamento è solo delocalizzato, visto che da qualche parte l’energia elettrica per farle andare viene prodotta), la stessa scoperta l’hanno fatta i cinesi. Nel 2006 quindi le industrie del gigante asiatico hanno sfornato 19 milioni di bici elettriche per i loro concittadini, ma ognuna di queste bici è dotata di una batteria che contiene circa 10 chili di metalli vari, tra cui il piombo. Lasciando da parte il fatto che queste batterie hanno una vita media di circa 1 anno e poi vengono buttate via (e smaltite non si sa come non si sa dove!), il risultato finale è che: di piombo ce n’è sempre meno, ne viene richiesto sempre di più, e solo negli ultimi dodici mesi il suo costo è aumentato da 2250 a 4000 dollari a tonnellata.

Infine l’India: «Sono molto orgoglioso di essere indiano e mi preoccupo di migliorare la qualità della vita dei miei connazionali. Qui è facile vedere 4 o 5 persone su un motociclo in equilibrio precario anche quando è brutto tempo. Vorrei portarli tutti a non rischiare più la vita così tanti». Il benefattore degli indiani è Ratan Tata, che ha annunciato per il prossimo agosto il lancio sul mercato delle sue vetture low cost (sotto i 3mila dollari).

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